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Inadempimento mandato: quando è infondato?

La sentenza analizza un caso di presunto inadempimento mandato per la vendita di un immobile. L’attore (mandante) ha citato in giudizio il convenuto (mandatario) chiedendo un risarcimento pari all’importo della plusvalenza fiscale scaturita dalla vendita. Il Tribunale ha rigettato la domanda, stabilendo che il mandatario non ha commesso alcun inadempimento, in quanto il mandante era pienamente a conoscenza delle operazioni e la plusvalenza fiscale costituisce un obbligo personale del venditore, non un danno risarcibile. Inoltre, il Tribunale ha condannato l’attore per lite temeraria, avendo agito in giudizio con mala fede.

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Inadempimento Mandato e Plusvalenza: Quando il Mandatario Non È Responsabile?

Un recente caso affrontato dal Tribunale di Brescia offre spunti cruciali sulla responsabilità del mandatario e sull’inadempimento mandato nella vendita di immobili. La sentenza chiarisce quando le pretese del mandante sono infondate, specialmente se riguardano oneri fiscali come la plusvalenza, e quali sono le conseguenze di un’azione legale pretestuosa.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un contratto di mandato conferito da un proprietario terriero (mandante) a un conoscente (mandatario) nel 2003, con l’incarico di vendere alcuni terreni agricoli. Anni dopo, nel 2012, il mandatario, agendo in nome e per conto del mandante, vende i terreni a propri familiari per un corrispettivo di 170.000,00 euro. L’attore ammette di aver ricevuto l’intera somma pattuita.

Il problema sorge nel 2017, quando l’Agenzia delle Entrate notifica al mandante un avviso di accertamento per una plusvalenza di oltre 60.000,00 euro, derivante dalla vendita. L’attore, ritenendo il mandatario responsabile di tale onere fiscale, lo cita in giudizio chiedendo il risarcimento del danno, lamentando un presunto inadempimento mandato.

La Posizione delle Parti

L’attore fondava la sua accusa su tre presunte violazioni da parte del mandatario:
1. Mancata comunicazione e rendicontazione: Sosteneva di non essere stato informato sull’esecuzione del mandato.
2. Violazione dei limiti del mandato: Accusava il mandatario di aver modificato la destinazione d’uso dei terreni da agricola a edificabile.
3. Violazione dei doveri di diligenza: Contestava una condotta negligente nell’esecuzione dell’incarico.

Il convenuto si difendeva respingendo ogni addebito, affermando che il mandante era sempre stato a conoscenza di ogni passaggio e che la tassazione della plusvalenza era un onere personale del venditore. Anzi, il convenuto presentava una domanda riconvenzionale per lite temeraria (art. 96 c.p.c.), chiedendo a sua volta un risarcimento per essere stato trascinato in un giudizio infondato.

L’Analisi del Tribunale sull’inadempimento mandato

Il Tribunale ha esaminato meticolosamente le accuse di inadempimento mandato, smontandole una per una.

Sulla presunta mancata informazione

Dalle prove documentali, prodotte dallo stesso attore, è emerso che quest’ultimo era perfettamente a conoscenza della vendita, del prezzo e dei soggetti acquirenti. La sua tesi di essere stato tenuto all’oscuro è stata quindi ritenuta infondata.

Sulla presunta violazione dei limiti del mandato

Attraverso le testimonianze, inclusa quella del sindaco dell’epoca, il Tribunale ha accertato che il mandatario non aveva mai richiesto alcuna modifica della destinazione urbanistica dei terreni. Le eventuali modifiche erano avvenute in un momento successivo per effetto di una variante generale al piano regolatore, un atto amministrativo del tutto estraneo all’operato del convenuto.

Sulla presunta violazione della diligenza

Il Giudice ha concluso che il mandatario aveva agito con la diligenza richiesta, eseguendo l’incarico secondo gli accordi e le volontà del mandante. Non è stata provata alcuna condotta negligente, imperita o imprudente.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della sentenza risiede nella distinzione tra danno e obbligazione fiscale. Il Tribunale ha chiarito che la somma richiesta dall’Agenzia delle Entrate non rappresenta un danno causato da un illecito del mandatario, ma è la naturale conseguenza fiscale del guadagno (plusvalenza) ottenuto dal mandante con la vendita. L’attore ha incassato 170.000,00 euro, realizzando un vantaggio economico; la tassa su tale vantaggio è un’obbligazione personale prevista dalla legge e non può essere addossata a terzi come voce di danno.

In sostanza, non essendoci stato alcun inadempimento mandato da parte del convenuto, la richiesta di risarcimento del danno era priva di fondamento giuridico sin dall’origine.

Le Conclusioni: Rigetto della Domanda e Condanna per Lite Temeraria

Il Tribunale ha rigettato integralmente le domande dell’attore. Ha invece accolto la domanda riconvenzionale del convenuto, condannando l’attore al risarcimento dei danni per lite temeraria ai sensi dell’art. 96 c.p.c. Il Giudice ha ritenuto la condotta processuale dell’attore gravemente rimproverabile e in malafede, poiché ha avviato una causa basata su pretese radicalmente infondate, pur avendo piena consapevolezza di aver ricevuto il prezzo della vendita e dell’esistenza della plusvalenza. La decisione sottolinea che il processo non può essere utilizzato come strumento per scaricare su altri i propri obblighi fiscali.

Il mandatario è responsabile per le tasse sulla plusvalenza del mandante?
No. Secondo la sentenza, la tassazione della plusvalenza è un’obbligazione fiscale strettamente personale del venditore (mandante) che ha realizzato il guadagno. Non costituisce un danno causato dal mandatario e, pertanto, non può essere richiesta a titolo di risarcimento, a meno che non si provi un comportamento illecito specifico che abbia generato tale onere.

Quando una causa può essere considerata lite temeraria?
Una causa è considerata lite temeraria, ai sensi dell’art. 96 c.p.c., quando una parte agisce in giudizio con mala fede o colpa grave, consapevole della totale infondatezza delle proprie pretese. Nel caso di specie, il Tribunale ha ritenuto che l’attore avesse agito in mala fede perché sapeva di aver ricevuto il prezzo e che la plusvalenza fosse una conseguenza economica a suo vantaggio, rendendo la causa pretestuosa.

C’è inadempimento mandato se il mandante era a conoscenza delle azioni del mandatario?
No. Se viene provato che il mandante era a conoscenza, ha concordato o comunque non si è opposto alle operazioni compiute dal mandatario, non si può successivamente contestare un inadempimento. Nel caso esaminato, la documentazione ha dimostrato la piena consapevolezza dell’attore, escludendo così ogni violazione degli obblighi informativi e di rendicontazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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