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Inadempimento locazione commerciale: quando è grave?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23658/2025, si è pronunciata sul tema dell’inadempimento locazione commerciale. Un conduttore di un locale adibito a bar, dopo aver accumulato una morosità, ha saldato il debito solo dopo la notifica dell’atto di sfratto. La Suprema Corte ha stabilito che, a differenza delle locazioni abitative, il pagamento tardivo non sana l’inadempimento ma deve essere considerato dal giudice per valutare la gravità della violazione. In questo caso, il ritardo non è stato ritenuto sufficientemente grave da giustificare la risoluzione del contratto, anche in considerazione del contesto pandemico e del comportamento complessivo del conduttore.

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Inadempimento Locazione Commerciale: Quando il Ritardo Non Causa la Risoluzione del Contratto

L’analisi dell’inadempimento locazione commerciale è un tema cruciale che richiede un’attenta valutazione da parte dei giudici, i quali devono bilanciare gli interessi del locatore a ricevere puntualmente il canone e le ragioni del conduttore. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su come valutare la ‘gravità’ di un ritardo nel pagamento, specialmente quando il debito viene saldato dopo l’inizio dell’azione legale. La decisione sottolinea che, a differenza delle locazioni abitative, il comportamento del conduttore successivo alla domanda giudiziale assume un ruolo fondamentale nella valutazione complessiva.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una società che gestiva un bar in un immobile commerciale. A partire da gennaio 2021, la società aveva smesso di pagare i canoni di locazione, accumulando un debito significativo. Di conseguenza, il proprietario dell’immobile ha avviato un’azione di sfratto per morosità.

Successivamente alla notifica dell’atto di citazione, la società conduttrice ha provveduto a saldare l’intero importo dovuto. Nonostante ciò, il locatore ha insistito per la risoluzione del contratto, sostenendo che il pagamento tardivo non eliminava la gravità dell’inadempimento pregresso.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto la domanda del locatore. I giudici di merito hanno riconosciuto l’esistenza dell’inadempimento ma lo hanno ritenuto non sufficientemente grave da giustificare la misura drastica della risoluzione contrattuale, ai sensi dell’art. 1455 del codice civile. La Corte territoriale ha inoltre considerato il contesto della pandemia da Covid-19 come un fattore che ha inciso sulla capacità di guadagno dell’attività, pur senza giustificare l’inadempimento in sé. Il locatore ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e l’Inadempimento Locazione Commerciale

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del locatore, confermando le decisioni dei gradi precedenti e offrendo importanti chiarimenti sulla valutazione della gravità nell’inadempimento locazione commerciale.

Il Principio: Valutazione della Gravità dell’Inadempimento

Il punto centrale della decisione è la distinzione netta tra locazioni ad uso abitativo e quelle ad uso diverso. Per le prime, la legge (art. 5, L. 392/1978) predetermina la gravità dell’inadempimento (es. un ritardo superiore a venti giorni). Per le locazioni commerciali, invece, questa predeterminazione non esiste. Spetta al giudice valutare caso per caso se l’inadempimento abbia ‘scarsa importanza’, tenendo conto dell’interesse della parte non inadempiente, come previsto dall’art. 1455 c.c.

L’Importanza del Comportamento Successivo alla Domanda Giudiziale

La Corte ha ribadito un principio consolidato: nei contratti di durata come la locazione, la proposizione della domanda di risoluzione non ‘cristallizza’ la situazione. Il conduttore può adempiere anche dopo l’inizio della causa. Sebbene tale pagamento tardivo non cancelli l’inadempimento passato, esso è un elemento fondamentale che il giudice deve considerare per valutare la gravità complessiva della condotta. Il giudice deve infatti tenere conto del comportamento del debitore anche dopo l’avvio del giudizio per formulare un giudizio sull’importanza dell’inadempimento.

