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Giuramento decisorio: Cassazione cambia le regole

Un avvocato chiede l’ammissione al passivo fallimentare per un credito professionale. Il curatore eccepisce la prescrizione presuntiva e, deferito un giuramento decisorio, dichiara di ignorare se il pagamento sia avvenuto. La Cassazione, ribaltando un orientamento precedente, stabilisce che tale dichiarazione di ignoranza equivale a un mancato giuramento, con conseguenze negative per la massa fallimentare e favorevoli per il creditore. La Corte accoglie il ricorso e rinvia la causa al Tribunale.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Giuramento Decisorio nel Fallimento: la Cassazione Ribalta le Regole

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 12956/2024, interviene su un tema cruciale nelle procedure fallimentari: gli effetti del giuramento decisorio deferito al curatore. La sentenza chiarisce che la dichiarazione di ignoranza del curatore riguardo a un pagamento non è più una mossa neutra, ma determina una sconfitta processuale per la massa fallimentare. Questo cambio di rotta, allineato a un precedente intervento delle Sezioni Unite, rafforza la posizione dei creditori che si scontrano con l’eccezione di prescrizione presuntiva.

I Fatti di Causa

Un avvocato aveva richiesto l’ammissione al passivo del fallimento di una società per un cospicuo credito derivante da prestazioni professionali. Il curatore fallimentare si era opposto, eccependo la prescrizione presuntiva triennale per una parte del compenso, quella relativa a un’attività stragiudiziale. La prescrizione presuntiva, prevista dall’art. 2956 c.c., si basa sulla supposizione che certi debiti, derivanti da rapporti che si estinguono rapidamente, siano stati pagati.

Per superare tale eccezione, l’avvocato ha utilizzato l’unica arma a sua disposizione: il giuramento decisorio. Ha chiesto al curatore di giurare che il compenso fosse stato pagato. Il curatore, non essendo a conoscenza diretta dei fatti pregressi della società, ha prestato un giuramento “de scientia”, dichiarando di non sapere se il pagamento fosse avvenuto. Il tribunale di merito, seguendo un orientamento più datato, ha interpretato questa dichiarazione come un giuramento negativo, rigettando la domanda del creditore.

Il Giuramento Decisorio e il Nuovo Principio di Diritto

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’avvocato, ribaltando completamente la decisione. Il punto centrale della controversia ruota attorno all’interpretazione dell’art. 2960 c.c. e agli effetti della dichiarazione del curatore. La Corte ha richiamato il recente e fondamentale arresto delle Sezioni Unite (sentenza n. 25442/2023), che ha risolto il contrasto giurisprudenziale sul tema.

Il principio affermato è il seguente: quando in una controversia fallimentare il creditore deferisce il giuramento decisorio e il curatore dichiara di non sapere se il pagamento sia avvenuto, tale dichiarazione produce gli effetti del “mancato giuramento”. In termini processuali, il mancato giuramento determina la piena vittoria della parte che lo aveva deferito. Di conseguenza, la posizione del creditore risulta fondata e il suo credito deve essere ammesso al passivo.

Le Motivazioni

La motivazione di questo cambio di indirizzo risiede nella natura stessa del giuramento e nel ruolo del curatore. Il curatore, agendo come parte processuale in rappresentanza della massa dei creditori, non può trincerarsi dietro la sua personale non conoscenza dei fatti per pregiudicare il diritto di un singolo creditore. La legge offre al creditore, di fronte all’eccezione di prescrizione presuntiva, il giuramento come unico strumento di prova.

Permettere al curatore di eludere questo strumento con una dichiarazione di ignoranza svuoterebbe di significato la tutela accordata al creditore. Pertanto, la sua dichiarazione di non sapere non è equiparabile a un giuramento con esito negativo (cioè l’affermazione che il debito è stato pagato), ma a un rifiuto di giurare. E la legge stabilisce che chi si rifiuta di giurare, perde la causa su quel punto.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio di fondamentale importanza pratica. I creditori che agiscono per l’ammissione al passivo fallimentare e si vedono opporre la prescrizione presuntiva hanno ora uno strumento più efficace. Il giuramento decisorio non può più essere neutralizzato dalla semplice dichiarazione di ignoranza del curatore. Quest’ultimo, di fronte al deferimento del giuramento, si trova di fronte a una scelta netta: o giurare che il debito è stato estinto (con tutte le responsabilità del caso) o subire le conseguenze negative del mancato giuramento. La sentenza rappresenta un passo avanti nella tutela del credito e nella chiarezza delle regole processuali all’interno delle procedure concorsuali.

Cosa succede se il curatore fallimentare, di fronte a un giuramento decisorio, dichiara di non sapere se il debito è stato pagato?
Secondo la Corte di Cassazione, tale dichiarazione produce gli effetti di un “mancato giuramento”. Di conseguenza, la causa viene decisa in senso sfavorevole alla massa fallimentare e favorevole al creditore che aveva richiesto il giuramento.

Perché la dichiarazione di ignoranza del curatore non estingue il credito soggetto a prescrizione presuntiva?
Perché la giurisprudenza ha stabilito che la dichiarazione di ignoranza equivale a un rifiuto di prestare giuramento. La legge prevede che la parte che si rifiuta di giurare perda la causa relativamente al fatto oggetto del giuramento stesso, pertanto il credito viene considerato provato.

La Corte ha analizzato anche la quantificazione dei compensi professionali?
Sì, l’ordinanza ha esaminato anche altri due aspetti. Ha ritenuto fondato il motivo di ricorso relativo a una motivazione contraddittoria del tribunale sulla riduzione del compenso ai minimi tariffari. Ha invece dichiarato inammissibile il motivo contro la riduzione del 30% del compenso, applicata perché l’avvocato aveva assistito più società con identica posizione processuale, ritenendola corretta secondo la normativa tariffaria applicabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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