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Indennità aggiuntiva: quando va chiesta? La Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25972/2024, ha stabilito che l’indennità aggiuntiva spettante al proprietario coltivatore diretto in caso di esproprio non è un credito autonomo. Deve essere richiesta congiuntamente all’indennità di espropriazione principale, in un unico giudizio, per evitare l’abuso del diritto e la frammentazione della domanda.

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Indennità aggiuntiva: quando va chiesta? La Cassazione

In caso di esproprio, il proprietario di un terreno che è anche coltivatore diretto ha diritto a un ristoro economico che non si limita al solo valore del bene. Esiste infatti una indennità aggiuntiva pensata per compensare la perdita dell’attività lavorativa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 25972/2024) ha fatto chiarezza su un punto procedurale cruciale: questa indennità può essere richiesta separatamente da quella principale? La risposta, come vedremo, è negativa e ha importanti implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: La Richiesta Separata

Un proprietario terriero, che coltivava direttamente i suoi fondi, si è visto espropriare la proprietà per la realizzazione di un parco eolico. Dopo aver contestato la stima dell’indennità di esproprio in un primo giudizio, ha successivamente avviato una causa separata per ottenere l’indennità aggiuntiva prevista dall’art. 40 del d.P.R. n. 327/2001 (Testo Unico Espropri).

La Corte d’Appello ha dichiarato la sua domanda inammissibile per due motivi: in primo luogo, perché esisteva già una causa pendente sullo stesso esproprio, e l’indennità aggiuntiva doveva essere considerata una semplice componente di quella principale; in secondo luogo, perché la richiesta era stata presentata tardivamente.
Il proprietario ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’indennità aggiuntiva

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito e consolidando un importante principio di diritto. I giudici hanno chiarito che la natura dell’indennità aggiuntiva cambia a seconda del soggetto che la richiede.

La Distinzione Chiave: Proprietario Coltivatore vs. Terzo Coltivatore

La sentenza traccia una netta linea di demarcazione:
1. Terzo Coltivatore (es. affittuario, mezzadro): Per chi coltiva un terreno non di sua proprietà, l’indennità aggiuntiva è un diritto autonomo e separato. Nasce per tutelare il suo lavoro e può essere richiesto in un giudizio distinto da quello del proprietario per la perdita del bene. La legge (art. 42 del d.P.R. 327/2001) tratta questa fattispecie in modo specifico e separato.
2. Proprietario Coltivatore Diretto: Quando il proprietario del fondo è anche colui che lo coltiva, la situazione cambia. In questo caso, l’indennità aggiuntiva non è un credito autonomo, ma una componente inscindibile dell’indennità di espropriazione totale. L’esproprio colpisce simultaneamente sia il diritto di proprietà sia l’attività lavorativa, che sono fusi nella stessa persona. Pertanto, la tutela deve essere unitaria.

Il Principio di Unicità della Domanda e l’indennità aggiuntiva

La Corte ha stabilito che richiedere le due indennità in momenti e giudizi diversi costituisce una “parcellizzazione del credito” e un “abuso degli strumenti processuali”. Questa pratica è contraria ai principi di correttezza, buona fede e giusto processo, poiché aggrava inutilmente la posizione della controparte (l’ente espropriante) e duplica l’attività giudiziaria.

le motivazioni
La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su un’interpretazione sistematica del Testo Unico Espropri (d.P.R. 327/2001). Ha evidenziato come l’art. 40, che disciplina l’indennità per le aree non edificabili, includa al suo interno (comma 4) anche la previsione dell’indennità aggiuntiva per il proprietario coltivatore. Al contrario, l’art. 42 è dedicato specificamente e in modo autonomo all’indennità per i coltivatori non proprietari. Questa collocazione topografica delle norme non è casuale, ma riflette la volontà del legislatore di trattare le due situazioni in modo diverso.
Per il proprietario coltivatore, il diritto al ristoro nasce da un unico fatto genetico – il provvedimento ablatorio – che genera un unico credito complessivo, composto da due voci: il valore del terreno e il valore dell’attività perduta. Chiedere queste due voci separatamente viola il principio secondo cui la domanda giudiziale deve essere formulata in modo completo fin dall’inizio. Il proprietario aveva quindi l’onere di attivarsi tempestivamente per richiedere entrambe le componenti dell’indennizzo nel primo giudizio di opposizione alla stima.

le conclusioni
La sentenza ha una chiara implicazione pratica: il proprietario di un terreno espropriato che sia anche coltivatore diretto o imprenditore agricolo a titolo principale deve presentare una domanda giudiziale unica e onnicomprensiva. Fin dal primo atto di opposizione alla stima, deve richiedere sia l’indennità per la perdita della proprietà sia l’indennità aggiuntiva per la perdita dell’attività agricola. La mancata richiesta congiunta preclude la possibilità di agire in un secondo momento per ottenere l’indennità aggiuntiva, con il rischio di perderla definitivamente. Questo principio mira a garantire l’efficienza processuale e a prevenire abusi del diritto, assicurando al contempo una tutela completa ma unitaria dei diritti lesi dall’esproprio.

L’indennità aggiuntiva per il proprietario che coltiva il suo terreno può essere richiesta in un giudizio separato da quello per l’indennità di esproprio?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’indennità aggiuntiva è una componente dell’indennità di espropriazione totale e deve essere richiesta unitariamente, nello stesso giudizio.

Perché non è possibile fare due richieste separate?
Perché costituisce una “parcellizzazione del credito” e un “abuso degli strumenti processuali”. Il diritto del proprietario coltivatore nasce da un unico fatto (l’esproprio) e va tutelato in un’unica sede per non aggravare la posizione della controparte e rispettare i principi di correttezza e giusto processo.

La regola è la stessa per un affittuario coltivatore diretto che non è proprietario del terreno?
No. Per i soggetti terzi non proprietari (come fittavoli, mezzadri), l’indennità aggiuntiva rappresenta un diritto autonomo e separato rispetto a quello del proprietario. In questo caso, la richiesta può essere avanzata in un giudizio distinto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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