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Inadempimento grave: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un affittuario contro la risoluzione di un contratto agrario. La risoluzione era stata decisa a causa di un inadempimento grave, consistente nella realizzazione di opere abusive sul fondo. L’inammissibilità è stata motivata dall’applicazione della regola della “doppia conforme”, che limita l’appello quando due sentenze di merito concordano sui fatti, e dall’assoluta irrilevanza dei motivi di ricorso rispetto alla reale motivazione della sentenza d’appello.

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Inadempimento grave: la Cassazione conferma la risoluzione del contratto agrario

L’ordinanza della Corte di Cassazione in commento affronta un caso di risoluzione di un contratto di affitto agrario per inadempimento grave dell’affittuario, offrendo importanti chiarimenti sui limiti del ricorso in sede di legittimità. La vicenda, che riguarda la realizzazione di costruzioni abusive su un fondo agricolo, si conclude con una declaratoria di inammissibilità del ricorso, basata su solidi principi processuali come la regola della “doppia conforme” e la pertinenza dei motivi di gravame alla ratio decidendi della sentenza impugnata.

I Fatti di Causa

La controversia ha origine quando due società agricole, proprietarie di un fondo, citano in giudizio l’affittuario per ottenere la risoluzione del contratto di affitto. La ragione principale della richiesta era l’inadempimento grave del conduttore, il quale aveva realizzato opere abusive sul terreno.

Il Tribunale, in primo grado, accoglie la domanda delle società proprietarie, dichiara risolto il contratto e condanna l’affittuario al rilascio del fondo, respingendo la sua domanda riconvenzionale per i miglioramenti apportati.

L’affittuario impugna la decisione, ma la Corte d’Appello di Napoli rigetta il gravame. La Corte territoriale fonda la sua decisione su un punto cruciale: l’esistenza delle costruzioni abusive era stata accertata con una sentenza definitiva del Consiglio di Stato. Tale accertamento, secondo i giudici d’appello, costituiva prova di un inadempimento grave da parte del conduttore, sufficiente a giustificare la risoluzione del contratto ai sensi della normativa sui contratti agrari.

Il Ricorso in Cassazione per inadempimento grave

Nonostante le due sentenze conformi, l’affittuario propone ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo. Egli lamenta la violazione dell’art. 360, n. 5, c.p.c. (omesso esame di un fatto decisivo), criticando la consulenza tecnica d’ufficio (c.t.u.) svolta in primo grado, definendola superficiale e inattendibile. Sostiene inoltre una presunta non piena integrazione del contraddittorio nei confronti del figlio, effettivo coltivatore del fondo.

Le società proprietarie resistono con un controricorso, sostenendo l’infondatezza delle censure.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando la proposta già avanzata dal consigliere relatore. Le motivazioni sono nette e si basano su due pilastri fondamentali del diritto processuale civile.

1. L’applicazione della “Doppia Conforme”

In primo luogo, la Corte rileva l’applicabilità dell’art. 348-ter, ultimo comma, del codice di procedura civile. Questa norma impedisce di denunciare in Cassazione il vizio di omesso esame di un fatto decisivo (art. 360, n. 5) quando la sentenza d’appello conferma integralmente la decisione di primo grado basandosi sulle stesse ragioni di fatto. Nel caso di specie, essendo le due sentenze di merito allineate nella valutazione dei fatti, il ricorso su questo specifico punto era precluso.

2. L’inconferenza del motivo di ricorso

Ancora più decisivo è il secondo argomento. La Corte sottolinea che il motivo di ricorso è completamente inconferente rispetto alla ratio decidendi della sentenza d’appello. L’affittuario ha incentrato le sue critiche sulla c.t.u. del primo grado, ma la Corte d’Appello non ha basato la sua decisione su quella perizia. Al contrario, il fondamento della conferma della risoluzione per inadempimento grave era la sentenza definitiva del Consiglio di Stato che aveva accertato l’abusività delle opere.

In pratica, il ricorrente ha attaccato un elemento (la c.t.u.) che non era stato posto a fondamento della decisione che stava impugnando. Un ricorso per cassazione, per essere ammissibile, deve censurare le specifiche ragioni giuridiche che sorreggono la sentenza impugnata, non aspetti irrilevanti o superati dalla motivazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio cardine del giudizio di legittimità: non è possibile trasformare la Corte di Cassazione in un terzo grado di merito per riesaminare i fatti. Il ricorso deve essere mirato, specifico e pertinente alla ratio decidendi della sentenza che si contesta. Le critiche generiche, fattuali o, come in questo caso, dirette contro elementi non decisivi della motivazione, conducono inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. La decisione conferma che l’accertamento definitivo di un illecito edilizio su un fondo agricolo costituisce un inadempimento grave che legittima la risoluzione del contratto, e che i tentativi di aggirare questo fatto con argomenti processuali non pertinenti sono destinati a fallire.

Quando un inadempimento in un contratto d’affitto agrario è considerato grave?
Secondo la decisione, la realizzazione di costruzioni abusive sul fondo, accertata con una sentenza definitiva del Consiglio di Stato, costituisce un inadempimento di tale gravità da giustificare la risoluzione del contratto.

Cosa significa “doppia conforme” e come limita il ricorso in Cassazione?
La “doppia conforme” è un principio processuale secondo cui, se la sentenza d’appello conferma la decisione di primo grado basandosi sulle stesse ragioni di fatto, è preclusa la possibilità di presentare ricorso in Cassazione per omesso esame di un fatto decisivo (art. 360, n. 5, c.p.c.).

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile nonostante criticasse una perizia tecnica?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le critiche alla perizia tecnica erano irrilevanti. La Corte d’Appello aveva basato la sua decisione non sulla perizia, ma su una sentenza definitiva del Consiglio di Stato che accertava l’abusività delle opere. Il motivo di ricorso era quindi inconferente rispetto alla reale motivazione della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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