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Improcedibilità del ricorso: Cassazione su appello doppio

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso presentato da alcune società contro due istituti di credito in una causa per assegni falsi. La decisione non entra nel merito della responsabilità delle banche, ma si fonda su una ragione puramente processuale: le società avevano presentato un altro ricorso identico, già preso in carico dalla Corte. Applicando il principio del ‘ne bis in idem’, la Corte ha stabilito che non si può giudicare due volte la stessa causa, dichiarando quindi improcedibile il secondo ricorso.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Doppio Ricorso in Cassazione: Quando Scatta l’Improcedibilità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre uno spunto fondamentale non tanto sul merito di una controversia bancaria, quanto su un principio cardine del nostro ordinamento processuale: il ne bis in idem. La decisione evidenzia come la presentazione di un doppio ricorso identico porti inevitabilmente a una declaratoria di improcedibilità del ricorso depositato per secondo, un esito che vanifica le ragioni delle parti prima ancora che possano essere discusse. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa: Assegni Falsi e la Controversia Iniziale

La vicenda trae origine da una richiesta di risarcimento danni avanzata da due società commerciali nei confronti di due importanti istituti di credito. Le società lamentavano di aver ricevuto in pagamento quattro assegni circolari, risultati poi falsi. In primo grado, il Tribunale aveva riconosciuto la responsabilità delle banche, ritenendo che i loro funzionari avessero agito negligentemente, assicurando la validità dei titoli nonostante la falsità fosse, a suo dire, facilmente rilevabile da un occhio esperto.

La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava completamente la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, le banche non erano incorse in negligenza. I loro funzionari si erano limitati a seguire la prassi bancaria, contattando telefonicamente la banca emittente e ricevendo rassicurazioni sulla regolarità dei titoli. La Corte d’Appello sottolineava che la falsità non era affatto evidente e che le stesse società creditrici avrebbero dovuto insospettirsi per alcune anomalie nelle fatture e nei dati della ditta acquirente.

Il Ricorso in Cassazione e l’errore che causa l’improcedibilità del ricorso

Deluse dalla sentenza d’appello, le società decidevano di presentare ricorso per cassazione, affidandosi a tre motivi principali. Contestavano l’errata valutazione delle prove, sostenendo che la Corte d’Appello avesse ignorato elementi decisivi che provavano la negligenza delle banche, come l’indicazione di una filiale inesistente per l’Istituto Centrale emittente e il fatto che i moduli degli assegni risultassero rubati e segnalati nell’archivio interbancario.

Qui, però, emerge l’aspetto cruciale che ha definito l’esito del giudizio. La cancelleria della Corte ha attestato che per la stessa controversia erano stati iscritti due ricorsi identici, uno in formato cartaceo e uno digitale, con numeri di ruolo diversi. Il primo ricorso era già stato trattato in un’udienza precedente e trattenuto in decisione.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte non è entrata nel merito delle complesse questioni sulla responsabilità bancaria. La sua attenzione si è concentrata interamente sulla questione procedurale. Richiamando il principio del ne bis in idem, sancito dall’art. 39 c.p.c. e consolidato dalla giurisprudenza, la Corte ha ribadito che è precluso l’esercizio di una nuova azione sul medesimo oggetto tra le stesse parti quando la prima azione è già stata decisa o è pendente.

Questo principio risponde a un’esigenza di ordine pubblico processuale: evitare la duplicazione dei giudizi e il rischio di decisioni contrastanti. Poiché la medesima controversia, introdotta con il primo ricorso, era già stata oggetto di cognizione da parte della Corte e trattenuta in decisione, il secondo procedimento, identico in tutto e per tutto, doveva essere dichiarato improcedibile. La Corte, quindi, ha applicato la regola secondo cui la causa iscritta posteriormente deve essere cancellata dal ruolo.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un chiaro monito sull’importanza della correttezza procedurale. La duplicazione dei ricorsi, anche se dovuta a incertezze sulla modalità di deposito (cartacea o digitale), può avere conseguenze fatali per l’azione legale. La declaratoria di improcedibilità del ricorso ha impedito alla Corte di valutare le ragioni dei ricorrenti, che sono state respinte non perché infondate, ma per un errore formale. Questa decisione sottolinea come la conoscenza e il rispetto delle regole processuali siano tanto importanti quanto la solidità delle argomentazioni di merito per ottenere giustizia.

Perché il ricorso è stato dichiarato improcedibile?
Il ricorso è stato dichiarato improcedibile perché era una reiterazione di un altro ricorso identico, tra le stesse parti e per lo stesso oggetto, che era già stato depositato in precedenza e preso in carico dalla Corte per la decisione.

Cosa significa il principio del ‘ne bis in idem’ in questo contesto?
Significa che non è possibile avere due processi identici in corso contemporaneamente. Questo principio, per ragioni di ordine pubblico processuale, impone che il secondo giudizio avviato venga dichiarato improcedibile per evitare duplicazioni e possibili decisioni contrastanti.

La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla responsabilità delle banche per gli assegni falsi?
No, la Corte non ha esaminato nel merito la questione della responsabilità degli istituti di credito. La sua decisione si è fermata all’aspetto procedurale, dichiarando l’improcedibilità del ricorso prima di poter analizzare le argomentazioni relative alla presunta negligenza delle banche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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