LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Giurisdizione usi civici: il TAR è competente

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 263/2024, ha chiarito la ripartizione della giurisdizione usi civici. Un Comune aveva revocato l’autorizzazione al mutamento di destinazione d’uso di un terreno, concesso a una società energetica per un elettrodotto. La società ha impugnato la revoca al TAR. La Corte ha stabilito che la giurisdizione spetta al giudice amministrativo, e non al Commissario per gli Usi Civici, perché l’oggetto della controversia è la legittimità dell’atto amministrativo di revoca e non l’accertamento della natura del terreno o dei diritti di uso civico stessi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Giurisdizione Usi Civici: Quando Decide il Giudice Amministrativo?

La questione della giurisdizione usi civici rappresenta un crocevia complesso tra diritti antichi e moderne esigenze di sviluppo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite fa luce su un punto cruciale: a chi spetta decidere quando un’amministrazione revoca un’autorizzazione su terreni gravati da tali diritti? La risposta, come vedremo, dipende dalla natura della contestazione. Il caso analizzato riguarda la revoca di un’autorizzazione per la costruzione di un elettrodotto su un terreno a uso civico di pascolo permanente.

I Fatti del Caso: Un Elettrodotto su Terreni a Uso Civico

La vicenda ha inizio quando un Comune, su richiesta di una società operante nella trasmissione di energia, autorizza il mutamento di destinazione d’uso di un terreno per consentire la realizzazione di un elettrodotto. Anni dopo, lo stesso Comune avvia un procedimento di autotutela, culminato nella revoca di quella prima autorizzazione. La motivazione? Un errore iniziale: non era stato dichiarato che il terreno, gravato da uso civico, era destinato a ‘pascolo permanente’, una condizione che, secondo l’amministrazione, impediva il mutamento di destinazione. Di conseguenza, anche la Regione revoca il proprio atto autorizzativo. La società energetica, ritenendo illegittimi tali provvedimenti di revoca, li impugna dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR).

La Questione di Giurisdizione: TAR o Commissario?

Nel corso del giudizio amministrativo, il Comune solleva una questione di giurisdizione. Sostiene che la controversia non dovrebbe essere decisa dal TAR, bensì dal Commissario per la liquidazione degli Usi Civici, un organo specializzato in questa materia. Il dilemma è quindi stabilire quale giudice abbia il potere di decidere: il giudice amministrativo, chiamato a valutare la legittimità di un atto della Pubblica Amministrazione, o il giudice specializzato, competente per le questioni relative all’esistenza e alla natura dei diritti di uso civico?

La Decisione della Suprema Corte sulla Giurisdizione Usi Civici

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato la giurisdizione del giudice amministrativo. La decisione si fonda su un’attenta distinzione dell’oggetto del contendere.

Il Perimetro della Competenza del Commissario

La Corte ribadisce un principio consolidato: la giurisdizione del Commissario per gli Usi Civici è attivata quando la controversia riguarda l’accertamento dell’esistenza, della natura o dell’estensione di un diritto di uso civico. In altre parole, il Commissario interviene quando si deve decidere se un terreno è o non è soggetto a uso civico, e quali siano i limiti di tale diritto. Questo accertamento sulla ‘qualitas soli’ (la natura giuridica del suolo) è il presupposto fondamentale per la sua competenza.

L’analisi del caso specifico: un’impugnazione di atti amministrativi

Nel caso in esame, la società energetica non ha mai messo in discussione che il terreno fosse gravato da uso civico di pascolo permanente. La sua azione legale era diretta esclusivamente contro l’atto di revoca, contestandone la legittimità procedurale. I motivi del ricorso al TAR non richiedevano un’indagine sulla natura del terreno, ma si concentravano sui vizi del provvedimento amministrativo: l’illegittimità della revoca, la mancanza dei presupposti di legge per l’annullamento in autotutela, e l’omessa comunicazione di avvio del procedimento.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha spiegato che, quando l’impugnazione di un atto amministrativo si basa su censure relative all’iter procedimentale o a vizi intrinseci dell’atto stesso, senza contestare la qualità demaniale o la natura civica del bene, la giurisdizione appartiene al giudice amministrativo. La controversia verte sull’esercizio del potere pubblico e sulla correttezza dell’azione amministrativa. Il fatto che il terreno sia a uso civico è solo il contesto in cui l’atto è stato adottato, ma non il cuore della disputa. La società ricorrente non ha chiesto di negare l’uso civico, ma ha sostenuto che, nonostante tale uso, il mutamento di destinazione originariamente concesso era legittimo e, di conseguenza, la sua revoca era viziata. Poiché non era necessario alcun accertamento sulla ‘qualitas soli’, la competenza del Commissario è esclusa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza fornisce un criterio chiaro per distinguere le competenze in una materia complessa come quella degli usi civici. Si conferma che la giurisdizione segue l’oggetto della domanda (‘petitum sostanziale’). Se un’impresa o un privato contesta un atto della Pubblica Amministrazione per vizi di forma, di procedura o di eccesso di potere, dovrà rivolgersi al TAR, anche se la vicenda riguarda terreni a uso civico. Se, invece, il fulcro della lite è stabilire se un diritto di uso civico esiste e qual è la sua portata, la competenza sarà del Commissario specializzato. Questa distinzione è fondamentale per garantire che le controversie siano giudicate dall’organo più appropriato, evitando inutili ritardi processuali.

A chi spetta la giurisdizione se si contesta un atto amministrativo che revoca un’autorizzazione su un terreno a uso civico?
La giurisdizione spetta al giudice amministrativo (TAR) se la contestazione riguarda vizi propri dell’atto di revoca (es. difetti procedurali, mancanza dei presupposti di legge) e non mette in discussione l’esistenza o la natura dell’uso civico sul terreno.

Quando è competente il Commissario per la liquidazione degli Usi Civici?
Il Commissario è competente quando l’oggetto principale della causa è l’accertamento dell’esistenza, della natura o dell’estensione dei diritti di uso civico su un determinato suolo, ovvero la sua qualità demaniale.

È possibile modificare la destinazione d’uso di un terreno gravato da uso civico come pascolo permanente?
Sì, ma è una procedura eccezionale. Richiede un’autorizzazione specifica della Regione, da ottenersi attraverso un procedimento assimilabile a quello per la concessione di beni demaniali, necessario anche per la costituzione di servitù come quelle per un elettrodotto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati