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Fondo di Garanzia: diritto autonomo nel fallimento

La Corte di Cassazione stabilisce che il Fondo di Garanzia Pubblico, dopo aver pagato una banca per la garanzia su un finanziamento a un’impresa poi fallita, acquisisce un diritto autonomo e privilegiato di insinuarsi al passivo. Tale diritto non è subordinato al completo soddisfacimento del creditore originario (la banca), derogando alle norme comuni sui coobbligati solidali in ambito fallimentare.

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Fondo di Garanzia: un diritto autonomo e privilegiato nel fallimento

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha chiarito la posizione del Fondo di Garanzia pubblico all’interno delle procedure fallimentari. La decisione stabilisce un principio fondamentale: il Fondo, dopo aver onorato la garanzia a favore di una banca, acquisisce un diritto di credito autonomo e privilegiato verso l’impresa fallita, senza dover attendere che il debito originario sia stato completamente saldato. Analizziamo questa importante pronuncia.

Il caso in esame: la richiesta di ammissione al passivo

Una società a responsabilità limitata viene dichiarata fallita. L’Ente di Riscossione, in qualità di gestore del Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese, presenta domanda di insinuazione al passivo fallimentare per una somma di circa 57.000 euro. Tale somma era stata versata dall’Ente a una banca, a copertura della garanzia pubblica concessa su un finanziamento erogato all’impresa poi fallita.

Il Tribunale, in prima istanza, rigetta la richiesta. La motivazione si basa sull’applicazione dell’art. 61 della Legge Fallimentare, che regola i rapporti tra coobbligati. Secondo il giudice di merito, il garante (il Fondo) può esercitare il regresso o la surroga solo dopo che il creditore principale (la banca) sia stato interamente soddisfatto. Poiché la banca era stata pagata solo in parte, il Tribunale ha ritenuto che il Fondo non potesse ancora vantare un proprio credito nel fallimento.

La natura speciale del credito del Fondo di Garanzia

La questione è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha ribaltato completamente la decisione del Tribunale. I giudici supremi hanno sottolineato che la normativa speciale che disciplina il Fondo di Garanzia pubblico prevale sulle regole generali in materia di obbligazioni solidali.

Il Fondo, infatti, non agisce come un semplice fideiussore privato. La sua funzione è pubblicistica: sostenere l’accesso al credito delle PMI utilizzando risorse pubbliche. Di conseguenza, anche il diritto che sorge dopo il pagamento della garanzia ha una natura peculiare.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha evidenziato diversi punti chiave per motivare la sua decisione:

1. Diritto Autonomo e Distinto: Quando il Fondo di Garanzia paga la banca, non si limita a subentrare in una parte del credito originario. La legge (in particolare il D.Lgs. 123/1998) gli conferisce un diritto di credito nuovo, autonomo e distinto, finalizzato a recuperare le risorse pubbliche impiegate.

2. Inapplicabilità dell’art. 61 L.Fall.: La norma sui coobbligati falliti (art. 61 L.Fall.) non si applica al Fondo. Quest’ultimo non è un coobbligato solidale con l’impresa finanziata, ma un garante con un’obbligazione autonoma, sorta per legge al momento dell’escussione della garanzia.

3. Surrogazione Legale Speciale: Il Fondo si surroga ex lege nei diritti della banca per le somme pagate. Questa surrogazione non è condizionata all’integrale soddisfacimento del creditore, come avviene nelle fideiussioni ordinarie. È sufficiente che il Fondo abbia adempiuto per intero alla propria obbligazione di garanzia (limitata a una percentuale del finanziamento).

4. Credito Privilegiato: Il credito del Fondo per la restituzione delle somme erogate è assistito da un privilegio, come previsto dalla normativa speciale, che lo pone in una posizione preferenziale rispetto ai creditori chirografari.

Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale volto a tutelare l’integrità e la rotatività delle risorse del Fondo di Garanzia pubblico. Stabilire che il Fondo possa agire immediatamente per il recupero delle somme, senza attendere la conclusione delle vicende del credito bancario originario, è cruciale per l’efficacia dello strumento. Questa interpretazione garantisce che le risorse pubbliche rientrino nel circuito economico il più rapidamente possibile, per essere reimpiegate a sostegno di altre imprese. Per le procedure fallimentari, significa riconoscere un creditore con una posizione giuridica forte e autonoma, la cui ammissione al passivo non dipende da fattori esterni come il pagamento integrale di altri creditori.

Il Fondo di Garanzia può insinuarsi al passivo di un fallimento anche se la banca finanziatrice non è stata interamente pagata?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto del Fondo è autonomo e sorge nel momento in cui adempie alla propria obbligazione di garanzia, a prescindere dal fatto che il creditore principale (la banca) sia stato o meno integralmente soddisfatto per la restante parte del suo credito.

Il diritto del Fondo di Garanzia è uguale a quello di un normale fideiussore in caso di fallimento?
No. A differenza di un fideiussore privato, il Fondo non è considerato un coobbligato solidale e non è soggetto alle limitazioni dell’art. 61 della Legge Fallimentare. La sua posizione è regolata da una normativa speciale che gli conferisce un diritto di credito autonomo, di natura pubblicistica.

Il credito vantato dal Fondo di Garanzia in caso di fallimento è privilegiato?
Sì. La legge prevede che i crediti del Fondo nascenti dai finanziamenti erogati ai sensi del D.Lgs. 123/1998 siano assistiti da privilegio. Questo significa che devono essere pagati con priorità rispetto ai crediti non privilegiati (chirografari).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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