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Immutabilità del giudice: quando è valida la sentenza?

Una società immobiliare viene condannata a restituire somme ricevute da una società di logistica, poi fallita, in quanto pagamenti non dovuti. La Cassazione rigetta il ricorso della società immobiliare, chiarendo i limiti del principio di immutabilità del giudice nel contesto delle udienze scritte emergenziali e confermando l’onere probatorio a carico di chi agisce per la ripetizione dell’indebito.

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Immutabilità del giudice: La Cassazione chiarisce le regole per le udienze scritte

Il principio di immutabilità del giudice è un cardine del nostro sistema processuale, garantendo che a decidere una causa sia lo stesso organo giudicante che ha assistito alla sua fase finale. Ma cosa accade quando le udienze si svolgono in modalità scritta, come durante l’emergenza sanitaria? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo aspetto, analizzando un caso complesso di restituzione di pagamenti tra due società.

I Fatti di Causa: Una Disputa su Pagamenti Indebiti

La vicenda ha origine dall’azione legale intrapresa dal fallimento di una società di logistica contro una società immobiliare. Il fallimento chiedeva la restituzione di oltre 250.000 euro, versati dalla società di logistica (quando era ancora in attività) per lavori di manutenzione su un capannone industriale di proprietà della società immobiliare. Secondo il fallimento, tali pagamenti erano privi di causa, e quindi indebiti, per due ragioni principali:

1. Il contratto di locazione stipulato tra le parti, in base all’art. 1576 del Codice Civile, poneva le spese di manutenzione a carico del locatore (la società immobiliare).
2. Accertamenti fiscali avevano rivelato che alcuni dei costi addebitati non erano mai stati effettivamente sostenuti dalla società immobiliare.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al fallimento, condannando la società immobiliare alla restituzione delle somme. La Corte territoriale, in particolare, aveva ritenuto che il fallimento avesse fornito prova sia dei pagamenti effettuati sia della mancanza di una causa solvendi (una ragione giuridica che li giustificasse).

L’appello in Cassazione: i due motivi di ricorso

La società immobiliare ha impugnato la decisione d’appello davanti alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su due motivi principali.

Il primo, di natura procedurale, denunciava la nullità della sentenza per violazione del principio di immutabilità del giudice. La ricorrente sosteneva che il collegio che aveva deciso la causa era diverso da quello davanti al quale le parti avevano depositato le note scritte conclusive, in quanto il consigliere relatore era stato sostituito dopo tale deposito.

Il secondo motivo, di natura sostanziale, criticava la decisione dei giudici di merito per non aver considerato l’esistenza di un presunto accordo precedente al contratto di locazione, che avrebbe giustificato i pagamenti. Secondo la ricorrente, la Corte d’Appello aveva errato nel non ritenere che spettasse al fallimento dimostrare l’inesistenza di qualsiasi altra causa giustificatrice dei versamenti.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo entrambi i motivi infondati o inammissibili.

Sul primo motivo: L’immutabilità del giudice nell’udienza “cartolare”

La Cassazione ha chiarito un punto cruciale relativo alle udienze svolte con trattazione scritta. Il principio di immutabilità del giudice non è stato violato. Gli Ermellini hanno spiegato che lo schema emergenziale dell’udienza ‘cartolare’ non scinde l’udienza in più momenti. Il deposito delle note scritte è un’attività preparatoria in vista dell’udienza vera e propria, che si perfeziona nella data fissata per la stessa (in questo caso, il 30 marzo 2021). È in quella data che il collegio si insedia e prende in carico la causa per la decisione. Di conseguenza, la sostituzione del consigliere relatore avvenuta prima di tale data non viola alcuna norma, rientrando nei poteri organizzativi del Presidente del collegio. Il collegio che ha deciso, quindi, è lo stesso che ha formalmente tenuto l’udienza.

Sul secondo motivo: Inammissibilità per carenze argomentative

Il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha osservato che le argomentazioni della ricorrente si traducevano in una critica alla valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. Inoltre, il ricorso era generico e non specificava in quali atti e momenti del processo di primo grado fosse stata introdotta la tesi del presunto accordo preesistente, violando così i requisiti di specificità del ricorso per cassazione.

Conclusioni: Le implicazioni della decisione

Questa ordinanza offre due importanti spunti di riflessione. In primo luogo, consolida l’interpretazione delle norme processuali emergenziali, affermando che le modalità di trattazione scritta, pur dilatando i tempi, non alterano la natura unitaria dell’udienza. Il principio di immutabilità del giudice viene quindi adattato al contesto, ma non svuotato del suo significato. In secondo luogo, ribadisce il rigore con cui devono essere formulati i ricorsi per cassazione: non è sufficiente lamentare un errore di valutazione, ma è necessario indicare con precisione le violazioni di legge e rispettare stringenti oneri di allegazione.

La sostituzione del giudice relatore dopo il deposito delle note scritte rende nulla la sentenza?
No. Secondo la Corte di Cassazione, nelle udienze a trattazione scritta, il momento rilevante è la data fissata per l’udienza, quando la causa viene assunta in decisione. La sostituzione del relatore prima di tale data rientra nei poteri del Presidente del collegio e non viola il principio di immutabilità.

Come funziona il principio di immutabilità del giudice nelle udienze “cartolari”?
L’udienza ‘cartolare’ è considerata un atto unitario che si perfeziona alla data fissata, anche se le attività delle parti (deposito note) avvengono in anticipo. Il collegio giudicante che si insedia in quella data è quello che deve decidere la causa, garantendo così il rispetto del principio.

Chi deve provare la mancanza di una causa giustificativa in un’azione di ripetizione di indebito?
La sentenza conferma che l’attore che agisce per la restituzione di un pagamento indebito (ex art. 2033 c.c.) ha l’onere di provare non solo di aver effettuato il pagamento, ma anche l’assenza di una ‘causa solvendi’, ovvero la mancanza di una ragione giuridica che giustificasse quel versamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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