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Giurisdizione giudice ordinario: fase esecutiva

Una società fallita, concessionaria di impianti fotovoltaici per un Comune, contesta la risoluzione del contratto. La Cassazione chiarisce che per la fase esecutiva del rapporto, che riguarda diritti e obblighi paritetici, la giurisdizione è del giudice ordinario e non di quello amministrativo, non essendoci esercizio di potere pubblico.

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Giurisdizione Giudice Ordinario: la Cassazione fa chiarezza sulla fase esecutiva delle concessioni

Quando un’impresa ha una controversia con la Pubblica Amministrazione riguardo a un contratto di concessione, una delle prime e più cruciali domande è: a quale giudice rivolgersi? La scelta tra tribunale civile e TAR non è banale e può determinare l’esito del giudizio. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha ribadito un principio fondamentale: per le liti che sorgono nella fase esecutiva del rapporto, la giurisdizione del giudice ordinario è la regola. Analizziamo questa importante decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa: una concessione finita male

La vicenda trae origine da un contratto stipulato nel 2013 tra un Comune e una società energetica. L’accordo prevedeva la costruzione e la gestione ventennale di sette impianti fotovoltaici su aree comunali. In cambio, la società si impegnava a versare un canone annuo di 428.000 euro, mentre il Comune avrebbe ceduto alla società i crediti maturati verso il Gestore dei Servizi Energetici (GSE).

Dopo sette anni, il GSE ha revocato gli incentivi al Comune. Di conseguenza, la società energetica ha sospeso il pagamento del canone annuo. Nel dicembre 2021, il Comune ha reagito avvalendosi di una clausola risolutiva espressa prevista nel contratto, dichiarandolo di fatto terminato.

Il Conflitto tra Giudici: a chi spetta la decisione?

La questione è finita in tribunale. Sia la società che il Comune si sono rivolti al giudice ordinario con procedimenti cautelari. Tuttavia, il Tribunale si è dichiarato privo di giurisdizione, indicando come competente il giudice amministrativo (TAR), poiché si trattava di una concessione di beni e servizi pubblici.

La società, nel frattempo dichiarata fallita, ha quindi riassunto la causa davanti al TAR. A sorpresa, anche il TAR ha sollevato un conflitto, negando la propria giurisdizione. A questo punto, per risolvere l’impasse, la curatela fallimentare della società ha proposto un regolamento preventivo di giurisdizione alla Corte di Cassazione, chiedendo di stabilire definitivamente a chi spettasse la competenza.

La Giurisdizione del Giudice Ordinario nella Fase Esecutiva

Le Sezioni Unite della Cassazione, accogliendo la tesi della società ricorrente e del Procuratore Generale, hanno dichiarato la giurisdizione del giudice ordinario. La Corte ha ribadito un orientamento ormai consolidato, tracciando una linea netta tra la fase pubblicistica (la gara d’appalto) e la fase esecutiva del rapporto contrattuale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La decisione si fonda su una distinzione cruciale. La giurisdizione del giudice amministrativo è prevista quando la Pubblica Amministrazione agisce esercitando il suo potere autoritativo, come avviene nella fase di scelta del contraente o nell’emanazione di provvedimenti di revoca o annullamento d’ufficio. In questi casi, il privato si trova in una posizione di interesse legittimo.

Nel caso in esame, invece, la controversia è sorta dopo la stipula del contratto. Il Comune non ha esercitato un potere pubblico, ma si è avvalso di uno strumento privatistico: la clausola risolutiva espressa, tipica dei contratti tra privati. La disputa verte sull’adempimento delle obbligazioni reciproche (pagamento del canone) e sulle conseguenze del presunto inadempimento. Si tratta quindi di un rapporto paritetico in cui le parti si confrontano su un piano di parità, discutendo di diritti soggettivi di natura patrimoniale. Questo tipo di controversie, che attengono alla vita e all’esecuzione del contratto, rientra a pieno titolo nella giurisdizione del giudice ordinario.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza conferma che la giurisdizione si determina in base al petitum sostanziale, ovvero alla natura della posizione giuridica fatta valere. Se la controversia riguarda la corretta esecuzione di un contratto di concessione, l’adempimento delle obbligazioni, i canoni, le indennità o le conseguenze di un inadempimento, la competenza è del giudice ordinario. L’intervento del giudice amministrativo rimane confinato ai casi in cui l’amministrazione, anche in fase esecutiva, eserciti poteri autoritativi specificamente previsti dalla legge, cosa che in questa vicenda non è avvenuta. Questa pronuncia offre quindi un’importante bussola per imprese e professionisti, chiarendo che la gestione del rapporto contrattuale con la PA, una volta superata la fase della gara, segue le regole e la giurisdizione del diritto comune.

A quale giudice ci si deve rivolgere per una controversia sulla fase esecutiva di un contratto di concessione pubblica?
Secondo la Corte di Cassazione, la controversia deve essere portata davanti al giudice ordinario (il tribunale civile). Questo perché, una volta firmato il contratto, il rapporto tra la Pubblica Amministrazione e il concessionario è considerato paritetico e la lite riguarda diritti e obblighi di natura contrattuale, non l’esercizio di un potere pubblico.

Quando sussiste la giurisdizione del giudice amministrativo in materia di concessioni?
La giurisdizione del giudice amministrativo sussiste nelle fasi in cui la Pubblica Amministrazione esercita un potere autoritativo, come nella procedura di gara per l’affidamento della concessione, o quando emana provvedimenti di revoca o annullamento d’ufficio di atti amministrativi precedenti. In generale, interviene quando si contesta l’esercizio del potere pubblico e non la gestione di un rapporto contrattuale.

Cosa si intende per ‘rapporto paritetico’ in questo contesto?
Per ‘rapporto paritetico’ si intende che, nella fase di esecuzione del contratto, la Pubblica Amministrazione e il privato concessionario si trovano su un piano di parità. L’amministrazione non agisce con poteri di supremazia, ma come una normale parte contrattuale che deve rispettare gli obblighi assunti e può far valere i propri diritti attraverso gli strumenti previsti dal codice civile, come la clausola risolutiva espressa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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