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Illecito permanente: quando scatta la prescrizione?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la violazione per un prospetto informativo incompleto o non veritiero costituisce un illecito permanente. Di conseguenza, il termine di prescrizione di cinque anni non decorre dalla data di approvazione del prospetto, ma dalla data di chiusura dell’offerta al pubblico. In questo caso, la Corte ha annullato la decisione di merito che aveva dichiarato prescritto l’illecito, affermando che la condotta dannosa per gli investitori si protrae per tutta la durata dell’offerta. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Autorità di vigilanza, chiarendo un principio fondamentale per la tutela del mercato finanziario.

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Illecito Permanente e Prescrizione: La Cassazione Chiarisce le Regole sui Prospetti Informativi

Determinare il momento esatto in cui un’infrazione amministrativa si considera consumata è cruciale per calcolare la decorrenza della prescrizione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su questo tema delicato, chiarendo la natura di illecito permanente della violazione relativa a un prospetto informativo incompleto, con importanti conseguenze per gli operatori finanziari e per la tutela degli investitori. Vediamo nel dettaglio la vicenda e il principio di diritto affermato dai giudici supremi.

I Fatti del Caso: La Sanzione dell’Autorità di Vigilanza

Un consigliere di amministrazione di un importante istituto di credito veniva sanzionato dall’Autorità di vigilanza del mercato finanziario con una multa di 25.000 euro. La contestazione riguardava la violazione delle norme sulla trasparenza, in particolare l’omissione di informazioni rilevanti nel prospetto informativo relativo a un’offerta al pubblico di azioni derivante da un aumento di capitale. Tale operazione era finalizzata a finanziare l’acquisizione di un’altra banca.

L’amministratore sanzionato proponeva opposizione davanti alla Corte d’Appello, che, dopo una complessa vicenda processuale comprensiva di un rinvio alla Corte Costituzionale, annullava la sanzione.

La Decisione della Corte d’Appello: Prescrizione e Natura Istantanea dell’Illecito

La Corte d’Appello riteneva che la pretesa sanzionatoria fosse prescritta. Secondo i giudici di merito, l’illecito doveva considerarsi di natura “istantanea” e, pertanto, consumato nel momento in cui l’Autorità di vigilanza aveva approvato il prospetto informativo (23 aprile 2008). Poiché la lettera di contestazione era stata notificata all’amministratore il 24 aprile 2013, il termine di prescrizione quinquennale previsto dalla legge era ormai decorso.

L’Autorità di vigilanza, non condividendo questa interpretazione, proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che l’illecito avesse natura permanente e che, di conseguenza, il termine di prescrizione dovesse decorrere da un momento successivo.

La Qualificazione di Illecito Permanente secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Autorità di vigilanza, ribaltando completamente la decisione di merito. Il punto centrale della decisione è la qualificazione della violazione come illecito permanente e non istantaneo. Secondo i giudici, la condotta sanzionata non si esaurisce con la mera predisposizione e approvazione di un prospetto incompleto.

L’illecito, infatti, consiste nell’indurre in errore l’investitore sull’effettiva convenienza dell’offerta. Questa condizione dannosa si protrae per tutto il tempo in cui il prospetto è a disposizione del pubblico e l’offerta è attiva. Gli effetti della condotta omissiva, quindi, perdurano oltre il momento dell’approvazione del documento e cessano solo con la chiusura dell’offerta al pubblico.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha affermato che il dies a quo, ovvero il giorno da cui far decorrere il termine di prescrizione quinquennale, non è la data di approvazione del prospetto, ma quella di chiusura dell’offerta al pubblico delle azioni (in questo caso, il 19 maggio 2008). La condotta illecita, essendo di natura permanente, si consuma solo quando cessa la sua efficacia lesiva nei confronti del mercato e degli investitori.

Di conseguenza, la notifica della contestazione, avvenuta nell’aprile 2013, è intervenuta ampiamente entro il termine di cinque anni dalla chiusura dell’offerta, interrompendo validamente la prescrizione. La valutazione della Corte d’Appello è stata quindi ritenuta errata in diritto.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio di diritto enunciato. Questa decisione ha implicazioni significative: rafforza la tutela degli investitori e del mercato, estendendo il periodo entro cui l’Autorità di vigilanza può perseguire le violazioni relative ai prospetti informativi. Le società e i loro amministratori devono essere consapevoli che la responsabilità per informazioni incomplete o non veritiere non si esaurisce con l’approvazione del prospetto, ma perdura fino alla conclusione dell’operazione finanziaria offerta al pubblico.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per un illecito relativo a un prospetto informativo incompleto?
Secondo la Corte di Cassazione, la prescrizione inizia a decorrere non dalla data di approvazione del prospetto, ma dalla data di chiusura dell’offerta al pubblico, poiché l’illecito ha natura permanente e i suoi effetti si protraggono fino a tale momento.

Qual è la differenza tra illecito istantaneo e illecito permanente in questo contesto?
Un illecito istantaneo si consuma in un unico momento (per la Corte d’Appello, l’approvazione del prospetto). Un illecito permanente, come stabilito dalla Cassazione in questo caso, è una condotta i cui effetti dannosi si protraggono nel tempo (per tutta la durata dell’offerta al pubblico), e la consumazione avviene solo alla cessazione di tale condotta.

La semplice approvazione del prospetto da parte dell’autorità di vigilanza fa scattare la prescrizione?
No. La Cassazione ha chiarito che l’approvazione del prospetto non segna il momento consumativo dell’illecito. La condotta illecita e i suoi effetti pregiudizievoli per gli investitori continuano fino a quando l’offerta al pubblico resta aperta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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