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Gestione Separata: obbligo per amministratori di società

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’attività di amministratore di società di capitali comporta l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS, a prescindere da una precedente cancellazione volontaria. La Corte ha respinto il ricorso di un amministratore che chiedeva il rimborso dei contributi versati, affermando che è la natura oggettiva dell’attività svolta a determinare l’obbligo contributivo, qualificandola come rapporto di collaborazione coordinata e continuativa.

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Gestione Separata INPS: L’Obbligo Contributivo per gli Amministratori di Società

L’iscrizione alla Gestione Separata dell’INPS rappresenta un tema cruciale per molte figure professionali, in particolare per gli amministratori di società di capitali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’obbligo di versare i contributi sorge dalla natura stessa dell’attività svolta, rendendo irrilevante una precedente cancellazione volontaria dal fondo. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Rimborso

Il caso esaminato dalla Corte riguarda un amministratore di una società per azioni che aveva richiesto la restituzione dei contributi versati alla Gestione Separata INPS per il periodo dal 2008 al 2011. La sua richiesta si fondava sul fatto che, anni prima, si era volontariamente cancellato da tale gestione. Secondo il ricorrente, la sua attività non era qualificabile come lavoro parasubordinato e, pertanto, non sussisteva l’obbligo di iscrizione e contribuzione.

La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva già respinto la richiesta dell’amministratore, sostenendo che i contributi fossero dovuti. La Corte territoriale aveva sottolineato che l’obbligatorietà dell’iscrizione derivava direttamente dall’attività esercitata e che la cancellazione precedente non aveva alcun effetto estintivo sull’obbligo contributivo sorto successivamente.

La Decisione della Cassazione e l’Obbligo di iscrizione alla Gestione Separata

L’amministratore ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, ma il suo ricorso è stato respinto. La Suprema Corte ha confermato in toto la linea della Corte d’Appello, chiarendo in modo definitivo la questione.

L’irrilevanza della cancellazione volontaria

Il punto centrale della decisione è che l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata non è un atto volontario, ma una conseguenza diretta prevista dalla legge quando si svolge una determinata attività. Nel caso di specie, l’attività di amministratore di una società di capitali è normativamente qualificata come un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa. Pertanto, nel momento in cui un soggetto assume tale carica, sorge automaticamente l’obbligo di iscrizione e di versamento dei relativi contributi. L’aver ottenuto in passato la cancellazione dalla gestione è un fatto irrilevante se, in un momento successivo, si intraprende un’attività che la legge assoggetta a tale obbligo.

La natura dell’attività di amministratore

La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato secondo cui l’amministratore di società è da considerare titolare di un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa. Questo inquadramento fa scattare l’applicazione dell’art. 2, comma 26, della Legge n. 335/1995, che ha istituito la Gestione Separata proprio per assicurare una copertura previdenziale a queste figure professionali. Di conseguenza, il solo dato oggettivo dello svolgimento dell’attività di amministratore è sufficiente a far sorgere l’obbligo contributivo.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione respingendo le argomentazioni del ricorrente. In primo luogo, ha chiarito che il riferimento a una sentenza delle Sezioni Unite (n. 1545/2017), citata dal ricorrente, non era pertinente, poiché quel caso riguardava il diverso tema dell’esecuzione forzata e del principio di immedesimazione organica, e non il rapporto previdenziale. Per la disciplina previdenziale, invece, la giurisprudenza costante considera l’amministratore un collaboratore coordinato e continuativo, con conseguente obbligo di iscrizione. Correttamente, quindi, la Corte d’appello ha ritenuto obbligatoria l’iscrizione, considerando decisivo il solo dato oggettivo dello svolgimento dell’attività di amministratore.
Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla condanna alle spese legali, è stato respinto come conseguenza diretta del rigetto del motivo principale, applicando il principio della soccombenza.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio di estrema importanza per tutti gli amministratori di società di capitali. La decisione chiarisce che l’obbligo contributivo verso la Gestione Separata non dipende da una scelta individuale, ma è una conseguenza legale e automatica dell’assunzione della carica. Chiunque ricopra il ruolo di amministratore, anche se in passato si fosse cancellato da tale gestione, è tenuto a iscriversi nuovamente e a versare i contributi previdenziali. La sentenza serve da monito: la valutazione dell’obbligo contributivo deve basarsi esclusivamente sulla natura dell’attività effettivamente svolta, e non su atti o dichiarazioni precedenti.

L’amministratore di una società per azioni è obbligato a iscriversi alla Gestione Separata INPS?
Sì, secondo la Corte di Cassazione l’attività di amministratore in una società di capitali è qualificata come un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, che obbliga all’iscrizione e al versamento dei contributi alla Gestione Separata.

Se un amministratore si è cancellato dalla Gestione Separata in passato, deve comunque versare i contributi se continua a svolgere l’attività?
Sì. La Corte ha stabilito che una precedente cancellazione è irrilevante. L’obbligo di iscrizione sorge automaticamente nel momento in cui si inizia a svolgere un’attività che la legge assoggetta a contribuzione, come quella di amministratore.

Perché l’attività di amministratore di società è considerata una collaborazione coordinata e continuativa ai fini previdenziali?
La giurisprudenza consolidata, richiamata nella decisione, considera l’incarico di amministratore come un rapporto che, per sue caratteristiche intrinseche, rientra nella categoria delle collaborazioni coordinate e continuative, facendo scattare l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata previsto dall’art. 2, co. 26 della L. 335/95.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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