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Fondo di Garanzia TFR: l’obbligo INPS non si ferma

La Corte di Cassazione ha stabilito che il Fondo di Garanzia TFR gestito dall’INPS deve intervenire per pagare il trattamento di fine rapporto a un lavoratore di un’azienda fallita, anche in presenza di un’altra società solvibile, coobbligata in solido a seguito di una scissione societaria. La sentenza sottolinea che la tutela del lavoratore è diretta e immediata, non subordinata alla preventiva azione contro altri debitori. L’obiettivo è garantire una protezione tempestiva ed efficace del credito del lavoratore.

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Fondo di Garanzia TFR: Obbligo di Pagamento Anche con Coobbligati Solvibili

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale per la tutela dei lavoratori in caso di crisi d’impresa. Il Fondo di Garanzia TFR, gestito dall’INPS, ha l’obbligo di intervenire anche quando, a seguito di operazioni societarie come una scissione, esiste un’altra società solvibile che è solidalmente responsabile per il debito. La protezione del lavoratore è immediata e non può essere ritardata.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di un lavoratore di ottenere il pagamento del suo Trattamento di Fine Rapporto (TFR) dal Fondo di Garanzia dell’INPS. Il suo datore di lavoro, una società nata da una scissione, era stato dichiarato fallito. L’INPS si era opposto alla richiesta, sostenendo che il lavoratore avrebbe dovuto prima rivolgersi all’altra società beneficiaria della scissione, la quale era rimasta in bonis (cioè in una condizione di solvibilità) e, per legge, era solidalmente responsabile per i debiti della società scissa.

La Posizione dell’Istituto Previdenziale

Secondo la tesi dell’INPS, la presenza di un coobbligato solidale e solvibile escluderebbe l’intervento del Fondo di Garanzia. L’Istituto sosteneva che la funzione del Fondo fosse sussidiaria, ovvero destinata a intervenire solo quando non vi fossero altri patrimoni aggredibili per soddisfare il credito del lavoratore. Questa interpretazione, secondo l’INPS, eviterebbe anche un aggravio per la finanza pubblica e scongiurerebbe il rischio di operazioni societarie fraudolente volte a scaricare i costi sulla collettività.

Fondo di Garanzia TFR e Coobbligati: Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’INPS, fornendo motivazioni chiare e in linea con il suo consolidato orientamento. I giudici hanno chiarito che il diritto del lavoratore a ottenere la prestazione dal Fondo di Garanzia è un diritto previdenziale autonomo, distinto dal credito di lavoro originario. I presupposti per l’intervento del Fondo sono definiti dalla legge e si limitano a due elementi essenziali: la cessazione del rapporto di lavoro e l’insolvenza del datore di lavoro.

La normativa (legge n. 297/1982) non prevede alcun obbligo di preventiva escussione di eventuali coobbligati. Al contrario, stabilisce un meccanismo rapido: una volta accertata l’insolvenza e ammesso il credito al passivo fallimentare, il lavoratore ha diritto a ricevere il pagamento dal Fondo. La Corte ha ribadito che l’obbligazione del Fondo non è sussidiaria, ma diretta e immediata. L’obiettivo primario della legge è garantire una tutela “tempestiva ed efficace” al lavoratore, data la natura retributiva e alimentare del TFR.

Qualsiasi interpretazione che imponesse al lavoratore di intraprendere ulteriori azioni legali contro altri soggetti solidalmente obbligati introdurrebbe una dilazione e una complessità non previste dalla legge, vanificando lo scopo di protezione sociale della norma. L’equilibrio del sistema è garantito dal diritto di surroga dell’INPS, che, una volta pagato il lavoratore, subentra nei suoi diritti e può agire per recuperare le somme sia nei confronti del datore di lavoro fallito sia verso gli eventuali coobbligati solidali.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Essa conferma che il lavoratore di un’azienda insolvente, il cui credito TFR sia stato accertato, può rivolgersi direttamente al Fondo di Garanzia senza dover prima dimostrare di aver tentato di recuperare il credito da altri soggetti. La presenza di una società solvibile e coobbligata, derivante da operazioni come fusioni o scissioni, non costituisce un ostacolo all’intervento del Fondo. Questo principio rafforza la certezza del diritto e la protezione dei lavoratori, ponendo al centro la necessità di una soddisfazione rapida dei loro crediti, senza scaricare su di essi l’onere e le incertezze di complesse azioni di recupero.

L’INPS può rifiutarsi di pagare il TFR tramite il Fondo di Garanzia se esiste un’altra società solvibile obbligata in solido a pagarlo?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’esistenza di un altro soggetto coobbligato solidale e solvibile non esclude l’obbligo di intervento del Fondo di Garanzia dell’INPS. La tutela del lavoratore è diretta e non subordinata ad altre azioni.

Il lavoratore deve prima tentare di recuperare il TFR dalla società coobbligata prima di rivolgersi al Fondo di Garanzia?
No, la legge non prevede alcun obbligo di preventiva escussione. Il lavoratore può rivolgersi direttamente al Fondo una volta che l’insolvenza del suo datore di lavoro è stata accertata, senza dover prima agire contro altri debitori.

Qual è lo scopo principale dell’intervento del Fondo di Garanzia TFR secondo la Corte di Cassazione?
Lo scopo principale è fornire una protezione tempestiva ed efficace al lavoratore, garantendo il pagamento del TFR in tempi certi e rapidi. L’intervento è configurato per essere immediato e diretto, evitando al lavoratore lunghe e complesse procedure di recupero del credito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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