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Forma scritta contratto: non serve per società in-house

Un condominio contestava la validità di un contratto di fornitura idrica, sostenendo che, essendo la controparte una società in-house di un ente pubblico, fosse necessaria la forma scritta. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il requisito della forma scritta del contratto non si applica alle società in-house. Tali società, pur essendo interamente controllate da un ente pubblico, sono soggetti giuridici distinti e autonomi, per cui vige il principio della libertà delle forme contrattuali.

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Forma Scritta Contratto: Non Obbligatoria per le Società In-House

L’obbligo della forma scritta del contratto, tradizionalmente associato alla Pubblica Amministrazione, si estende anche alle società da essa controllate? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8067/2024, offre una risposta chiara: no. Analizziamo una decisione che traccia una linea netta tra l’ente pubblico e le sue società strumentali, le cosiddette società in-house, riaffermando per queste ultime il principio della libertà delle forme contrattuali.

I Fatti di Causa: Il Contenzioso tra Condominio e Società Idrica

Un condominio citava in giudizio una società per azioni, incaricata della fornitura idrica, sostenendo l’inesistenza di un valido rapporto contrattuale. Il motivo? Mancava un contratto redatto in forma scritta. Secondo il condominio, poiché la società fornitrice era succeduta a un ente pubblico (un Comune) ed era una società cosiddetta in-house, interamente partecipata dallo stesso ente, doveva sottostare ai medesimi vincoli formali imposti alla Pubblica Amministrazione.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la tesi del condominio, dichiarando la nullità del rapporto per difetto di forma. La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione. I giudici di secondo grado, richiamando un precedente delle Sezioni Unite, affermavano che la regola della forma scritta non si applica ai contratti stipulati con una società commerciale, anche se interamente controllata da un ente pubblico. Il condominio, non soddisfatto, ricorreva per Cassazione.

La questione della forma scritta del contratto con società in-house

Il cuore della controversia risiede nel determinare se una società in-house, che agisce come braccio operativo di un ente pubblico, debba essere assimilata a quest’ultimo per quanto riguarda i requisiti formali dei contratti. La tesi del ricorrente si fondava su questa presunta identità funzionale: se la società è uno strumento dell’ente, deve seguirne le stesse regole.

La società resistente, al contrario, sosteneva la propria natura di soggetto di diritto privato, seppur a partecipazione pubblica, e quindi la propria autonomia e la sottoposizione alle regole del codice civile, che prevedono la libertà delle forme contrattuali, salvo diversa disposizione di legge.

La Decisione della Corte di Cassazione e la validità del contratto

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del condominio, confermando la sentenza d’appello e chiarendo in modo definitivo la questione. L’analisi dei motivi del ricorso permette di comprendere appieno la ratio decidendi.

Primo Motivo: Specificità dell’Atto di Appello

Il condominio lamentava che l’appello della società fosse troppo generico. La Corte ha respinto questa censura, ritenendo che l’appellante avesse chiaramente contestato la decisione di primo grado proprio sulla questione centrale della necessità della forma scritta, richiamando argomenti pertinenti delle Sezioni Unite.

Secondo Motivo: Natura della Società In-House e Libertà delle Forme

Questo era il punto cruciale. La Cassazione ha ribadito che non si era formato alcun ‘giudicato’ sulla successione tra Comune e società. Ma soprattutto, ha confermato il principio di diritto secondo cui una società in-house è un soggetto giuridico distinto dall’ente pubblico che la controlla. Sebbene strumentale, essa possiede una propria autonomia organizzativa.

Terzo Motivo: La Regola della Soccombenza

Infine, il condominio contestava la condanna alle spese, sostenendo di aver vinto in primo grado. La Corte ha chiarito che la soccombenza si valuta all’esito finale del giudizio. Avendo la Corte d’Appello riformato integralmente la prima sentenza, il condominio era divenuto a tutti gli effetti la parte soccombente e, come tale, tenuto al pagamento delle spese.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un principio fondamentale: la distinzione soggettiva tra l’ente pubblico e la società in-house. La creazione di queste società risponde proprio all’esigenza di snellire l’azione amministrativa e l’erogazione di servizi, svincolandola dai rigidi formalismi che caratterizzano l’operato della Pubblica Amministrazione. Imporre a tali società l’obbligo della forma scritta del contratto vanificherebbe questa finalità.

La Corte ha specificato che la ratio della regola che impone la forma scritta alla P.A. non può essere estesa automaticamente a soggetti che, seppur legati a essa, sono formalmente diversi. La società in-house, dotata di propria autonomia organizzativa, agisce compiendo atti propri, non atti dell’ente pubblico. Di conseguenza, per i suoi rapporti contrattuali, si applica il principio generale della libertà delle forme, a meno che una norma specifica non disponga diversamente.

le conclusioni

La sentenza consolida un importante principio per i rapporti tra cittadini, imprese e società a partecipazione pubblica. Gli utenti e i fornitori di servizi erogati da società in-house devono essere consapevoli che i contratti stipulati con esse sono validi ed efficaci anche se non formalizzati per iscritto. Questa decisione garantisce certezza giuridica e fluidità nei rapporti commerciali, confermando che l’efficienza operativa, obiettivo della creazione di tali società, non può essere ostacolata da un’applicazione estensiva di vincoli formali previsti per la Pubblica Amministrazione in senso stretto.

Un contratto con una società “in-house” di un ente pubblico deve avere obbligatoriamente la forma scritta per essere valido?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la regola della forma scritta, imposta per i contratti della pubblica amministrazione, non si estende alle società in-house. Queste, pur essendo controllate dall’ente pubblico, sono soggetti giuridici distinti e per i loro contratti vige il principio della libertà delle forme.

Perché la Corte ha stabilito che la società in-house non è tenuta alla forma scritta del contratto?
La Corte ha spiegato che la società in-house, sebbene strumentale all’ente pubblico, è un soggetto giuridico autonomo e distinto. La creazione di tali società ha proprio lo scopo di rendere più spedita l’erogazione dei servizi, svincolandola dai requisiti formali, come la forma scritta, che vincolano l’ente pubblico.

Chi paga le spese legali se la decisione di primo grado viene completamente ribaltata in appello?
Paga la parte che risulta soccombente all’esito finale del giudizio. Nel caso di specie, anche se il condominio aveva vinto in primo grado, la riforma totale della sentenza in appello lo ha reso la parte interamente soccombente, obbligandolo a rimborsare le spese di entrambi i gradi di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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