Il Contesto Pandemico come Elemento di Valutazione

I giudici di legittimità hanno chiarito che la Corte d’Appello non ha erroneamente ‘giustificato’ il mancato pagamento a causa della pandemia. Piuttosto, ha correttamente inserito il ritardo nel contesto storico ed economico dell’emergenza sanitaria, che ha notoriamente colpito il settore della ristorazione. Questo contesto ha contribuito a ridimensionare la gravità soggettiva e oggettiva dell’inadempimento, senza però negarne l’esistenza.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano sulla natura specifica del contratto di locazione come rapporto di durata. L’interesse del locatore non è solo quello di ottenere una pronuncia di risoluzione, ma permane il suo interesse a ricevere il canone pattuito fino al rilascio dell’immobile. Pertanto, il pagamento tardivo, pur avvenendo dopo la notifica dello sfratto, soddisfa, seppur in ritardo, l’interesse creditorio del locatore. Questo comportamento collaborativo post-domanda attenua la gravità della violazione e può essere decisivo per evitare la risoluzione del contratto, specialmente se il conduttore ha sempre pagato puntualmente in precedenza.

Il ricorso del locatore è stato ritenuto inammissibile anche perché criticava la sentenza d’appello su presupposti errati, travisando la ratio decidendi dei giudici di merito, i quali non avevano mai affermato che la pandemia esonerasse il conduttore dal pagamento, ma l’avevano usata come criterio per ponderare la gravità del ritardo.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un orientamento fondamentale per le locazioni commerciali:

1. Nessun Automatismo: Il mancato pagamento di alcuni canoni non comporta automaticamente la risoluzione del contratto.
2. Valutazione Complessiva: Il giudice ha un’ampia discrezionalità nel valutare tutti gli elementi del caso: l’importo della morosità, la durata del ritardo, il comportamento passato e futuro del conduttore, e il contesto economico generale.
3. Rilevanza del Pagamento Tardivo: Il pagamento del debito dopo l’inizio della causa è un fattore cruciale che può salvare il contratto, dimostrando la volontà del conduttore di proseguire il rapporto e riducendo il pregiudizio per il locatore.

Per i locatori, ciò significa che è necessario dimostrare non solo il mancato pagamento, ma anche che tale inadempimento ha leso in modo significativo e irreparabile il proprio interesse e la fiducia nel rapporto contrattuale. Per i conduttori, evidenzia l’importanza di sanare la propria posizione il prima possibile, anche se l’azione legale è già stata intrapresa.

Il pagamento del canone di una locazione commerciale dopo l’inizio della causa di sfratto impedisce la risoluzione del contratto?
No, il pagamento tardivo non sana né cancella l’inadempimento precedente, che rimane. Tuttavia, è un comportamento che il giudice deve obbligatoriamente considerare nella valutazione complessiva della gravità dell’inadempimento ai fini della decisione sulla risoluzione del contratto. Può essere decisivo per salvare il contratto se il ritardo è ritenuto di ‘scarsa importanza’.

Le difficoltà economiche dovute alla pandemia da Covid-19 possono giustificare il mancato pagamento del canone di locazione commerciale?
No, la pandemia non giustifica l’inadempimento e non sospende l’obbligo di pagare il canone. Tuttavia, secondo la Corte, le difficoltà economiche derivanti da un evento eccezionale come la pandemia possono essere considerate dal giudice come un elemento contestuale per valutare la gravità dell’inadempimento e la sua incidenza sull’equilibrio del contratto.

Come viene valutata la gravità dell’inadempimento in una locazione commerciale?
A differenza delle locazioni abitative, non esistono criteri legali predeterminati. La valutazione è rimessa al prudente apprezzamento del giudice, che deve considerare l’interesse del locatore (la parte non inadempiente) secondo l’art. 1455 c.c. Il giudice valuta sia l’aspetto oggettivo (entità della morosità, durata del ritardo) sia quello soggettivo (comportamento complessivo del conduttore, affidabilità dimostrata in passato).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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