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Foro esclusivo: quando la clausola è valida?

La Cassazione ha stabilito che una clausola di foro convenzionale, per essere considerata foro esclusivo, deve indicare in modo inequivocabile la volontà delle parti di escludere gli altri fori legali. La dicitura ‘per qualunque controversia è competente il Foro di…’ non basta. In assenza di tale esclusività e della specifica approvazione scritta, il foro indicato è solo facoltativo e la parte che eccepisce l’incompetenza deve contestare tutti i fori alternativi.

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Foro Esclusivo Contrattuale: La Cassazione Chiarisce i Requisiti di Validità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna a fare luce su una questione cruciale nella contrattualistica: la validità e l’efficacia di una clausola che stabilisce un foro esclusivo. Spesso, nei contratti, le parti si accordano su quale tribunale dovrà decidere le eventuali controversie future. Ma cosa rende questa scelta vincolante ed esclusiva, al punto da derogare alle normali regole di competenza territoriale previste dalla legge? La decisione in esame offre una guida chiara, ribadendo principi consolidati e fondamentali per la corretta redazione dei contratti.

I Fatti di Causa

Una società creditrice otteneva un decreto ingiuntivo dal Tribunale A per un importo considerevole nei confronti di un soggetto che aveva prestato garanzia (fideiussione) per un’altra società. Il garante si opponeva al decreto, sollevando, tra le altre difese, l’eccezione di incompetenza territoriale. A suo avviso, il contratto di garanzia conteneva una clausola che designava il Tribunale B come unico foro competente per “qualunque controversia”.

Il Tribunale A accoglieva l’eccezione, dichiarava la propria incompetenza e revocava il decreto ingiuntivo. La società creditrice, ritenendo errata tale decisione, proponeva ricorso per regolamento di competenza dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che la clausola in questione non potesse essere interpretata come istitutiva di un foro esclusivo.

La Questione Giuridica sul Foro Esclusivo

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione della clausola contrattuale e nei requisiti richiesti dalla legge e dalla giurisprudenza affinché un foro convenzionale possa essere considerato ‘esclusivo’. Un foro si definisce esclusivo quando le parti, con una manifestazione di volontà chiara e inequivocabile, decidono di attribuire la competenza a un unico, specifico tribunale, escludendo tutti gli altri che sarebbero competenti secondo le norme del codice di procedura civile.

Se il foro non è esclusivo, esso è semplicemente ‘facoltativo’ o ‘concorrente’, ovvero si aggiunge a quelli previsti dalla legge, offrendo alle parti una scelta in più. La distinzione è fondamentale: se il foro è esclusivo, l’azione legale intrapresa presso un tribunale diverso è inammissibile. Se è facoltativo, la scelta del creditore di adire un altro foro competente per legge è pienamente legittima.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società creditrice, cassando la sentenza del Tribunale A e dichiarando la competenza di quest’ultimo. Le motivazioni si fondano su principi giurisprudenziali consolidati.

L’Inequivocabile Volontà delle Parti

In primo luogo, la Corte ribadisce che la designazione di un foro come esclusivo richiede una manifestazione di volontà inequivocabile. Non è sufficiente una formulazione generica come “per qualunque controversia è competente il Foro di…”. Affinché la clausola abbia carattere di esclusività, deve contenere espressioni specifiche, come l’uso dell’aggettivo “esclusivo” o altre frasi che, senza necessità di interpretazione, dimostrino la comune intenzione delle parti di derogare a tutti gli altri fori previsti dalla legge.

La Specifica Approvazione per Iscritto

In secondo luogo, la Corte ricorda che, ai sensi dell’art. 1341, comma 2, del codice civile, le clausole che stabiliscono deroghe alla competenza dell’autorità giudiziaria (le cosiddette clausole vessatorie) devono essere approvate specificamente per iscritto dalla parte che le subisce. Ciò significa che non basta la firma in calce al contratto, ma è necessaria una seconda firma, apposita per quella specifica clausola. Nel caso di specie, né la lettera di fideiussione né il documento di sintesi riportavano tale specifica approvazione, rendendo la clausola inefficace nel suo potenziale carattere esclusivo.

L’Onere della Parte Eccipiente

Di conseguenza, in assenza di una pattuizione di un foro esclusivo valido ed efficace, il foro indicato nel contratto (Tribunale B) deve essere considerato meramente facoltativo. In tale scenario, la parte che solleva l’eccezione di incompetenza territoriale (il garante) ha l’onere, a pena di inammissibilità, di contestare la competenza del giudice adito indicando e contestando tutti i fori concorrenti previsti dalla legge, non potendosi limitare a invocare il solo foro convenzionale. Nel caso in esame, il garante non aveva assolto a tale onere.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza della Cassazione offre un importante promemoria per chi redige e firma contratti. Per stabilire validamente un foro esclusivo, è indispensabile:

1. Usare un linguaggio chiaro e inequivocabile: Inserire esplicitamente la parola “esclusivo” o una dicitura equivalente che non lasci spazio a dubbi sull’intenzione di derogare agli altri fori.
2. Prevedere la specifica approvazione scritta: Assicurarsi che la clausola di deroga al foro sia oggetto di una seconda firma separata, come richiesto dall’art. 1341 c.c.

In assenza di questi requisiti, la clausola sarà considerata come istitutiva di un foro meramente facoltativo. Ciò comporta che la parte che intende agire in giudizio manterrà la possibilità di scegliere tra il foro indicato nel contratto e gli altri fori previsti dalla legge (es. foro del convenuto, foro dell’obbligazione), con importanti conseguenze strategiche e pratiche.

Quando una clausola che indica un foro competente si considera foro esclusivo?
Una clausola si considera istitutiva di un foro esclusivo solo quando contiene una manifestazione di volontà inequivocabile delle parti di escludere tutti gli altri fori previsti dalla legge. Ciò richiede l’uso di espressioni chiare, come l’aggettivo ‘esclusivo’, o altre formulazioni che non necessitino di un’attività interpretativa per dimostrare tale intenzione.

Cosa succede se una clausola di foro esclusivo non è approvata specificamente per iscritto?
Se una clausola che deroga alla competenza territoriale (e che quindi può essere considerata ‘vessatoria’) non è approvata specificamente per iscritto con una seconda firma, come previsto dall’art. 1341, comma 2, c.c., la clausola è inefficace. Di conseguenza, non può essere considerata esclusiva e il foro indicato diventa solo facoltativo.

Qual è l’onere della parte che contesta la competenza del giudice se il foro indicato nel contratto non è esclusivo?
Se il foro convenzionale non è esclusivo ma solo facoltativo, la parte che eccepisce l’incompetenza territoriale del giudice adito ha l’onere, a pena di inammissibilità, di contestare la competenza di tutti i fori concorrenti previsti dalla legge, non potendo limitarsi a indicare solo quello previsto dal contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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