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Indennità di occupazione fallimento: la Cassazione decide

Una società, dopo aver risolto un contratto di affitto d’azienda per inadempimento, si è vista negare gran parte del credito per la successiva occupazione dei locali da parte della curatela fallimentare della ex affittuaria. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 8926/2025, ha ribaltato la decisione. Ha stabilito che l’indennità di occupazione fallimento è sempre dovuta per tutto il periodo di detenzione senza titolo del bene da parte della curatela, configurandosi come responsabilità extracontrattuale. Tale credito, inoltre, va ammesso in prededuzione, a prescindere da una colpa del curatore.

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Indennità di Occupazione nel Fallimento: Quando è Dovuta Anche Senza Colpa

L’indennità di occupazione fallimento rappresenta un tema cruciale per chi concede in affitto un’azienda o un immobile. Cosa succede se l’affittuario fallisce e la curatela continua a occupare il bene anche dopo la risoluzione del contratto? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8926/2025, fornisce un chiarimento fondamentale: l’indennità è dovuta a prescindere dalla colpa del curatore e il relativo credito gode di una posizione privilegiata. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società, proprietaria di un’azienda, la concedeva in affitto a un’altra impresa. A seguito dell’inadempimento di quest’ultima, la concedente si avvaleva di una clausola risolutiva espressa, ponendo fine al contratto. Successivamente, la società affittuaria veniva dichiarata fallita. Nonostante la fine del rapporto contrattuale, la curatela fallimentare manteneva la disponibilità dell’azienda per diversi mesi, senza restituirla.

La società proprietaria chiedeva quindi di essere ammessa al passivo del fallimento in prededuzione per un credito di circa 29.000 euro, a titolo di indennità per l’occupazione senza titolo. Il Tribunale, tuttavia, riconosceva solo una minima parte della somma (circa 4.000 euro), escludendo il resto. La motivazione del Tribunale si basava sull’idea che il ritardo nella riconsegna non fosse imputabile esclusivamente alla curatela, ma a una concorrenza di circostanze e a una presunta mancanza di ‘cooperazione’ da parte della creditrice.

La Questione Giuridica: Responsabilità Contrattuale o Extracontrattuale?

Il cuore della controversia risiedeva nella natura della responsabilità della curatela. Il contratto di affitto era già stato risolto prima della dichiarazione di fallimento. Pertanto, l’occupazione successiva da parte della curatela non poteva più essere regolata dalle norme contrattuali.

La società ricorrente sosteneva che, venuto meno il titolo contrattuale, la protratta detenzione del bene da parte della curatela configurasse un illecito civile (responsabilità extracontrattuale o aquiliana), fonte di un’obbligazione risarcitoria, a prescindere da un comportamento doloso o colposo del curatore.

Le Motivazioni della Cassazione sull’indennità di occupazione fallimento

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi della società proprietaria, cassando la decisione del Tribunale. I giudici supremi hanno ribadito un principio consolidato, estendendolo esplicitamente dall’ambito della locazione immobiliare a quello dell’affitto d’azienda.

Il principio chiave è il seguente: quando il contratto cessa prima dell’apertura della procedura concorsuale, la successiva detenzione del bene da parte della curatela è priva di titolo giuridico. Questa situazione, di per sé, genera un’obbligazione risarcitoria a carico della massa dei creditori. Tale obbligazione ha natura integralmente riparatoria e non meramente indennitaria.

È irrilevante che la protrazione dell’occupazione sia dovuta a ‘necessità contingenti o a prevalenti interessi della massa’. La responsabilità non deriva da un comportamento colpevole del curatore, ma dal fatto oggettivo dell’occupazione ‘sine titulo’, che impedisce al proprietario di disporre del proprio bene. Il danno subito dal proprietario, che non può essere provato nel suo preciso ammontare, viene liquidato dal giudice in via equitativa, utilizzando come parametro di riferimento il canone di locazione precedentemente pattuito.

Di conseguenza, il credito per l’indennità di occupazione fallimento deve essere ammesso al passivo in prededuzione, ai sensi dell’art. 111, comma 2, della legge fallimentare, in quanto sorto in funzione della procedura stessa.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza in modo significativo la tutela dei proprietari e dei concedenti di aziende nei confronti di affittuari falliti. Le conclusioni pratiche sono chiare:

1. Diritto al Risarcimento: Il proprietario ha diritto a un’indennità per l’intero periodo in cui la curatela occupa il bene dopo la cessazione del contratto.
2. Irrilevanza della Colpa: Non è necessario dimostrare il dolo o la colpa del curatore. La responsabilità è oggettiva e sorge dalla semplice occupazione senza titolo.
3. Credito Prededucibile: Il credito per l’indennità di occupazione gode del privilegio della prededuzione, venendo quindi pagato prima degli altri creditori chirografari.

La decisione riafferma che le esigenze della procedura fallimentare, pur importanti, non possono comprimere il diritto di proprietà fino al punto di negare al titolare il giusto ristoro per la mancata disponibilità del suo bene.

Quando è dovuta l’indennità di occupazione se il contratto è stato risolto prima del fallimento?
L’indennità è dovuta per l’intero periodo in cui la curatela fallimentare continua a detenere il bene senza un valido titolo giuridico, anche se la risoluzione del contratto è avvenuta prima della dichiarazione di fallimento.

La colpa del curatore fallimentare è necessaria per ottenere il risarcimento?
No. La responsabilità della curatela è di natura extracontrattuale (o aquiliana) e sorge indipendentemente dal dolo o dalla colpa del curatore. Deriva dal fatto oggettivo dell’occupazione senza titolo, anche se questa è determinata da necessità contingenti o da prevalenti interessi della massa dei creditori.

Che posizione assume il credito per l’indennità di occupazione all’interno del fallimento?
Il credito ha natura risarcitoria e va ammesso al passivo del fallimento in prededuzione, ai sensi dell’art. 111, comma 2, della legge fallimentare. Questo significa che deve essere pagato con priorità rispetto alla maggior parte degli altri crediti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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