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Inammissibilità del ricorso: le rationes decidendi

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da un creditore. La decisione della Corte d’Appello si fondava su tre distinte e autonome motivazioni (rationes decidendi). Il ricorrente, tuttavia, ne ha contestata solo una, rendendo l’impugnazione inefficace, poiché le altre motivazioni, non contestate, erano sufficienti a sorreggere da sole la sentenza impugnata. Di conseguenza, la Corte ha confermato il principio per cui l’omessa impugnazione di una delle rationes decidendi comporta l’inammissibilità del ricorso.

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Inammissibilità del ricorso: una lezione dalla Cassazione

L’inammissibilità del ricorso per cassazione è un esito purtroppo comune quando non si presta la dovuta attenzione alla struttura della sentenza che si intende impugnare. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come l’omessa contestazione di tutte le ragioni fondanti la decisione del giudice di merito porti inevitabilmente a una pronuncia sfavorevole, senza nemmeno entrare nella discussione del caso. Analizziamo insieme questa vicenda processuale per comprendere un principio fondamentale del diritto processuale civile.

I Fatti di Causa

La controversia trae origine da una cessione di credito. Un soggetto, divenuto creditore di una società a responsabilità limitata, si trovava a fronteggiare una complessa situazione debitoria. La società debitrice, infatti, eccepiva l’inefficacia della cessione del credito e il presunto avvenuto pagamento. Il caso, dopo un primo grado di giudizio, approdava in Corte d’Appello, la quale respingeva le doglianze del creditore.
La particolarità della sentenza d’appello risiedeva nel fatto che la decisione si basava su tre distinte e autonome motivazioni (le cosiddette rationes decidendi).

La Decisione e l’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

Contro la decisione della Corte d’Appello, il creditore proponeva ricorso per cassazione. Tuttavia, i suoi motivi di ricorso si concentravano esclusivamente sulla terza ratio decidendi, quella relativa all’accoglimento dell’eccezione di pagamento basata sulle scritture contabili della società cedente. I motivi di ricorso non muovevano alcuna critica alle prime due rationes decidendi, che riguardavano gli effetti dell’azione revocatoria fallimentare promossa contro la società cedente.
La Corte di Cassazione, applicando un principio consolidato, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. La logica è stringente: se una sentenza si regge su più pilastri e l’appellante cerca di demolirne solo uno, gli altri rimangono in piedi e sono più che sufficienti a sorreggere l’intera struttura.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha spiegato che, in presenza di una sentenza fondata su più ragioni giuridiche, ciascuna di per sé sufficiente a giustificare la decisione, l’omessa impugnazione anche di una sola di esse rende irrilevante l’esame delle altre. Di conseguenza, il ricorso che non contesta tutte le rationes decidendi è inammissibile, perché un suo eventuale accoglimento non potrebbe comunque portare all’annullamento della sentenza, che rimarrebbe valida sulla base della motivazione non contestata.
Nel caso specifico, le prime due motivazioni della Corte d’Appello (relative alla presunzione che le azioni revocatorie avessero travolto anche la cessione di credito in questione e alla mancata contestazione di tale inefficacia da parte del creditore) non erano state oggetto di alcun motivo di ricorso. Pertanto, anche se i motivi relativi all’eccezione di pagamento fossero stati fondati, la sentenza d’appello sarebbe rimasta in piedi, rendendo l’esame di tali motivi del tutto superfluo.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un insegnamento cruciale per chiunque si appresti a impugnare un provvedimento giudiziario: è fondamentale analizzare con estrema attenzione la struttura motivazionale della sentenza. Se la decisione è sorretta da più argomentazioni autonome, è imperativo formulare specifici motivi di ricorso contro ciascuna di esse. Trascurarne anche solo una equivale a presentare un’impugnazione inefficace in partenza, destinata a essere dichiarata inammissibile. La palese inammissibilità ha inoltre comportato la condanna del ricorrente per lite temeraria ai sensi dell’art. 96 c.p.c., con un ulteriore aggravio di spese.

Cosa succede se un ricorso contesta solo una delle diverse ragioni autonome su cui si fonda una sentenza?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Se anche una sola delle ragioni non contestate è sufficiente a sorreggere la decisione, l’eventuale accoglimento dei motivi proposti non potrebbe comunque portare all’annullamento della sentenza, rendendo l’impugnazione priva di scopo.

Che cos’è una ‘ratio decidendi’?
È la ragione giuridica fondamentale che sta alla base della decisione del giudice. Una sentenza può avere più ‘rationes decidendi’ se il giudice basa la sua conclusione su diverse argomentazioni, ognuna delle quali sarebbe, da sola, sufficiente a giustificare il verdetto.

La parte che propone un ricorso palesemente inammissibile può essere sanzionata?
Sì. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto sussistenti i presupposti per la condanna del ricorrente per lite temeraria ai sensi dell’art. 96, terzo comma, del codice di procedura civile, condannandolo al pagamento di un’ulteriore somma in favore della controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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