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Ingiuria depenalizzata e autonomia del giudice civile

La Corte di Cassazione chiarisce che un’assoluzione in sede penale per ingiuria depenalizzata non vincola il giudice civile. Quest’ultimo ha il potere e il dovere di condurre un accertamento autonomo dei fatti per decidere sulla richiesta di risarcimento danni. Nel caso specifico, un ex calciatore aveva citato per danni il presidente di una società sportiva a seguito di un alterco televisivo. Nonostante una condanna in primo grado, la Corte d’Appello aveva rigettato la richiesta, valutazione ora confermata dalla Cassazione, che ha ribadito la piena autonomia del giudizio civile rispetto a quello penale quando l’assoluzione deriva dalla depenalizzazione del reato.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ingiuria Depenalizzata: la Sentenza Penale non Vincola il Giudice Civile

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame affronta un tema cruciale: gli effetti di una sentenza penale di assoluzione per ingiuria depenalizzata sul successivo giudizio civile di risarcimento danni. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: il giudice civile non è vincolato dalla decisione penale e deve procedere a un accertamento autonomo dei fatti per determinare l’eventuale responsabilità civile. Questa pronuncia offre importanti spunti di riflessione sull’interazione tra l’ordinamento penale e quello civile.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un acceso dibattito televisivo tra un noto ex calciatore e il presidente di una società sportiva. L’ex calciatore aveva mosso critiche alla gestione finanziaria del club, provocando una reazione veemente del presidente, il quale utilizzava espressioni ritenute offensive dal suo interlocutore.

L’ex calciatore sporgeva querela e il procedimento penale si concludeva con una sentenza della Corte d’Appello che, pur qualificando il fatto come reato di ingiuria, assolveva l’imputato. La motivazione dell’assoluzione non era l’insussistenza del fatto, ma l’intervenuta depenalizzazione del reato di ingiuria ad opera del D.Lgs. n. 7 del 2016.

Successivamente, veniva intrapresa un’azione civile. Il Tribunale di primo grado condannava il presidente al risarcimento di trentamila euro, ritenendo che l’accertamento del fatto-ingiuria, contenuto nella sentenza penale, fosse definitivo. La Corte d’Appello civile, tuttavia, ribaltava la decisione, sostenendo che l’assoluzione per depenalizzazione non creasse alcun vincolo e, dopo aver riesaminato autonomamente la vicenda, escludeva la natura offensiva delle frasi pronunciate.

L’autonomia del giudizio civile nel caso di ingiuria depenalizzata

Il ricorso in Cassazione si fondava su un unico motivo: la violazione del principio del giudicato (art. 2909 c.c.). Secondo il ricorrente, la sentenza penale aveva accertato in modo definitivo l’esistenza del fatto storico dell’ingiuria, e tale accertamento avrebbe dovuto vincolare il giudice civile, al quale sarebbe spettato solo il compito di quantificare il danno.

La questione centrale, quindi, era stabilire se una sentenza di assoluzione ‘perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato’ potesse impedire al giudice civile di riesaminare la stessa condotta per valutarne la rilevanza ai fini del risarcimento del danno.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il motivo infondato, rigettando il ricorso. I giudici hanno ribadito un principio di diritto ormai consolidato, citando anche un precedente specifico (Cass. 34621/2023): l’assoluzione pronunciata a seguito dell’abrogazione della norma incriminatrice non elimina l’illiceità del fatto in sé, ma solo la sua rilevanza penale.

Di conseguenza, il giudice civile ha il potere e il dovere di valutare autonomamente quella stessa condotta per stabilire se essa configuri un illecito civile ai sensi dell’art. 2043 c.c. o di altre norme. Non vi è alcuna violazione del giudicato penale, poiché l’oggetto del giudizio civile (la responsabilità per danni) è distinto da quello del giudizio penale (l’accertamento di un reato).

La Corte ha specificato che il giudice civile, pur non essendo vincolato, deve comunque tenere in considerazione le acquisizioni fattuali e probatorie del processo penale, al fine di evitare un’inutile dispersione di attività processuale. Tuttavia, la valutazione finale sulla natura offensiva delle espressioni e sulla sussistenza di un danno risarcibile resta una sua prerogativa esclusiva. Nel caso di specie, la Corte d’Appello civile aveva correttamente esercitato questo potere, giungendo a una conclusione diversa da quella del giudice penale senza violare alcuna norma.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione conferma un importante principio di autonomia tra i due rami della giurisdizione. Essere assolti in sede penale perché un’azione è stata depenalizzata non offre alcuna garanzia di immunità in sede civile. La vittima di una condotta come l’ingiuria può sempre agire per ottenere il risarcimento del danno, e il giudice civile valuterà i fatti con piena cognizione, senza essere legato all’esito del precedente processo penale. Questa pronuncia serve da monito: la fine della rilevanza penale di un comportamento non ne cancella la potenziale illiceità civile e le conseguenti responsabilità patrimoniali.

Se vengo assolto in sede penale per ingiuria perché il reato è stato depenalizzato, posso comunque essere citato in giudizio per il risarcimento del danno?
Sì. L’assoluzione penale motivata dalla depenalizzazione del reato non impedisce l’avvio di una causa civile per il risarcimento del danno derivante dalla stessa condotta.

La sentenza penale di assoluzione per depenalizzazione vincola la decisione del giudice civile?
No. Secondo la Corte di Cassazione, tale sentenza non ha efficacia di giudicato nel processo civile. Il giudice civile deve compiere una valutazione autonoma e distinta dei fatti per determinare se sussiste un illecito civile.

Cosa significa che il giudice civile deve compiere un ‘accertamento autonomo dei fatti’?
Significa che il giudice civile ha il potere di riesaminare completamente la vicenda, valutare le prove e decidere in modo indipendente se la condotta in questione, pur non essendo più un reato, costituisce un illecito civile che obbliga al risarcimento del danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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