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Frazionamento del credito: le Sezioni Unite decideranno

Un’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione affronta il tema del frazionamento del credito. Un fornitore di servizi sanitari ha intentato due cause separate per due mensilità consecutive contro una ASL. Le corti di merito hanno dichiarato la domanda inammissibile per abuso del processo. Data l’esistenza di un contrasto giurisprudenziale sulle conseguenze di tale condotta (inammissibilità della domanda contro sanzione solo sulle spese processuali), la Prima Sezione Civile ha rimesso la questione alle Sezioni Unite per una decisione definitiva.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Frazionamento del Credito: La Cassazione Interroga le Sezioni Unite sul Futuro delle Cause

Il tema del frazionamento del credito torna al centro del dibattito giuridico con un’ordinanza cruciale della Corte di Cassazione. La questione è tanto tecnica quanto di impatto pratico: quali sono le conseguenze per un creditore che, invece di chiedere tutto il suo dovuto in un’unica causa, decide di spezzettare la sua pretesa in più azioni legali? La risposta non è scontata e vede contrapporsi due visioni opposte. Con l’ordinanza in esame, la Prima Sezione Civile ha deciso di passare la parola alle Sezioni Unite, affinché venga fatta chiarezza una volta per tutte.

I fatti del caso

La vicenda nasce da un rapporto contrattuale tra un centro sanitario privato e un’azienda sanitaria locale (ASL). Il centro, creditore di somme per prestazioni sanitarie erogate, decide di agire in giudizio per ottenere il pagamento di due mensilità distinte, ottobre e novembre 2008. Invece di unire le pretese in un unico ricorso, presenta due richieste separate per decreto ingiuntivo nello stesso giorno.

Mentre il decreto per la mensilità di ottobre non viene opposto e diventa definitivo, quello per novembre viene contestato dalla ASL. L’azienda sanitaria eccepisce l’abuso del processo, sostenendo che il centro creditore abbia illegittimamente frazionato un credito unitario. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello accolgono questa tesi, dichiarando la domanda ‘improponibile’, ovvero inammissibile nel merito.

La decisione della Corte di Cassazione e il contrasto giurisprudenziale

Giunto in Cassazione, il caso ha fatto emergere un profondo contrasto interno alla stessa Corte Suprema. Invece di decidere il ricorso, i giudici hanno redatto un’ordinanza interlocutoria per rimettere la questione alle Sezioni Unite. Il dilemma è il seguente: l’abusivo frazionamento del credito deve essere punito con la sanzione più grave, l’improponibilità della domanda, o con una misura più mite, come la condanna aggravata alle spese processuali?

L’orientamento rigoroso: l’improponibilità della domanda

Una parte della giurisprudenza, che trova il suo fondamento in una storica sentenza delle Sezioni Unite del 2007 (n. 23726), sostiene che la parcellizzazione del credito costituisca un abuso del processo. Tale condotta viola i principi di correttezza e buona fede, aggravando inutilmente la posizione del debitore (costretto a difendersi in più giudizi) e congestionando il sistema giudiziario. La sanzione adeguata, secondo questa visione, è l’improponibilità della domanda. Ciò significa che il creditore perde il diritto di agire in giudizio per quella frazione di credito, con una conseguenza molto pesante sul suo diritto sostanziale.

L’orientamento mite: la sanzione solo sulle spese

Un’altra corrente, emersa più di recente, ritiene la sanzione dell’improponibilità sproporzionata e potenzialmente lesiva del diritto di accesso alla giustizia, tutelato anche a livello europeo (art. 6 CEDU). Secondo questo orientamento, l’abuso non risiede nell’esercizio del diritto in sé, ma nelle sue modalità. Pertanto, la sanzione dovrebbe colpire solo gli effetti distorsivi della condotta, ad esempio attraverso la gestione delle spese processuali: il giudice potrebbe decidere di non riconoscere al creditore le spese per i giudizi ‘duplicati’ o condannarlo a un risarcimento. In questo modo, si punisce l’abuso senza sacrificare il diritto di credito.

Le motivazioni della rimessione alle Sezioni Unite

La Corte ha ritenuto indispensabile l’intervento delle Sezioni Unite per diverse ragioni. In primo luogo, l’incertezza del diritto su una questione così frequente crea instabilità e rende imprevedibile l’esito dei giudizi. In secondo luogo, le due soluzioni portano a conseguenze radicalmente diverse: da un lato, la perdita definitiva del diritto; dall’altro, una sanzione puramente economica.

La Corte si interroga su quale sia il bilanciamento più corretto tra la necessità di reprimere condotte processuali abusive e la tutela del diritto di credito e di accesso alla giustizia. È necessario un chiarimento che indichi ai giudici e alle parti una regola chiara e prevedibile, che tenga conto dei principi costituzionali ed europei del giusto processo.

Conclusioni: Quali scenari futuri?

La decisione che le Sezioni Unite prenderanno sul frazionamento del credito avrà un impatto enorme. Se prevarrà la linea del rigore, i creditori dovranno prestare la massima attenzione a unire tutte le pretese esigibili nascenti dallo stesso rapporto in un’unica azione, pena la perdita di parte del loro credito. Se, invece, prevarrà la linea più mite, il disincentivo all’abuso sarà affidato a strumenti economici, come la gestione delle spese legali. In ogni caso, la futura sentenza rappresenterà un punto di riferimento fondamentale per la gestione del contenzioso e per l’equilibrio tra efficienza della giustizia e tutela dei diritti individuali.

È possibile per un creditore dividere un unico credito in più richieste di pagamento separate in tribunale?
No, la giurisprudenza consolidata ritiene che frazionare un credito derivante da un unico rapporto obbligatorio in più richieste giudiziali costituisca un abuso del processo, contrario ai principi di correttezza e buona fede e al principio del giusto processo.

Qual è la principale conseguenza dell’abusivo frazionamento del credito secondo l’orientamento giurisprudenziale più rigoroso?
Secondo l’orientamento più rigoroso, la conseguenza è l’improponibilità (o inammissibilità) della domanda giudiziale frazionata. Questo comporta una decisione di rito che impedisce l’esame del merito della pretesa, con effetti potenzialmente definitivi sulla possibilità di recuperare quella specifica porzione di credito.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo caso specifico?
La Corte di Cassazione non ha deciso il caso nel merito. Rilevando l’esistenza di un profondo contrasto giurisprudenziale sulle conseguenze del frazionamento del credito (improponibilità della domanda contro sanzione limitata alle spese), ha emesso un’ordinanza interlocutoria per rimettere la questione alle Sezioni Unite, affinché queste stabiliscano un principio di diritto definitivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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