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Impugnazione delibera bilancio: guida alla sentenza

La Corte di Cassazione ha confermato l’invalidità di una delibera societaria che approvava cumulativamente diversi bilanci. Il caso chiarisce che l’impugnazione delibera bilancio per vizi sostanziali è ammissibile anche se le precedenti delibere, ora sostituite, erano state impugnate solo per vizi formali. La Corte ha inoltre ribadito che non si forma un ‘giudicato’ che possa precludere la nuova azione legale su questioni di merito non esaminate in precedenza.

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Impugnazione delibera bilancio: quando il giudicato non blocca la nuova azione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali in tema di impugnazione delibera bilancio, specialmente quando una nuova delibera sostituisce quelle precedenti già contestate in giudizio. La Suprema Corte ha stabilito che se le prime impugnazioni riguardavano solo vizi formali, una successiva azione contro la delibera sostitutiva per vizi sostanziali è pienamente ammissibile, senza che si possa invocare un precedente ‘giudicato’.

I fatti di causa

Il caso nasce dall’azione di un socio di minoranza di una S.r.l., il quale aveva impugnato una delibera assembleare del 2014. Con tale delibera, la società aveva approvato in un’unica soluzione i bilanci relativi agli esercizi dal 2008 al 2012, dichiarando di voler sostituire le precedenti delibere di approvazione, già oggetto di separati giudizi avviati dallo stesso socio.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al socio, dichiarando l’invalidità della delibera del 2014. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basandolo su cinque motivi principali, tra cui la presunta carenza di interesse ad agire del socio (non più parte della compagine sociale) e l’esistenza di un giudicato formatosi sui bilanci 2008 e 2009 che avrebbe dovuto precludere la nuova azione.

Le questioni giuridiche e l’impugnazione delibera bilancio

Il cuore della controversia ruotava attorno a due questioni fondamentali:

1. L’effetto del giudicato: La società sosteneva che le precedenti sentenze sui bilanci 2008 e 2009 avessero creato un giudicato, impedendo al socio di contestare nuovamente tali bilanci, anche se approvati con una nuova delibera.
2. La differenza tra vizi formali e sostanziali: Il socio ribatteva che le sue prime impugnazioni si basavano su vizi di procedura (omessa o irrituale convocazione in assemblea), mentre la nuova impugnazione contro la delibera del 2014 era fondata su vizi di merito, cioè sulla non veridicità e correttezza dei bilanci stessi, emersi da una consulenza tecnica d’ufficio.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno chiarito in modo netto la distinzione tra le diverse tipologie di vizi che possono affliggere una delibera.

In primo luogo, la Corte ha respinto l’eccezione di carenza di interesse ad agire, notando come la questione fosse stata mal posta dalla ricorrente e comunque già affrontata dai giudici di merito.

Sul punto cruciale del giudicato, la Cassazione ha spiegato che non si può parlare di giudicato preclusivo. Le precedenti impugnazioni avevano ad oggetto la validità formale delle singole delibere di approvazione. La nuova impugnazione delibera bilancio del 2014, invece, riguardava vizi sostanziali dei bilanci cumulativamente approvati. Si tratta di due ‘oggetti’ di giudizio distinti. La Corte ha sottolineato che l’accertamento di fatto compiuto dai giudici di merito, secondo cui i vizi erano di natura diversa, è insindacabile in sede di legittimità.

Di conseguenza, anche gli altri motivi di ricorso sono stati respinti. La delibera del 2014 non poteva avere un effetto ‘sanante’ sui vizi sostanziali mai esaminati prima, e il principio di continuità dei bilanci non poteva essere invocato per superare le irregolarità di merito riscontrate.

Conclusioni e implicazioni pratiche

Questa ordinanza è di grande importanza pratica per il diritto societario. Stabilisce un principio chiaro: una società non può ‘sterilizzare’ i vizi sostanziali di un bilancio semplicemente approvandolo nuovamente con una delibera che sostituisce una precedente impugnata solo per vizi formali. L’impugnazione delibera bilancio resta una via percorribile per il socio che intende contestare il merito delle poste contabili, anche in un secondo momento, se la prima azione si era limitata a contestare le modalità di convocazione o di svolgimento dell’assemblea. La decisione rafforza la tutela dei soci di minoranza, garantendo loro la possibilità di far valere in giudizio la non conformità del bilancio ai principi di verità e correttezza, un pilastro fondamentale della trasparenza societaria.

Un socio che ha lasciato la società può continuare un’azione di impugnazione di una delibera approvata quando era ancora socio?
Sì, l’interesse ad agire del socio, che è necessario per avviare la causa, deve sussistere al momento della proposizione della domanda. La successiva perdita della qualità di socio non determina automaticamente il venir meno di tale interesse, specialmente se la delibera impugnata poteva avere effetti patrimoniali sul socio stesso.

Una nuova delibera che sostituisce una precedente già impugnata può essere a sua volta impugnata?
Sì, è possibile. La sentenza chiarisce che se la prima impugnazione riguardava vizi formali (es. irregolare convocazione) e la nuova impugnazione riguarda vizi sostanziali (es. falsità del bilancio), non si è di fronte allo stesso oggetto del contendere. Pertanto, non si forma un giudicato che impedisca la nuova azione.

Qual è la differenza tra un vizio formale e un vizio sostanziale in una delibera di bilancio?
Un vizio formale attiene alle regole procedurali per l’adozione della delibera, come la mancata o irregolare convocazione di un socio all’assemblea. Un vizio sostanziale, invece, riguarda il contenuto stesso dell’atto, come la violazione dei principi di redazione del bilancio, l’iscrizione di dati non veritieri o la non corretta valutazione delle poste.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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