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Inerzia PA: risarcimento danni al giudice ordinario

Una società ha citato in giudizio il Ministero dell’Interno e un Comune per ottenere il risarcimento dei danni derivanti dalla loro prolungata inerzia nel procedere allo sgombero di un proprio complesso immobiliare occupato abusivamente. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito che la giurisdizione su tale controversia spetta al giudice ordinario. La decisione si fonda sul principio che, quando la Pubblica Amministrazione omette di compiere un’attività vincolata per legge, come la tutela dell’ordine pubblico e della proprietà privata, il cittadino fa valere un diritto soggettivo e non un interesse legittimo. L’inerzia della PA in questo contesto configura un illecito civile e la relativa richiesta di risarcimento rientra nella competenza del tribunale ordinario.

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Inerzia PA: la Cassazione conferma il risarcimento davanti al Giudice Ordinario

L’inerzia della PA di fronte a un’occupazione abusiva di un immobile privato genera un diritto al risarcimento che va fatto valere davanti al giudice ordinario. Questo è il principio fondamentale ribadito dalla Corte di Cassazione, Terza Sezione Civile, con l’ordinanza n. 23767 del 4 settembre 2024. La decisione chiarisce un importante aspetto del riparto di giurisdizione, stabilendo che la richiesta di danni per la mancata azione di sgombero da parte delle autorità competenti lede un diritto soggettivo e, pertanto, non rientra nella sfera del giudice amministrativo.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla domanda di risarcimento danni presentata da una società proprietaria di un vasto complesso immobiliare. Tale complesso era stato oggetto di occupazione abusiva da parte di terzi. La società aveva richiesto l’intervento del Ministero dell’Interno e dell’amministrazione comunale per ottenere lo sgombero dei locali, ma le autorità erano rimaste inerti.

Di fronte a questa prolungata omissione, la società si era rivolta al tribunale ordinario per veder condannate le amministrazioni al risarcimento di tutti i danni subiti. In secondo grado, tuttavia, la Corte d’Appello aveva dichiarato il difetto di giurisdizione del giudice ordinario, ritenendo che la controversia dovesse essere decisa dal giudice amministrativo. Secondo la corte territoriale, la pretesa della società si configurava come una contestazione delle modalità di esercizio del potere amministrativo, rientrando così nell’alveo dell’interesse legittimo. La società ha quindi proposto ricorso per cassazione avverso tale decisione.

La Questione di Giurisdizione e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione è stata chiamata a decidere a quale giudice spetti la competenza in caso di inerzia della PA nel contrastare un’occupazione immobiliare illegale. La questione centrale è la distinzione tra diritto soggettivo e interesse legittimo.

Interesse Legittimo: Si configura quando un cittadino contesta il ‘cattivo esercizio’ di un potere discrezionale da parte della PA. La sua tutela è affidata al giudice amministrativo.
Diritto Soggettivo: Si ha quando la PA lede una posizione giuridica protetta in modo pieno, come il diritto di proprietà, o quando omette di compiere un’attività che per legge è obbligatoria e non discrezionale (attività vincolata). La sua tutela spetta al giudice ordinario.

La Suprema Corte, accogliendo il ricorso della società, ha cassato la sentenza d’appello e ha affermato con forza la giurisdizione del giudice ordinario. La decisione si allinea a un consolidato orientamento delle Sezioni Unite (in particolare, Ordinanza n. 7737/2023), che ha già tracciato una linea netta su questo tema.

Inerzia PA e Attività Vincolata: Le Motivazioni della Corte

Il cuore della motivazione risiede nell’analisi del petitum sostanziale, ovvero della reale natura della pretesa avanzata dalla società. La Cassazione ha chiarito che la domanda non era volta a sindacare le scelte discrezionali dell’amministrazione, ma a denunciare la sua totale e prolungata inerzia di fronte a una situazione di palese illegalità.

Le attività finalizzate a tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica, e a porre fine a una condizione illecita come l’occupazione abusiva, non sono frutto di una scelta discrezionale della PA, ma costituiscono un’attività vincolata, un dovere imposto dalla legge. L’omissione di tali attività non lede un mero interesse legittimo al corretto esercizio del potere, bensì il diritto soggettivo fondamentale del proprietario, ovvero il diritto di proprietà.

Questa omissione si traduce in un comportamento illecito ai sensi dell’art. 2043 del codice civile, che obbliga chiunque cagioni un danno ingiusto a risarcirlo. La controversia, quindi, non riguarda l’esercizio di un potere pubblico, ma la violazione del principio generale del neminem laedere (non danneggiare nessuno) da parte di soggetti pubblici che avevano il dovere di agire.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in commento consolida un principio di fondamentale importanza per la tutela dei diritti dei privati nei confronti della Pubblica Amministrazione. Stabilisce chiaramente che quando un proprietario subisce un danno a causa della mancata esecuzione di uno sgombero da parte delle autorità competenti, non sta contestando una scelta amministrativa, ma un’omissione illecita che lede il suo diritto di proprietà. Di conseguenza, la strada per ottenere il giusto risarcimento è quella del tribunale ordinario. Questa decisione rafforza la posizione dei cittadini e delle imprese, offrendo uno strumento concreto per reagire all’inerzia della PA e per veder tutelati i propri diritti fondamentali in sede civile.

A quale giudice deve rivolgersi un privato per chiedere il risarcimento dei danni se la Pubblica Amministrazione non sgombera un suo immobile occupato abusivamente?
Deve rivolgersi al giudice ordinario. La Corte di Cassazione ha stabilito che la domanda di risarcimento per i danni derivanti dall’inerzia della PA nello sgomberare un immobile occupato illegalmente riguarda la lesione di un diritto soggettivo (la proprietà) e non di un interesse legittimo, rientrando quindi nella giurisdizione civile.

Qual è la differenza tra diritto soggettivo e interesse legittimo in casi di inerzia della PA?
Si fa valere un diritto soggettivo quando la PA omette un’attività che per legge è obbligatoria e non discrezionale (vincolata), come la tutela dell’ordine pubblico e della proprietà. Si fa valere un interesse legittimo, invece, quando si contesta il modo in cui la PA ha esercitato un suo potere discrezionale. Nel primo caso la giurisdizione è del giudice ordinario, nel secondo è del giudice amministrativo.

Perché la Cassazione ha ritenuto che in questo caso l’attività della PA fosse ‘vincolata’ e non ‘discrezionale’?
La Cassazione ha ritenuto l’attività vincolata perché la predisposizione di misure per tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica e per porre fine a una condizione illecita (come un’occupazione abusiva) è un dovere imposto dalla legge agli organi statali e locali. Non si tratta di una scelta discrezionale, ma di un obbligo di agire a fronte di presupposti determinati dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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