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Incameramento rate in vendita fallimentare: la guida

Una società si aggiudica un bene in un’asta fallimentare, versa la prima rata ma non salda il prezzo. La Corte di Cassazione conferma la legittimità della decisione di trattenere non solo la cauzione ma anche la rata già pagata. L’ordinanza stabilisce che l’incameramento rate è previsto dall’art. 587 c.p.c., applicabile anche alle vendite fallimentari, e che il provvedimento del giudice che lo dispone può integrare una precedente decisione che aveva omesso di pronunciarsi sul punto.

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Incameramento Rate in Vendite Fallimentari: Guida alla Decisione della Cassazione

L’acquisto di beni immobili o aziende tramite aste fallimentari può rappresentare una grande opportunità, ma nasconde anche dei rischi significativi. Uno dei più temuti è la perdita delle somme già versate in caso di mancato saldo del prezzo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato proprio il tema dell’incameramento rate, chiarendo in modo definitivo quando l’aggiudicatario inadempiente perde non solo la cauzione, ma anche gli acconti già pagati. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del Caso: Un Acquisto Mancato

Una società si era aggiudicata in via provvisoria un ramo d’azienda, costituito da un complesso turistico-alberghiero, da un fallimento per un prezzo di oltre 8 milioni di euro. L’accordo prevedeva un pagamento rateale. La società acquirente versava regolarmente sia la cauzione (circa 377.000 euro) sia la cospicua prima rata (2.400.000 euro).

Tuttavia, non riusciva a saldare l’importo rimanente entro il termine stabilito. Di conseguenza, il Giudice Delegato dichiarava la società decaduta dall’aggiudicazione e disponeva l’incameramento della sola cauzione. In un secondo momento, con un ‘decreto integrativo’, il Giudice ordinava anche l’incameramento della prima rata versata. La società acquirente ha impugnato questa seconda decisione, ma il reclamo è stato respinto dal Tribunale. La questione è così giunta fino alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della società, confermando la piena legittimità dell’operato del Giudice Delegato e del Tribunale. La decisione si fonda su due pilastri giuridici fondamentali che meritano di essere approfonditi.

Le Motivazioni della Corte sull’Incameramento Rate

Le argomentazioni della Cassazione sono chiare e forniscono importanti indicazioni per chi opera nel settore delle vendite giudiziarie.

L’Integrabilità del Decreto del Giudice Delegato

Il primo motivo di ricorso si basava sull’idea che il Giudice, non avendo disposto subito l’incameramento rate nel primo provvedimento, avesse implicitamente rigettato tale richiesta. Secondo la ricorrente, il curatore fallimentare avrebbe dovuto impugnare quella prima decisione. La Corte ha respinto questa tesi, spiegando che i decreti del Giudice Delegato non sono sentenze e non passano in giudicato. Essi possono essere modificati e integrati dallo stesso giudice, anche d’ufficio, per correggere omissioni o per un ripensamento. L’omissione iniziale non equivaleva a un rigetto, ma a una semplice mancanza di pronuncia, che poteva essere legittimamente colmata con un atto successivo.

L’Applicabilità delle Norme del Codice di Procedura Civile

Il secondo e cruciale punto riguardava la normativa applicabile. La società sosteneva che il disciplinare di vendita prevedeva solo la perdita della cauzione e che, trattandosi di una vendita di natura privatistica, non si dovesse applicare l’art. 587 del codice di procedura civile, che invece prevede espressamente la perdita delle rate versate. La Corte ha smontato questa argomentazione, ricordando che la stessa legge fallimentare (art. 107) stabilisce che alle vendite competitive si applicano, in quanto compatibili, le norme del codice di procedura civile. Pertanto, la previsione dell’art. 587 c.p.c. sull’incameramento rate è direttamente applicabile anche alle vendite fallimentari, a prescindere da una specifica indicazione nell’ordinanza di vendita. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile il riferimento all’emergenza Covid-19 come causa dell’inadempimento, poiché tale questione non era stata sollevata nei precedenti gradi di giudizio.

Conclusioni: Cosa Imparare da Questa Ordinanza

Questa ordinanza della Cassazione ribadisce un principio fondamentale: chi partecipa a un’asta fallimentare deve essere consapevole che l’inadempimento nell’obbligo di versamento del saldo prezzo comporta conseguenze molto severe. La regola, derivata dall’art. 587 c.p.c., è che non solo la cauzione, ma anche tutte le rate già versate vengono incamerate dalla procedura a titolo di multa. Gli operatori del settore devono quindi valutare con estrema attenzione la propria capacità finanziaria prima di impegnarsi in un acquisto, poiché il margine di tolleranza per l’inadempimento è nullo e le perdite economiche possono essere ingenti.

Se non pago il saldo di un bene comprato a un’asta fallimentare, perdo solo la cauzione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, in caso di inadempimento dell’aggiudicatario, si applica l’art. 587 del codice di procedura civile, che prevede la perdita sia della cauzione sia delle rate sul prezzo già versate, le quali vengono trattenute a titolo di multa.

Le regole del codice di procedura civile si applicano sempre alle vendite nelle procedure fallimentari?
Sì, la legge fallimentare (in particolare l’art. 107) stabilisce che alle vendite competitive si applicano, per quanto compatibili, le norme del codice di procedura civile, incluso l’art. 587 che regola le conseguenze del mancato pagamento del prezzo.

Un giudice può integrare un suo precedente decreto che ha omesso di decidere su un punto?
Sì. A differenza delle sentenze che passano in giudicato, i decreti emessi dal giudice nel corso di una procedura (come quelli del Giudice Delegato nel fallimento) possono essere integrati o modificati dallo stesso giudice per correggere omissioni o per un ripensamento, senza che sia necessario un appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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