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Garanzia con firme false: la Cassazione interviene

La Cassazione ha stabilito che un creditore non può far valere una garanzia con firme false, anche se parzialmente. La presenza di firme apocrife in un’operazione negoziale complessa impone una valutazione sulla buona fede del creditore e sulla meritevolezza dell’intera operazione, non potendosi applicare la regola della nullità parziale. La Corte ha cassato la sentenza che condannava i garanti al pagamento, rinviando alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Garanzia con firme false: La Buona Fede del Creditore Sotto Esame

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6002 del 2024, ha affrontato un caso cruciale riguardante la validità di una garanzia con firme false. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: la scoperta di firme apocrife in un’operazione finanziaria complessa non può essere liquidata come una semplice nullità parziale, ma impone una valutazione complessiva sulla correttezza e buona fede del creditore.

I Fatti: Una Complessa Operazione di Leasing e Garanzie Viziate

Una società di leasing aveva ottenuto un decreto ingiuntivo contro due garanti per il mancato pagamento dei canoni relativi a quattro contratti di locazione finanziaria stipulati da un’azienda terza, successivamente fallita. I garanti si opponevano, sollevando diverse eccezioni. In particolare, una perizia calligrafica (CTU) disposta nel corso del primo grado di giudizio aveva accertato che:

* Le firme apposte a nome di un altro garante coinvolto nel procedimento erano completamente false.
* Le firme di uno degli attuali ricorrenti, apposte in calce alle clausole vessatorie di uno dei contratti, erano anch’esse false.
* La firma su un altro contratto era di un omonimo di uno dei garanti.

Nonostante questi accertamenti, la Corte d’Appello aveva confermato la condanna al pagamento, qualificando i contratti come ‘garanzie autonome a prima richiesta’ e ritenendo irrilevante la falsità parziale delle firme ai fini della validità complessiva dell’obbligazione, escludendo una violazione dei doveri di buona fede da parte della società creditrice.

La Decisione della Cassazione: Oltre la Nullità Parziale

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dei garanti. Il punto centrale della sentenza non è stabilire se la parte ‘sana’ del contratto possa sopravvivere a quella ‘viziata’, ma valutare la condotta del creditore nell’ambito dell’intera operazione negoziale.

I giudici hanno chiarito che la questione non andava affrontata in termini di ‘nullità parziale’, bensì di violazione del dovere di buona fede (art. 1175 e 1375 c.c.). La società di leasing, infatti, ha cercato di far valere delle garanzie basate su contratti le cui firme erano state accertate come false, firme che, peraltro, erano state autenticate da un funzionario della stessa società finanziatrice.

Le Motivazioni: La Violazione della Buona Fede e la Garanzia con firme false

La Corte di Cassazione ha sottolineato come i vari contratti di garanzia, sebbene distinti, facessero parte di un’unica operazione negoziale finalizzata a garantire i contratti di leasing. La presenza di una garanzia con firme false all’interno di questo schema unitario getta un’ombra sull’intera operazione.

Secondo la Corte, non si può ‘epurare’ l’operazione dalle parti viziate e considerarla valida per il resto. Il creditore, consapevole (o che avrebbe dovuto esserlo, usando l’ordinaria diligenza) della falsità delle firme, avrebbe dovuto rinegoziare o regolarizzare i contratti, anziché pretenderne l’esecuzione. Insistere nell’esecuzione di contratti con tali vizi costituisce una violazione del principio di buona fede.

Il giudice di merito, pertanto, dovrà condurre una nuova valutazione complessiva dell’intera operazione per stabilire se la condotta della società creditrice sia stata conforme a buona fede e se l’operazione, nel suo insieme, sia meritevole di tutela giuridica.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche per gli istituti di credito e per i garanti. Sancisce che la responsabilità del creditore non si ferma alla mera verifica formale dei documenti. Un creditore che utilizza contratti con firme apocrife, specialmente se autenticate da propri dipendenti, rischia di vedere invalidata l’intera operazione negoziale per violazione del principio di buona fede.

Per i garanti, questa pronuncia rafforza la tutela contro pratiche scorrette, affermando che non sono tenuti a onorare un’obbligazione nata da un contesto contrattuale viziato dalla falsità e dalla negligenza del creditore. La valutazione non deve essere frammentaria, ma deve considerare l’operazione nel suo complesso, proteggendo la parte che subisce le conseguenze di una condotta contraria a correttezza.

Una garanzia con firme false è sempre nulla?
Secondo questa sentenza, la presenza di firme false non porta automaticamente a una ‘nullità parziale’, ma impone una valutazione più ampia. Il giudice deve verificare se il creditore ha agito in buona fede e se l’intera operazione negoziale, considerata nel suo complesso, sia meritevole di tutela legale.

Se solo una parte delle firme su un contratto di garanzia è falsa, il resto del contratto rimane valido?
Non necessariamente. La Corte di Cassazione ha stabilito che non si può semplicemente ‘salvare’ la parte valida del contratto ignorando quella viziata. Se la falsità delle firme si inserisce in un’operazione negoziale unica e rivela una condotta del creditore contraria a buona fede, l’intera operazione può essere considerata non meritevole di tutela.

Quale dovere ha il creditore quando si accorge della possibile falsità delle firme su una garanzia?
Il creditore che viene a conoscenza, o che con l’ordinaria diligenza dovrebbe conoscere, della falsità di firme su contratti di garanzia, ha il dovere di agire con correttezza. Secondo la Corte, dovrebbe astenersi dal pretendere l’esecuzione del contratto e, invece, attivarsi per rinegoziare o regolarizzare la situazione contrattuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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