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Garanzia fideiussoria: quando è valida la diffida?

Un’impresa di assicurazioni nega il pagamento di una garanzia fideiussoria sostenendo che il contratto preliminare fosse già risolto prima del fallimento del costruttore. La Corte di Cassazione respinge il ricorso, chiarendo che una diffida ad adempiere, per causare la risoluzione del contratto, deve contenere un’esplicita avvertenza. In assenza di tale avvertenza, il contratto era ancora in vigore al momento della crisi, rendendo la garanzia pienamente efficace.

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Garanzia Fideiussoria per Immobili da Costruire: La Cassazione sui Requisiti della Diffida

L’acquisto di un immobile su carta comporta dei rischi, primo tra tutti il fallimento del costruttore. Per tutelare gli acquirenti, la legge prevede l’obbligo di una garanzia fideiussoria a copertura delle somme versate prima del rogito. Ma cosa succede se il contratto si risolve prima del fallimento? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui requisiti formali della diffida ad adempiere e sulla sua incidenza sull’efficacia della polizza.

Il Contesto: Contratti Preliminari e la Crisi del Costruttore

La vicenda ha origine dalla stipula di diversi contratti preliminari per la compravendita di immobili tra alcuni acquirenti e una società costruttrice. Come per legge, la società venditrice aveva consegnato agli acquirenti una polizza fideiussoria, rilasciata da una nota compagnia assicurativa, per garantire la restituzione delle somme versate in caso di “situazione di crisi” dell’impresa, come previsto dal D.Lgs. 122/2005.

Il termine per la stipula del contratto definitivo non veniva rispettato e, successivamente, la società costruttrice veniva dichiarata fallita. A questo punto, gli acquirenti escutevano la garanzia per recuperare i loro acconti. Tuttavia, la compagnia di assicurazioni si opponeva al pagamento.

La Posizione dell’Assicurazione e la Controversia sulla Risoluzione del Contratto

La tesi della compagnia assicurativa era netta: la garanzia fideiussoria non era più operante perché, prima della dichiarazione di fallimento, gli acquirenti avevano inviato alla società costruttrice una diffida ad adempiere. Secondo l’assicurazione, questa diffida aveva causato la risoluzione di diritto dei contratti preliminari. Poiché la garanzia copre solo i contratti in essere al momento della crisi, la sua efficacia sarebbe venuta meno. Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano però respinto questa interpretazione, condannando l’assicurazione al pagamento.

L’Analisi della Corte: I Requisiti della Garanzia Fideiussoria e la Diffida

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha esaminato in via prioritaria il motivo di ricorso relativo alla violazione dell’art. 1454 c.c., che disciplina la diffida ad adempiere. La decisione si è concentrata sulla validità ed efficacia della comunicazione inviata dagli acquirenti al costruttore.

La Mancanza dell’Ammonimento Esplicito

La Suprema Corte ha stabilito che, per produrre l’effetto risolutivo automatico del contratto, la diffida ad adempiere deve contenere tre elementi essenziali:
1. L’intimazione ad adempiere.
2. L’assegnazione di un congruo termine.
3. L’ammonimento esplicito che, decorso inutilmente tale termine, il contratto si intenderà risolto.

Nel caso di specie, la missiva inviata dagli acquirenti, pur intimando l’adempimento, era priva del terzo requisito fondamentale. La comunicazione si limitava a specificare che, in caso di ulteriore inadempimento, i clienti si sarebbero riservati di “agire a tutela dei propri diritti, ragioni e azioni, quali, ad esempio, l’escussione delle garanzie fideiussorie e il risarcimento di tutti danni subiti e subendi”.

Le Motivazioni della Decisione

I giudici di legittimità hanno chiarito che una simile formulazione non equivale alla dichiarazione di voler risolvere il contratto. Anzi, prospettare azioni come l’escussione della garanzia presuppone che il contratto sia ancora efficace. La volontà di risolvere il contratto deve essere manifestata in modo univoco e non può essere dedotta implicitamente o manifestata in un momento successivo alla diffida stessa.

Poiché la diffida era inefficace a produrre la risoluzione, i contratti preliminari dovevano considerarsi ancora pienamente validi ed efficaci al momento della dichiarazione di fallimento del costruttore. Di conseguenza, si era verificata la “situazione di crisi” prevista dalla legge che attiva la garanzia fideiussoria. La tesi della compagnia assicurativa è stata quindi respinta e il suo ricorso rigettato, con conseguente conferma della condanna al pagamento in favore degli acquirenti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Acquirenti

Questa ordinanza offre un importante insegnamento pratico. Chi intende risolvere un contratto per inadempimento attraverso una diffida ad adempiere deve prestare la massima attenzione alla sua formulazione. È indispensabile includere l’esplicita e inequivocabile avvertenza che la mancata prestazione nel termine assegnato comporterà la risoluzione automatica del contratto. In assenza di questa dicitura, la diffida si configura come una semplice costituzione in mora, senza effetti risolutori, e il contratto rimane in vita. Per gli acquirenti di immobili da costruire, ciò significa che una diffida non correttamente formulata non pregiudica l’efficacia della polizza fideiussoria in caso di successivo fallimento del venditore.

Cosa è necessario affinché una diffida ad adempiere risolva automaticamente un contratto?
Per produrre l’effetto risolutivo automatico, la diffida deve contenere non solo l’intimazione ad adempiere entro un certo termine, ma anche l’esplicito e inequivocabile avvertimento (ammonimento) che, in caso di mancato adempimento, il contratto si considererà risolto di diritto.

Una diffida ad adempiere priva dell’avviso di risoluzione rende inefficace la garanzia fideiussoria?
No. Secondo la Corte, una diffida priva dell’esplicito avvertimento della risoluzione non risolve il contratto, che rimane quindi in vigore. Di conseguenza, se successivamente interviene una ‘situazione di crisi’ del costruttore (come il fallimento), la garanzia fideiussoria rimane pienamente efficace e può essere escussa dall’acquirente.

Perché la Corte ha ritenuto che i contratti fossero ancora validi al momento del fallimento?
La Corte ha ritenuto i contratti ancora validi perché la comunicazione inviata dagli acquirenti al costruttore non conteneva l’avvertimento che il contratto si sarebbe risolto in caso di inadempimento. Si limitava a manifestare l’intenzione di agire per tutelare i propri diritti, come l’escussione delle garanzie, il che presuppone un contratto ancora esistente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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