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Giurisdizione giudice amministrativo: il giudicato prevale

Un ex dipendente pubblico chiede di essere ammesso al passivo di un ente in liquidazione per un credito da retribuzione. La Cassazione respinge il ricorso, confermando che la giurisdizione del giudice amministrativo, una volta consolidata da un giudicato, prevale sulla procedura concorsuale. Il Tribunale fallimentare non può riesaminare un diritto già negato in via definitiva dall’organo giurisdizionale competente.

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Giudicato e Giurisdizione: Quando la Decisione Amministrativa Blocca il Credito nel Fallimento

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 26872 del 2024, offre un importante chiarimento sui rapporti tra procedura fallimentare e la giurisdizione del giudice amministrativo. Il caso analizzato dimostra come una sentenza definitiva emessa da un giudice amministrativo possa precludere l’ammissione di un credito al passivo di un ente in liquidazione, anche quando il creditore tenti di rimettere in discussione la giurisdizione stessa. Analizziamo insieme i dettagli di questa complessa vicenda.

I Fatti di Causa

La controversia ha origine dalla domanda di un ex appartenente al corpo militare di un ente parastatale, il quale chiedeva di essere ammesso al passivo della Liquidazione Coatta Amministrativa dell’ente per un credito di oltre 130.000 euro. Tale credito derivava da presunte retribuzioni arretrate, basate sul diritto, a suo dire, di ottenere la promozione al grado di colonnello per un determinato periodo.

Il Tribunale di Roma, investito della questione in sede fallimentare, aveva respinto la domanda per due ragioni fondamentali:
1. Il rapporto di lavoro, essendo di pubblico impiego non contrattualizzato, rientrava nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo.
2. Esisteva già una sentenza, passata in giudicato, emessa da un organo della giustizia amministrativa che aveva negato al lavoratore il diritto alla promozione, e di conseguenza al relativo credito.

Insoddisfatto, il lavoratore ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando una presunta contraddizione nella decisione del Tribunale e contestando l’opponibilità del giudicato amministrativo.

Il Principio del Giudicato sulla Giurisdizione del Giudice Amministrativo

Il cuore della pronuncia della Cassazione risiede nella valorizzazione del principio del giudicato. Il ricorrente sosteneva che il Tribunale fallimentare non potesse, da un lato, dichiarare il proprio difetto di giurisdizione e, dall’altro, decidere nel merito respingendo la domanda. Inoltre, affermava che il giudicato amministrativo non fosse valido perché emesso da un giudice che, a suo parere, non aveva giurisdizione.

La Suprema Corte ha smontato questa tesi, definendola una ‘fallacia’. Gli Ermellini hanno chiarito che, una volta che una sentenza passa in giudicato, l’accertamento in essa contenuto diventa incontestabile. Questo vale non solo per il merito della questione (il diritto alla promozione), ma anche per il presupposto processuale della giurisdizione. In altre parole, il giudicato si forma anche sulla statuizione, implicita o esplicita, relativa alla giurisdizione del giudice che ha emesso la sentenza. Non si può, quindi, rimettere in discussione la giurisdizione negando l’efficacia del giudicato, perché il giudicato stesso ha ‘cristallizzato’ anche la questione della giurisdizione.

La Procedura di Ammissione con Riserva

La Corte ha inoltre precisato il corretto meccanismo di coordinamento tra le giurisdizioni. Quando un credito richiesto in sede fallimentare è contestato e il suo accertamento spetta a un giudice diverso (come in questo caso, il giudice amministrativo), la legge prevede l’istituto dell’ammissione con riserva. Il giudice fallimentare ammette il credito in via provvisoria, in attesa della decisione del giudice competente.

Tuttavia, nel caso di specie, questo meccanismo non era applicabile. Il giudice amministrativo si era già pronunciato con una decisione definitiva e negativa. Di conseguenza, non c’era più alcun evento futuro da attendere. L’accoglimento della domanda era una condizione che si era già constatato non potersi avverare. Pertanto, il Tribunale ha correttamente negato in via definitiva l’ammissione al passivo.

Le Motivazioni della Corte

La Cassazione ha ritenuto infondati entrambi i motivi di ricorso. Sul primo, ha ribadito che non vi è alcuna contraddizione nella decisione del Tribunale. L’aver preso atto del giudicato amministrativo negativo ha reso superfluo il meccanismo dell’ammissione con riserva, portando al rigetto diretto della domanda. La Corte ha sottolineato che l’art. 24 della legge fallimentare, invocato dal ricorrente, riguarda la competenza territoriale del tribunale fallimentare e non il riparto di giurisdizione tra diversi ordini giudiziari.

Sul secondo motivo, relativo alla presunta violazione del contraddittorio per la produzione tardiva della sentenza amministrativa, la Corte ha affermato un principio consolidato: il giudicato esterno è rilevabile d’ufficio dal giudice. La sua importanza pubblicistica trascende la volontà delle parti e non è soggetto a preclusioni processuali. Di conseguenza, il giudice era tenuto a considerarlo, indipendentemente dal momento della sua produzione in giudizio.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza l’intangibilità del giudicato, anche quando questo riguarda questioni di giurisdizione. Stabilisce chiaramente che una volta formatosi un giudicato davanti al giudice amministrativo, il suo contenuto non può essere riesaminato né contestato in sede fallimentare. Per i creditori il cui diritto dipende da una decisione della giustizia amministrativa, questo significa che l’esito di quel giudizio è determinante e vincolante anche ai fini dell’ammissione al passivo. La decisione sottolinea l’importanza di agire correttamente e tempestivamente dinanzi al giudice dotato di giurisdizione, poiché una decisione negativa in quella sede avrà effetti preclusivi in ogni altra procedura.

Quando un credito è contestato in una procedura fallimentare e la decisione spetta a un giudice diverso (es. amministrativo), cosa deve fare il giudice fallimentare?
Il giudice delegato alla procedura concorsuale deve ammettere il credito al passivo ‘con riserva’, come credito condizionato, in attesa che la giurisdizione competente (in questo caso, quella amministrativa) si pronunci sull’effettiva esistenza del diritto.

Un giudicato formatosi davanti al giudice amministrativo può essere messo in discussione davanti al giudice ordinario sostenendo che il primo non aveva giurisdizione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il giudicato si forma (anche) sulla giurisdizione del giudice che ha emesso la sentenza. Pertanto, una volta che la decisione è definitiva, non è più possibile contestare la giurisdizione di quel giudice per negare l’efficacia del giudicato stesso.

La tardiva produzione in giudizio di una sentenza passata in giudicato impedisce al giudice di tenerne conto?
No. Il giudicato esterno, avendo un rilievo pubblicistico, è rilevabile d’ufficio dal giudice e non è soggetto a preclusioni per quanto riguarda la sua allegazione. Pertanto, il giudice deve tenerne conto anche se la sentenza viene prodotta in una fase avanzata del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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