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Fondo di garanzia Inps: serve il titolo esecutivo?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23620/2025, ha respinto il ricorso di alcuni lavoratori che chiedevano il pagamento del TFR al Fondo di garanzia Inps. La Corte ha ribadito che l’accesso al Fondo è subordinato all’accertamento preventivo del credito tramite un titolo esecutivo o l’ammissione al passivo fallimentare. Questa condizione è un elemento costitutivo del diritto e non può essere derogata, neanche in caso di difficoltà pratiche come la chiusura del fallimento per mancanza di attivo e la cancellazione della società datrice di lavoro.

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Fondo di garanzia Inps: l’accertamento del credito è sempre necessario

L’accesso al Fondo di garanzia Inps per ottenere il pagamento del TFR in caso di insolvenza del datore di lavoro è un diritto fondamentale per i lavoratori. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: senza un preventivo accertamento giudiziale del credito, la porta del Fondo rimane chiusa. Vediamo nel dettaglio i fatti e le motivazioni di questa importante decisione.

I fatti del caso

Un gruppo di lavoratori, dopo la cessazione del rapporto di lavoro, si trovava nell’impossibilità di ricevere il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) e le ultime retribuzioni. La loro società datrice di lavoro era stata dichiarata fallita, ma la procedura si era conclusa rapidamente per mancanza di attivo, senza quindi che i crediti dei dipendenti venissero accertati tramite l’ammissione allo stato passivo. Di fronte a questa situazione, i lavoratori hanno citato in giudizio l’Inps, chiedendo che il Fondo di Garanzia provvedesse direttamente al pagamento. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto la domanda, sostenendo che mancasse un presupposto indispensabile: un titolo esecutivo che accertasse in modo definitivo l’esistenza e l’ammontare del credito nei confronti del datore di lavoro.

La decisione della Corte di Cassazione e il ruolo del Fondo di garanzia Inps

La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito, rigettando il ricorso dei lavoratori. Il principio affermato è netto: il diritto di ottenere la prestazione dal Fondo di garanzia Inps non sorge automaticamente con l’insolvenza del datore, ma richiede che il credito del lavoratore sia stato precedentemente accertato. Questo accertamento può avvenire in due modi:

1. Ammissione allo stato passivo del fallimento: è la via ordinaria quando l’impresa è soggetta a procedura concorsuale.
2. Ottenimento di un titolo esecutivo: in assenza di una procedura fallimentare o quando questa si chiude senza accertamento del passivo, il lavoratore deve ottenere una sentenza o un altro provvedimento giudiziario che condanni il datore di lavoro al pagamento.

La Corte ha sottolineato che questo requisito non è un mero adempimento burocratico, ma un elemento costitutivo del diritto stesso. L’Inps, infatti, è un soggetto terzo rispetto al rapporto di lavoro e non ha gli strumenti per verificare la fondatezza della pretesa del lavoratore.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su una serie di considerazioni logiche e giuridiche. In primo luogo, l’accertamento giudiziale del credito (sia nell’ammontare che nella sua stessa esistenza) è indispensabile per definire la misura dell’intervento solidaristico del Fondo. L’obbligazione dell’Inps è infatti modulata sul TFR effettivamente maturato, e tale importo deve essere stabilito in modo certo.

In secondo luogo, questo requisito tutela il diritto di surroga del Fondo. Una volta pagato il lavoratore, l’Inps subentra nei suoi diritti verso il datore di lavoro insolvente. Per poter esercitare efficacemente questa surroga, è fondamentale che il credito sia già stato accertato in un contraddittorio con il debitore originario.

La Corte ha anche respinto l’argomentazione dei ricorrenti secondo cui sarebbe stato impossibile ottenere un titolo esecutivo a causa della cancellazione della società e della chiusura del fallimento. I giudici hanno chiarito che, anche dopo la cancellazione, i soci succedono nei debiti sociali (sebbene limitatamente a quanto ricevuto in sede di liquidazione) e possono quindi essere convenuti in giudizio per ottenere l’accertamento del credito. L’eventuale difficoltà o l’infruttuosità dell’azione esecutiva successiva non elimina la necessità di formare prima il titolo.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso. Per i lavoratori, la lezione è chiara: in caso di insolvenza del datore di lavoro, per poter accedere al Fondo di garanzia Inps, non è sufficiente dimostrare la sola esistenza del rapporto di lavoro e il mancato pagamento. È un passo imprescindibile attivarsi per ottenere un accertamento formale e definitivo del proprio credito, attraverso l’insinuazione al passivo fallimentare o, in alternativa, promuovendo un’azione legale contro il datore di lavoro (o i suoi successori legali) per ottenere un titolo esecutivo. Solo una volta in possesso di tale documento, la domanda al Fondo potrà avere successo.

È possibile chiedere l’intervento del Fondo di garanzia Inps per il TFR senza avere un titolo esecutivo contro il datore di lavoro fallito?
No. Secondo la sentenza, l’accertamento del credito tramite un titolo esecutivo o l’ammissione al passivo fallimentare è un presupposto indispensabile e un elemento costitutivo del diritto ad accedere al Fondo.

Se la società datrice di lavoro è stata cancellata e il fallimento chiuso per mancanza di attivo, come può il lavoratore accertare il suo credito?
La Corte chiarisce che il lavoratore può e deve agire in giudizio nei confronti dei soci della società cancellata, i quali succedono nei debiti sociali, per ottenere una sentenza di accertamento del credito. La difficoltà di tale azione non esonera dal requisito.

L’accertamento del credito è un semplice onere formale o un elemento essenziale per accedere al Fondo di garanzia Inps?
È un elemento essenziale e costitutivo del diritto. Serve a determinare con certezza l’esistenza e l’ammontare del credito, tutelando sia le risorse pubbliche del Fondo sia il diritto di surroga dell’Inps nei confronti del debitore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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