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Indice vistato dal cancelliere: prova regina del deposito

Una società si è vista respingere una richiesta di risarcimento perché, secondo i giudici di merito, non aveva depositato il contratto. La Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che l’indice vistato dal cancelliere è la prova definitiva dell’avvenuto deposito. La Corte ha chiarito che tale attestazione prevale sull’esame fisico del fascicolo e può essere contestata solo con querela di falso, affermando un principio fondamentale a tutela della parte che ha correttamente depositato gli atti.

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Indice Vistato dal Cancelliere: La Prova Definitiva del Deposito Atti

Nel contesto di un processo civile, la corretta produzione dei documenti è un passaggio cruciale per far valere le proprie ragioni. Ma cosa succede se un documento, che si è certi di aver depositato, non si trova più nel fascicolo di causa? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sul valore probatorio dell’indice vistato dal cancelliere, stabilendo un principio fondamentale per la tutela delle parti processuali. L’ordinanza chiarisce che questo documento è la prova regina dell’avvenuto deposito, prevalendo su qualsiasi ispezione fisica del fascicolo.

I Fatti di Causa: Un Contratto Conteso e un Documento “Smarrito”

Una società fornitrice di servizi di lavanderia conveniva in giudizio un ente ospedaliero per ottenere il pagamento di maggiori compensi relativi a un appalto. La società sosteneva che l’ente non avesse comunicato correttamente il numero di posti letto, parametro su cui si basava il calcolo del corrispettivo.
Il Tribunale, in primo grado, respingeva la domanda. La motivazione? La società non aveva depositato né la delibera di aggiudicazione dell’appalto né il contratto, documenti essenziali per provare l’esistenza e il contenuto del rapporto.
La società proponeva appello, sostenendo di aver ritualmente depositato la delibera di aggiudicazione, come risultava dall’indice degli atti vistato e firmato dal cancelliere. Chiedeva quindi di essere autorizzata a depositare nuovamente il documento, da considerarsi smarrito.

La Decisione della Corte d’Appello: L’Esame della “Carta Gommata”

La Corte d’Appello confermava la decisione di primo grado, respingendo l’impugnazione. I giudici d’appello si basavano su una minuziosa descrizione fisica del fascicolo di parte fatta dal primo giudice, il quale aveva osservato che la rilegatura del fascicolo era “accurata e solida” e non presentava segni di manomissione. Da ciò, la Corte deduceva che il documento non fosse mai stato inserito nel fascicolo, e che quello indicato nell’indice fosse in realtà una semplice nota di trasmissione. Di conseguenza, la richiesta di ridepositare l’atto in appello veniva respinta, in quanto considerata produzione di un documento nuovo, inammissibile in quella fase.

Le Motivazioni della Cassazione: Il Valore Legale dell’Indice Vistato dal Cancelliere

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza d’appello e delineando un principio di diritto di fondamentale importanza. Secondo i giudici supremi, i giudici di merito hanno commesso un grave errore nel valutare la prova del deposito.
Il modo corretto per stabilire il contenuto originario di un fascicolo di parte non è esaminare “l’integrità della carta gommata”, bensì fare affidamento esclusivo sull’indice vistato dal cancelliere. Ai sensi dell’art. 74 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile (nel testo applicabile all’epoca), la sottoscrizione dell’indice da parte del cancelliere ha valore di certificazione. Essa attesta ufficialmente la presenza nel fascicolo dei documenti elencati.
Questa certificazione ha la natura di un atto pubblico e, come tale, può essere contestata solo attraverso il procedimento speciale della querela di falso. Non è sufficiente una semplice ispezione materiale del fascicolo per superarne il valore probatorio.
Se l’indice attesta il deposito di un documento e questo non viene poi ritrovato, l’unica deduzione logica è che il documento sia stato smarrito, non che non sia mai stato depositato. Di conseguenza, la Corte d’Appello ha errato nel ritenere “ragionevole” che il documento non fosse mai stato depositato e, soprattutto, ha sbagliato a non consentire il nuovo deposito in secondo grado.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Avvocati e Parti in Causa

La decisione della Cassazione riafferma la centralità e l’affidabilità degli atti formali compiuti dalle cancellerie giudiziarie. Per chi opera nel mondo del diritto, questa ordinanza offre una garanzia fondamentale: la diligenza nel predisporre e depositare un fascicolo completo, attestata dalla firma del cancelliere, non può essere vanificata da eventi successivi come lo smarrimento di un atto. L’indice vistato dal cancelliere costituisce una fortezza probatoria a tutela della parte, assicurando che il diritto di difesa possa essere esercitato pienamente sulla base degli atti ritualmente e tempestivamente introdotti nel processo.

Come si prova di aver depositato un documento in un fascicolo processuale cartaceo?
La prova definitiva dell’avvenuto deposito è fornita dall’indice degli atti e dei documenti, firmato e timbrato dal cancelliere. La sua sottoscrizione certifica ufficialmente la presenza dei documenti elencati.

L’esame fisico dello stato del fascicolo può smentire quanto attestato nell’indice del cancelliere?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la certificazione del cancelliere sull’indice ha un valore probatorio superiore rispetto a una valutazione basata sull’integrità fisica del fascicolo (es. la rilegatura). L’attestazione del cancelliere può essere contestata solo con lo strumento specifico della querela di falso.

Cosa accade se un documento, che risulta depositato dall’indice, non si trova più nel fascicolo?
In tal caso, il documento deve essere considerato smarrito, non come mai depositato. Di conseguenza, la parte deve avere la possibilità di produrlo nuovamente, anche in appello, per sopperire allo smarrimento non imputabile alla sua volontà.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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