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Giurisdizione usi civici: il Commissario decide

La Corte di Cassazione ha affermato la giurisdizione del Commissario per la liquidazione degli usi civici in una controversia sull’accertamento della natura giuridica di alcuni terreni. Un’entità agraria collettiva aveva contestato tale competenza, sostenendo che spettasse alla Regione. La Corte ha chiarito che la giurisdizione usi civici del Commissario è esclusiva per tutte le questioni relative all’esistenza, natura ed estensione di tali diritti, respingendo l’argomentazione secondo cui il giudice avrebbe agito d’ufficio.

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Giurisdizione Usi Civici: la Cassazione conferma la competenza del Commissario

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha ribadito un principio fondamentale in materia di giurisdizione usi civici, confermando la competenza esclusiva del Commissario per la liquidazione degli usi civici a decidere sulle controversie relative alla natura giuridica dei terreni. Questa pronuncia chiarisce i confini tra la funzione giurisdizionale e quella amministrativa, offrendo importanti spunti sull’interpretazione delle norme che regolano questa complessa materia.

I fatti del caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di un Comune al Commissario per la liquidazione degli usi civici di accertare la natura giuridica (“qualitas soli”) di alcuni terreni, al fine di determinarne la natura allodiale, ovvero di piena proprietà privata e libera da vincoli. A questa iniziativa si opponeva un’entità agraria collettiva, ente esponenziale degli interessi della comunità locale, la quale sosteneva un difetto di giurisdizione del Commissario.

Secondo l’ente, la richiesta del Comune avrebbe dovuto essere indirizzata alla Regione per una verifica amministrativa e non dar luogo a un contenzioso giurisdizionale. Si lamentava, inoltre, che l’azione del Commissario avesse assunto i contorni di un’iniziativa d’ufficio, non ammissibile in un sistema che tutela la terzietà del giudice.

La questione sulla giurisdizione usi civici

Il nodo centrale del ricorso per regolamento di giurisdizione era stabilire se il Commissario avesse il potere di decidere sulla richiesta del Comune o se la questione rientrasse nelle competenze amministrative della Regione. L’ente ricorrente ha sollevato dubbi sulla compatibilità dei poteri officiosi del Commissario con i principi del giusto processo, sanciti dall’art. 111 della Costituzione, che impongono la terzietà e l’imparzialità del giudice.

La difesa dell’ente si basava sull’idea che il contenzioso dovesse nascere dall’iniziativa di un soggetto titolare di un diritto contrapposto, cosa che, a suo dire, il Comune non aveva fatto, manifestando solo un generico interesse all’accertamento. Si sosteneva quindi che la giurisdizione usi civici non potesse essere attivata in assenza di una vera e propria lite tra parti con pretese confliggenti.

La decisione della Corte di Cassazione

Le Sezioni Unite hanno respinto il ricorso, dichiarando infondate le argomentazioni dell’ente e affermando con fermezza la giurisdizione del Commissario per la liquidazione degli usi civici. La Corte ha seguito il suo consolidato orientamento, secondo cui la competenza di tale organo si estende a tutte le controversie relative all’accertamento, valutazione e liquidazione dei diritti di uso civico.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su diversi punti chiave. In primo luogo, ha ribadito che la giurisdizione del Commissario, ai sensi della legge n. 1766/1927, abbraccia ogni controversia sull’esistenza, natura ed estensione dei diritti di uso civico, inclusa la contestazione sulla qualità demaniale del suolo. Tale accertamento, definito “qualitas soli”, è spesso un presupposto logico-giuridico indispensabile per risolvere la controversia principale.

In secondo luogo, la Cassazione ha escluso che il Commissario abbia agito d’ufficio. L’impulso processuale è partito da un’istanza specifica del Comune, un soggetto terzo rispetto al giudice. La successiva chiamata in causa di altri soggetti, come l’ente agrario e la Regione, non trasforma il procedimento in un’azione officiosa, ma rappresenta un corretto esercizio del potere di integrare il contraddittorio.

Infine, la Corte ha precisato che le eccezioni relative alla carenza di legittimazione ad agire (“legittimatio ad causam”) o di interesse ad agire non attengono al riparto di giurisdizione tra diversi ordini giudiziari, ma costituiscono questioni relative alle “condizioni dell’azione”. Spetta quindi al giudice investito della causa, in questo caso il Commissario, valutarne la sussistenza nel merito. Contestare tali condizioni non equivale a contestare la giurisdizione in sé, ma a sollevare una questione che deve essere risolta all’interno di quella stessa giurisdizione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio: la giurisdizione usi civici attribuita ai Commissari specializzati è ampia e onnicomprensiva per le materie di loro competenza. Qualsiasi questione che richieda di accertare la natura di un terreno per risolvere una disputa su diritti collettivi rientra nel loro potere decisionale. La distinzione tra limiti interni (condizioni dell’azione) ed esterni (riparto di giurisdizione) è cruciale: le prime devono essere decise dal giudice competente, senza che la loro eventuale carenza possa essere usata per mettere in discussione la sua stessa giurisdizione. La decisione rafforza la figura del Commissario come giudice specializzato, garante della corretta gestione e tutela di un patrimonio di fondamentale importanza per le comunità locali.

A chi spetta decidere sulle controversie relative agli usi civici?
Secondo la Corte di Cassazione, la giurisdizione per tutte le controversie relative all’accertamento, valutazione e liquidazione dei diritti di uso civico spetta al Commissario per la liquidazione degli usi civici.

L’accertamento della natura giuridica di un terreno (‘qualitas soli’) rientra nella competenza del Commissario?
Sì, la Corte ha confermato che l’accertamento della ‘qualitas soli’ rientra pienamente nella giurisdizione del Commissario, in quanto costituisce spesso un presupposto necessario per risolvere le controversie sugli usi civici.

La mancanza di legittimazione ad agire può essere usata per contestare la giurisdizione di un giudice?
No. La Corte ha chiarito che questioni come la legittimazione o l’interesse ad agire sono ‘condizioni dell’azione’ che devono essere valutate nel merito dal giudice che ha la giurisdizione sulla causa, e non possono essere invocate per negare tale giurisdizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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