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Improcedibilità del ricorso: termini per il deposito

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso presentato da una società immobiliare contro una curatela fallimentare. La decisione si fonda sul mancato rispetto del termine perentorio di venti giorni per il deposito del ricorso dopo la sua notificazione, come previsto dal codice di procedura civile. Nonostante il merito della controversia riguardasse la revoca di alcune compravendite immobiliari, il vizio procedurale ha precluso l’esame della questione, confermando l’importanza cruciale del rispetto dei termini processuali.

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Improcedibilità del ricorso: una lezione sul rigore dei termini processuali

Nel mondo del diritto, il rispetto dei termini è un principio cardine. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda come una disattenzione procedurale possa essere fatale, portando alla dichiarazione di improcedibilità del ricorso e vanificando le ragioni di merito. Questo caso, pur complesso nella sua origine, si risolve su una questione puramente formale: il deposito tardivo dell’atto di impugnazione. Analizziamo insieme la vicenda e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: Una Complessa Vicenda Immobiliare

La controversia nasce dal fallimento di una società di costruzioni (chiamiamola Società Beta). La curatela fallimentare aveva agito in giudizio per far dichiarare inefficaci due vendite immobiliari. La prima vendita vedeva la Società Beta cedere un terreno a una società immobiliare (Società Gamma). Successivamente, quest’ultima rivendeva parte dello stesso terreno a una terza società (Società Alfa).

Secondo la curatela, queste operazioni erano state poste in essere in danno dei creditori. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla curatela, dichiarando l’inefficacia delle vendite. Ritenendosi lesa, la Società Alfa decideva di portare la questione fino all’ultimo grado di giudizio, proponendo ricorso per cassazione.

L’Eccezione di Improcedibilità del Ricorso Sollevata dalla Curatela

Nel giudizio di cassazione, la curatela fallimentare della Società Beta non entrava nemmeno nel merito dei motivi di impugnazione. Al contrario, sollevava un’eccezione preliminare di natura procedurale: l’improcedibilità del ricorso. L’avvocato della curatela sosteneva che la Società Alfa avesse depositato il proprio ricorso oltre il termine di legge.

La norma di riferimento è l’articolo 369, primo comma, del codice di procedura civile. Questa disposizione stabilisce che il ricorso per cassazione, una volta notificato alla controparte, deve essere depositato nella cancelleria della Corte entro il termine perentorio di venti giorni. Un termine che non ammette deroghe.

La Decisione della Corte di Cassazione

Dalla documentazione processuale è emerso che il ricorso era stato notificato alla curatela in data 6 luglio 2021. Il termine di venti giorni per il deposito sarebbe quindi scaduto il 26 luglio 2021. Tuttavia, il deposito effettivo in cancelleria era avvenuto solo il 29 luglio 2021, con tre giorni di ritardo.

La Corte di Cassazione, accogliendo l’eccezione della curatela, non ha potuto fare altro che constatare la violazione del termine perentorio.

Le motivazioni

I giudici hanno ribadito che il rispetto dei termini processuali è un presupposto indispensabile per la valida instaurazione del giudizio di legittimità. Il termine di venti giorni per il deposito del ricorso notificato è definito ‘perentorio’, il che significa che la sua violazione comporta, senza possibilità di sanatoria, la decadenza dal diritto di impugnare. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato improcedibile, impedendo alla Corte di esaminare le questioni di merito sollevate dalla società ricorrente. La Corte ha quindi condannato la società ricorrente al pagamento delle spese legali in favore della curatela fallimentare, applicando il principio della soccombenza. Inoltre, ha dato atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte della ricorrente, di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

Le conclusioni

Questa ordinanza è un monito severo sull’importanza della diligenza e della precisione nella gestione dei processi. Anche un caso con solide argomentazioni di merito può essere irrimediabilmente perso a causa di un errore procedurale, come il mancato rispetto di una scadenza. Per le parti e i loro difensori, la lezione è chiara: la forma, nel processo, è sostanza. Il mancato rispetto di un termine perentorio chiude le porte della giustizia, a prescindere da chi abbia ragione nel merito della controversia.

Qual è il termine per depositare un ricorso per cassazione dopo la sua notifica?
Secondo l’art. 369, primo comma, del codice di procedura civile, il ricorso deve essere depositato nella cancelleria della Corte di Cassazione entro il termine perentorio di venti giorni dalla data dell’ultima notificazione alle controparti.

Cosa succede se il ricorso per cassazione viene depositato in ritardo?
Se il ricorso viene depositato oltre il termine di venti giorni, viene dichiarato improcedibile. Ciò significa che la Corte non esaminerà il merito della questione e il ricorso sarà respinto per un vizio procedurale insanabile.

Chi paga le spese legali in caso di improcedibilità del ricorso?
In base al principio della soccombenza, la parte il cui ricorso è dichiarato improcedibile è considerata la parte sconfitta nel giudizio e, di conseguenza, viene condannata a pagare le spese legali sostenute dalla controparte (in questo caso, il controricorrente).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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