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Garanzia pubblica: diritto autonomo del Fondo al passivo

La Corte di Cassazione ha stabilito che il credito derivante dall’escussione di una garanzia pubblica è autonomo e privilegiato. Pertanto, l’ente che ha pagato il debito può insinuarsi al passivo del fallimento con una propria domanda, senza che ciò costituisca una duplicazione del credito originario della banca finanziatrice. Questa decisione chiarisce che il diritto del Fondo di garanzia non è una semplice surroga, ma un nuovo diritto sorto per ripristinare le risorse pubbliche.

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Garanzia pubblica: il Fondo ha un diritto autonomo di insinuarsi al passivo fallimentare

L’intervento dello Stato a sostegno delle imprese tramite una garanzia pubblica su finanziamenti bancari genera importanti questioni legali, specialmente in caso di fallimento dell’impresa beneficiaria. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce la natura del diritto che sorge in capo al Fondo garante quando questo è chiamato a onorare il proprio impegno. La Corte ha stabilito che il Fondo acquisisce un diritto di credito autonomo e privilegiato, che può essere fatto valere direttamente nella procedura fallimentare, senza incorrere in una duplicazione del credito originario della banca.

I Fatti di Causa: un’opposizione allo stato passivo

Una società, dopo aver ottenuto due finanziamenti da una banca, garantiti da un fondo pubblico gestito da un ente specializzato, veniva dichiarata fallita. A seguito dell’inadempimento della società, la banca escuteva la garanzia e l’ente garante provvedeva al pagamento della quota garantita. Successivamente, l’Agente della riscossione, per conto del Fondo, presentava domanda di insinuazione al passivo del fallimento per recuperare le somme versate.

La Decisione del Tribunale: il timore di una duplicazione del credito

Il Tribunale di primo grado rigettava la domanda, ritenendola inammissibile. Secondo i giudici, l’ente garante avrebbe dovuto agire in surroga, ai sensi dell’art. 115 della legge fallimentare, subentrando nella posizione già ammessa (seppur parzialmente) della banca finanziatrice. Presentare una nuova e autonoma domanda di ammissione, secondo il Tribunale, avrebbe comportato una illegittima duplicazione dello stesso credito nel passivo fallimentare.

L’Analisi della Cassazione: la natura autonoma del credito da garanzia pubblica

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato la prospettiva del Tribunale, accogliendo il ricorso dell’Agente della riscossione. I giudici supremi hanno chiarito che il diritto esercitato dal Fondo di garanzia pubblica non è una semplice surrogazione nel credito originario della banca, ma un diritto nuovo, autonomo e distinto.

Distinzione dalla Surrogazione Ordinaria

La surrogazione ordinaria (art. 1203 c.c.) implica che chi paga un debito altrui subentra nella stessa identica posizione del creditore originario, con le medesime garanzie e limitazioni. Nel caso della garanzia pubblica, invece, la legge stessa crea un diritto diverso. Questo diritto sorge ex lege nel momento in cui il Fondo paga la banca, e ha uno scopo preciso: non tanto recuperare il finanziamento originario, quanto piuttosto riacquisire le risorse pubbliche impiegate per sostenere l’economia.

La Nascita di un Diritto Privilegiato e Indipendente

A differenza del credito della banca, che è spesso chirografario (cioè non assistito da privilegi), il credito del Fondo è assistito da privilegio sin dalla sua nascita. Questo significa che, nella ripartizione delle somme ricavate dalla liquidazione fallimentare, il credito del Fondo ha la precedenza su altri crediti. La Corte ha sottolineato che questo meccanismo è previsto da norme specifiche (come il D.Lgs. 123/1998) volte a tutelare l’integrità dei fondi pubblici di sostegno alle imprese.

le motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su una solida base normativa e giurisprudenziale. Ha evidenziato che l’operazione di garanzia pubblica non crea un rapporto di coobbligazione solidale tra il Fondo e l’impresa fallita. Di conseguenza, non si applicano le norme fallimentari (art. 61 l.fall.) che limitano il diritto di regresso tra coobbligati. Il diritto del Fondo è autonomo, sorto al momento dell’escussione della garanzia, e ha una natura pubblicistica. Il suo obiettivo è la restituzione di fondi pubblici, non il soddisfacimento di un credito privato. L’escussione della garanzia estingue parzialmente il credito della banca, e in quella stessa misura fa sorgere il nuovo e diverso diritto del Fondo. Pertanto, non vi è alcuna duplicazione: il passivo fallimentare viene semplicemente modificato, con la sostituzione di un credito (quello del Fondo, privilegiato) a una porzione di un altro (quello della banca, chirografario).

le conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, rafforza la posizione dei fondi di garanzia pubblica nelle procedure concorsuali, garantendo loro un trattamento privilegiato per il recupero delle somme erogate. In secondo luogo, fa chiarezza per i curatori fallimentari, che ora hanno una linea guida precisa su come trattare queste specifiche domande di insinuazione. Per le imprese, infine, emerge la consapevolezza che l’intervento di una garanzia statale non è un’assicurazione a fondo perduto, ma un meccanismo che, in caso di default, attiva un credito pubblico forte e privilegiato, finalizzato a preservare le risorse della collettività.

Quando un fondo di garanzia pubblica paga una banca per un prestito non onorato da un’impresa poi fallita, può presentare una propria domanda di ammissione al passivo?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che il Fondo può e deve presentare una propria domanda di ammissione al passivo, in quanto il suo è un diritto autonomo e distinto da quello della banca originaria.

Il credito del fondo di garanzia è una semplice surroga nel credito della banca?
No. La Corte ha chiarito che non si tratta di una surrogazione, ma della nascita di un nuovo diritto, autonomo e con natura privilegiata, che sorge per legge (ex lege) nel momento in cui il Fondo effettua il pagamento a seguito dell’escussione della garanzia.

La domanda di ammissione del fondo di garanzia crea una duplicazione di crediti nel passivo fallimentare?
No. Secondo la Corte, non si verifica alcuna duplicazione. Il pagamento da parte del Fondo estingue, per la parte corrispondente, il credito della banca. Al posto di quella porzione di credito estinto sorge il nuovo credito del Fondo. Si tratta quindi di una modifica qualitativa e soggettiva dello stato passivo, non di un suo ingiustificato aumento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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