LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Indennità aggiuntiva: servizio valido senza trasferimento

La Corte di Cassazione ha stabilito che un ex dipendente dell’amministrazione pubblica ha diritto al calcolo dell’indennità aggiuntiva anche per il periodo di servizio svolto presso un altro ente, a condizione che non vi sia stato un trasferimento definitivo. La Corte ha chiarito che la semplice assegnazione temporanea non interrompe il rapporto con l’amministrazione di appartenenza, che rimane responsabile per le conseguenze economiche, inclusa l’indennità di fine servizio. La decisione si fonda sulla distinzione cruciale tra assegnazione provvisoria e trasferimento definitivo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità Aggiuntiva: Quando il Servizio presso un Altro Ente è Riconosciuto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14311/2024, ha affrontato un’importante questione relativa al diritto all’indennità aggiuntiva per i dipendenti pubblici. Il caso riguarda un ex dipendente dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS) che aveva prestato servizio per un periodo presso l’Ente Tabacchi Italiani (ETI). La Corte ha stabilito un principio fondamentale: il servizio svolto presso un altro ente è valido ai fini del calcolo dell’indennità, a patto che il lavoratore sia stato solo temporaneamente assegnato e non definitivamente trasferito. Questa decisione chiarisce i diritti dei lavoratori in situazioni di mobilità tra diverse amministrazioni.

I Fatti di Causa

La controversia nasce dal ricorso di un Fondo di Previdenza contro la decisione della Corte d’Appello di Bari. Quest’ultima aveva riconosciuto il diritto di un ex dipendente AAMS a ricevere un’indennità aggiuntiva di fine servizio, includendo nel calcolo anche gli anni trascorsi presso l’ETI. Il Fondo sosteneva che tale periodo non dovesse essere considerato, in quanto il lavoratore, a suo dire, era stato trasferito e non semplicemente ‘distaccato’. Secondo il Fondo, solo il servizio prestato continuativamente nei ruoli del Ministero dell’Economia e delle Finanze poteva essere computato. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione per la decisione finale.

La Questione Giuridica: Distacco vs. Trasferimento e l’Indennità Aggiuntiva

Il nodo centrale della controversia risiede nella distinzione giuridica tra due situazioni:

1. Trasferimento definitivo: comporta la cessazione del rapporto di lavoro con l’amministrazione di origine e la costituzione di un nuovo rapporto con l’ente di destinazione.
2. Assegnazione temporanea (o distacco): il dipendente svolge la sua attività presso un altro ente, ma il suo rapporto di lavoro originario con l’amministrazione di appartenenza rimane giuridicamente attivo.

La normativa che disciplina il Fondo di Previdenza (d.P.R. n. 1034 del 1984) lega il diritto all’indennità all’appartenenza ai ruoli del personale del Ministero. Il ricorso del Fondo si basava sull’idea che il periodo presso l’ETI avesse interrotto tale appartenenza. La Corte di Cassazione è stata chiamata a verificare se, nel caso specifico, si fosse trattato di un trasferimento o di una mera assegnazione provvisoria e quali conseguenze ne derivassero per il calcolo dell’indennità aggiuntiva.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Fondo, confermando la decisione della Corte d’Appello. Le motivazioni si basano su un’attenta analisi della posizione giuridica dei dipendenti ex AAMS.

La Corte ha evidenziato che la legge (d.lgs. n. 283 del 1998) aveva creato un ‘ruolo provvisorio ad esaurimento’ presso il Ministero delle Finanze per questi dipendenti, destinati a essere temporaneamente utilizzati dall’ETI. Tuttavia, la Corte territoriale aveva accertato in fatto – valutazione non più sindacabile in sede di legittimità – che il lavoratore in questione non era mai stato trasferito in via definitiva all’ETI. Anzi, era stato cancellato dal ruolo provvisorio del MEF solo dopo essere stato inquadrato in un’altra amministrazione (il Ministero dell’Istruzione).

Di conseguenza, il suo rapporto di lavoro con l’amministrazione originaria (e quindi l’iscrizione al relativo Fondo di Previdenza) non era mai cessato durante il periodo di servizio presso l’ETI. La Corte ha inoltre valorizzato l’art. 70, comma 12, del d.lgs. n. 165 del 2001, il quale stabilisce che gli oneri economici per il personale utilizzato da altre amministrazioni rimangono a carico dell’amministrazione di appartenenza. Questo conferma che il legame giuridico ed economico con l’ente originario non si era mai spezzato.

La Corte ha quindi tracciato una netta linea di demarcazione:
* I dipendenti ex AAMS trasferiti definitivamente all’ETI hanno perso il diritto all’indennità per quel periodo, poiché il loro rapporto di impiego è proseguito esclusivamente con il nuovo ente.
* I dipendenti ex AAMS, come il controricorrente, che sono stati solo temporaneamente assegnati senza mai transitare nei ruoli dell’ETI, hanno conservato il diritto, poiché il loro rapporto con l’amministrazione di appartenenza (e con il Fondo) è rimasto ininterrotto.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso e ha enunciato due importanti principi di diritto:

1. Il dipendente ex AAMS, inserito nel ruolo provvisorio del MEF e temporaneamente assegnato presso l’ETI senza mai essere trasferito in via definitiva, ha diritto a percepire l’indennità aggiuntiva anche per il periodo di servizio prestato presso tale ente.
2. Al contrario, i dipendenti ex AAMS transitati in via definitiva all’ETI non hanno diritto a percepire la stessa indennità per il periodo lavorato presso quest’ultimo, in quanto il loro rapporto di impiego con l’amministrazione di origine si è interrotto con il trasferimento.

Questa ordinanza fornisce un chiarimento cruciale per tutti i dipendenti pubblici che si trovano in situazioni di mobilità, ribadendo che i diritti previdenziali e le indennità di fine servizio sono strettamente legati alla continuità giuridica del rapporto di lavoro originario, che non viene meno in caso di semplice assegnazione temporanea ad altro ente.

Un dipendente pubblico temporaneamente assegnato a un altro ente ha diritto all’indennità aggiuntiva per quel periodo?
Sì, secondo la Corte, se il dipendente non è stato trasferito in via definitiva ma solo temporaneamente assegnato, il suo rapporto con l’amministrazione di appartenenza continua e ha quindi diritto a percepire l’indennità aggiuntiva anche per il periodo di servizio prestato presso l’altro ente.

Cosa succede al diritto all’indennità aggiuntiva se un dipendente pubblico viene trasferito in via definitiva a un altro ente?
In caso di trasferimento definitivo, il rapporto di lavoro con l’amministrazione di origine cessa. Di conseguenza, il dipendente non ha diritto a percepire l’indennità aggiuntiva prevista dal fondo di previdenza originario per il periodo di lavoro svolto presso il nuovo ente dopo il trasferimento.

Perché il servizio prestato presso l’ente esterno è stato considerato valido in questo caso?
Perché la Corte ha accertato che il lavoratore non era mai stato trasferito definitivamente all’ente esterno (ETI). Era rimasto in un ruolo provvisorio dell’amministrazione di origine (MEF), e il suo rapporto giuridico ed economico con essa non si era mai interrotto. Pertanto, il servizio prestato altrove è stato considerato come una continuazione del rapporto originario ai fini del calcolo dell’indennità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati