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Inadempimento fornitore energia: i limiti del diritto

Una società che gestisce una sala giochi ha citato in giudizio il suo fornitore di energia per i danni subiti a causa di ritardi nella voltura e nell’aumento di potenza della fornitura elettrica. Dopo due sentenze sfavorevoli nei gradi di merito, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, sancendo un importante principio sull’inadempimento fornitore energia. La Corte ha stabilito che il fornitore non può giustificare i ritardi adducendo motivi non discussi nel corso del giudizio e che è responsabile anche dei ritardi interni nel gestire le pratiche. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Inadempimento fornitore energia: quando il ritardo è risarcibile?

L’avvio di una nuova attività commerciale dipende da molti fattori, ma uno dei più cruciali è senza dubbio la disponibilità dei servizi essenziali, come l’energia elettrica. Un ritardo nella fornitura può causare danni economici ingenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso di inadempimento fornitore energia, stabilendo importanti limiti al diritto del fornitore di effettuare controlli e definendo le sue responsabilità per i ritardi.

I fatti di causa

Una società, intenzionata ad aprire una nuova sala da gioco, stipulava un contratto di locazione per un immobile. Per poter operare, necessitava di trasferire a proprio nome il contratto di fornitura di energia elettrica esistente (la cosiddetta “voltura”) e di ottenere un aumento della potenza. La società inoltrava la richiesta al fornitore, ma quest’ultimo ritardava gravemente l’esecuzione, impedendo di fatto l’apertura della sala. Di conseguenza, la società citava in giudizio il fornitore, chiedendo il risarcimento di tutti i danni subiti, quantificati in oltre 84.000 euro, a causa dell’inadempimento contrattuale.

Il percorso giudiziario nei gradi di merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano le domande della società. I giudici di merito ritenevano, in sostanza, che il comportamento del fornitore non fosse illegittimo. In particolare, la Corte d’Appello giustificava il ritardo sostenendo che il fornitore avesse legittimamente esercitato il proprio diritto di verificare l’eventuale continuità tra il nuovo cliente e il precedente intestatario dell’utenza, che aveva lasciato delle bollette insolute.

Il ricorso in Cassazione e l’inadempimento del fornitore di energia

La società non si arrendeva e proponeva ricorso in Cassazione, lamentando tre vizi principali nella sentenza d’appello:
1. Error in procedendo: La Corte d’Appello aveva introdotto una motivazione nuova, mai discussa tra le parti. La giustificazione basata sulla “verifica della continuità” non era mai stata addotta dal fornitore, il quale aveva sempre legato il ritardo alla morosità del precedente utente.
2. Motivazione apparente: La sentenza era considerata perplessa e incomprensibile, poiché si era concentrata su generici “controlli” senza affrontare il vero nodo della questione: il ritardo causato dalla morosità pregressa.
3. Violazione di legge: I giudici non avevano considerato un fatto cruciale e ammesso dallo stesso fornitore: un ritardo di circa 20 giorni nel semplice inoltro della richiesta di aumento di potenza al distributore.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, smontando la decisione della Corte d’Appello. In primo luogo, ha affermato che il giudice d’appello ha violato il principio del contraddittorio andando ultra petitum, cioè oltre le richieste e le difese delle parti. Introdurre la giustificazione della “verifica di continuità” ha significato decidere su una base fattuale e giuridica mai dibattuta nel processo, alterando il perimetro della controversia.

In secondo luogo, la Cassazione ha sottolineato la gravità dell’omissione relativa al ritardo interno del fornitore. La Corte d’Appello aveva ignorato che il fornitore, pur avendo ricevuto la richiesta di aumento potenza il 2 luglio, l’aveva inoltrata al distributore solo il 22 luglio. Questo ritardo era di per sé un inadempimento. La Corte ha ribadito un principio fondamentale sancito dall’art. 1228 del codice civile: il debitore che si avvale dell’opera di terzi per adempiere a un’obbligazione risponde anche dei fatti colposi o dolosi di costoro. A maggior ragione, quindi, risponde della propria negligenza nel gestire le pratiche.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Milano, in diversa composizione, per un nuovo esame. Questa decisione chiarisce che l’inadempimento fornitore energia sussiste non solo quando la fornitura è interrotta, ma anche quando si verificano ritardi ingiustificati nelle pratiche accessorie come la voltura o l’aumento di potenza. Un fornitore non può difendersi in appello con argomenti nuovi e deve rispondere della propria efficienza organizzativa, compresa la tempestività con cui interagisce con altri operatori della filiera, come i distributori.

Può un fornitore di energia giustificare un ritardo nella voltura introducendo in appello motivazioni non discusse in primo grado?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice d’appello non può introdurre una circostanza mai dedotta dalle parti (come la necessità di verificare la continuità tra utenti) per giustificare il ritardo, in quanto ciò viola il principio del contraddittorio e costituisce un vizio di ultra petitum.

Il fornitore di energia è responsabile per i ritardi causati da terzi, come il distributore?
Sì, la sentenza richiama l’articolo 1228 del codice civile, affermando che se un fornitore si avvale di un terzo (come il distributore per l’aumento di potenza) per adempiere alla sua obbligazione, risponde dei fatti colposi o dolosi di quest’ultimo. Inoltre, è direttamente responsabile dei propri ritardi interni, come quello nel trasmettere la richiesta al distributore.

Qual è la conseguenza della decisione della Corte di Cassazione in questo caso?
La sentenza della Corte d’Appello è stata annullata (“cassata”) e il caso è stato rinviato alla stessa Corte d’Appello, ma in diversa composizione, per un nuovo esame. La Corte dovrà applicare i principi stabiliti dalla Cassazione, valutando l’inadempimento del fornitore alla luce dei ritardi accertati e dei limiti al suo potere di verifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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