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Giuramento decisorio: no a funzionari pubblici

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della curatela fallimentare di una società contro un ente pubblico regionale. Il punto centrale della decisione riguarda l’inammissibilità del giuramento decisorio deferito a un funzionario pubblico (nella specie, un Assessore pro tempore). La Corte ha stabilito che il funzionario, agendo in virtù di un “munus” pubblico, non ha la libera e autonoma disponibilità dei diritti dell’amministrazione e non può quindi impegnarla con un atto volitivo personale come il giuramento, che ha effetti irrevocabili sul diritto controverso.

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Giuramento Decisorio: La Cassazione Stabilisce l’Inammissibilità per i Funzionari Pubblici

In una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale che interseca il diritto processuale e quello amministrativo, stabilendo un principio di diritto di notevole importanza pratica. La vicenda, che vedeva contrapposti la curatela fallimentare di una società e un ente pubblico regionale, ha offerto l’occasione per chiarire i limiti di uno strumento probatorio antico e potente: il giuramento decisorio. La Corte ha sancito la sua inammissibilità quando questo viene deferito a un funzionario pubblico in relazione a diritti della Pubblica Amministrazione.

La Lunga e Complessa Vicenda Giudiziaria

La controversia trae origine da un contratto stipulato tra una società, poi fallita, e un Assessorato regionale per la promozione di prodotti tipici. A seguito di presunti inadempimenti dell’ente nel saldare il 10% residuo del compenso, la società otteneva un decreto ingiuntivo. L’ente pubblico si opponeva, dando il via a un iter giudiziario che ha attraversato tutti i gradi di giudizio, inclusa una prima pronuncia della Cassazione che aveva rinviato la causa alla Corte d’Appello.

In sede di rinvio, la Corte territoriale respingeva le richieste della curatela fallimentare, ritenendo non provata la corretta esecuzione delle prestazioni e la consegna della documentazione giustificativa richiesta dal contratto. Cruciale, in questa fase, è stato il rigetto della richiesta di ammettere un giuramento decisorio da deferire all’Assessore regionale pro tempore.

L’analisi della Cassazione e il principio sul giuramento decisorio

La curatela fallimentare ha quindi proposto un nuovo ricorso in Cassazione, basato su quattro motivi. I primi due, relativi all’omesso esame di fatti e alla violazione delle norme sulla valutazione delle prove, sono stati giudicati inammissibili in quanto miravano a una rivalutazione del merito dei fatti, preclusa in sede di legittimità. Il quarto, relativo a un presunto vizio di ultrapetizione sulle spese legali, è stato anch’esso respinto.

Il fulcro della decisione: il giuramento decisorio e il “munus” pubblico

Il terzo motivo, cuore della pronuncia, contestava il rigetto della richiesta di giuramento decisorio. La ricorrente sosteneva erroneamente una distinzione tra la capacità richiesta per deferire il giuramento e quella per prestarlo.

La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per enunciare un principio di diritto chiaro e definitivo. Il giuramento decisorio, sia deferito che riferito, è uno strumento che presuppone, quale condizione imprescindibile, la capacità della parte di disporre liberamente e autonomamente del diritto in contestazione. Questo perché l’esito del giuramento determina in modo irrevocabile la sorte della lite.

Un funzionario pubblico, come un Assessore regionale, quando agisce in nome e per conto dell’amministrazione, è titolare di un “munus pubblico”. Non ha la libera disponibilità dei diritti dell’ente, poiché il suo agire non è espressione di una volontà autonoma e personale, ma è vincolato al perseguimento dell’interesse pubblico e al rispetto di procedure amministrative definite. L’azione amministrativa deve essere trasparente, motivata e ripercorribile, caratteristiche incompatibili con un atto puramente volitivo e insindacabile come la prestazione di un giuramento.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando la natura stessa dell’istituto. Il giuramento decisorio ha effetti sostanziali e irrevocabili che non possono scaturire da un atto volitivo di un singolo individuo che non ha la piena titolarità del diritto. La responsabilità penale per falso giuramento, che funge da contraltare alla libertà dell’atto, non è sufficiente a bilanciare l’assenza di un fondamento deliberativo e procedurale tipico dell’agire amministrativo.

In sintesi, la libera disponibilità del diritto, richiesta dagli articoli 2737 e 2731 del codice civile, non appartiene alla persona fisica che ricopre un incarico pubblico. Di conseguenza, il giuramento decisorio non può essere ammesso nei suoi confronti per controversie relative a diritti della Pubblica Amministrazione.

Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione rafforza la distinzione tra la sfera di azione del privato e quella del pubblico funzionario. Viene stabilito che strumenti processuali basati sulla libera disposizione del diritto, come il giuramento decisorio, sono strutturalmente incompatibili con l’esercizio di una funzione pubblica. La decisione tutela l’interesse pubblico, assicurando che i diritti della collettività non possano essere decisi da un atto di volontà individuale, ma solo attraverso procedimenti amministrativi trasparenti e controllabili. Questo principio fornisce un importante orientamento per tutte le controversie che vedono contrapposte parti private e la Pubblica Amministrazione.

È possibile deferire un giuramento decisorio a un funzionario pubblico, come un Assessore regionale, per questioni relative al suo incarico?
No, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito che deve escludersi l’ammissibilità del giuramento decisorio, deferito o riferito, nei confronti della persona fisica che ricopre una pubblica funzione o un pubblico incarico, in relazione a diritti della pubblica amministrazione.

Perché un funzionario pubblico non può prestare giuramento decisorio?
Un funzionario pubblico non può prestare giuramento decisorio perché, in qualità di titolare di un “munus” pubblico, non ha la libera e autonoma disponibilità del diritto controverso. Il suo agire è vincolato al perseguimento dell’interesse pubblico e a procedure amministrative, e non può essere determinato da un atto di volontà puramente personale e irrevocabile come il giuramento.

La critica alla valutazione delle prove da parte del giudice di merito è un motivo valido per un ricorso in Cassazione?
No, di regola la critica alla valutazione delle prove non è un motivo valido. La Corte di Cassazione ha ribadito che l’apprezzamento delle prove effettuato dal giudice di merito non è sindacabile in sede di legittimità, a meno che la censura non riguardi una violazione di specifiche norme di legge sulla prova (es. prova legale) o l’omesso esame di un fatto storico decisivo, nei rigorosi limiti previsti dall’art. 360, n. 5, c.p.c.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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