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Finanziamento soci postergato: la Cassazione decide

Una società creditrice si opponeva alla postergazione del proprio credito nel fallimento di un’altra società. Il credito, derivante da somme versate per sostenere una procedura di concordato poi rinunciata, è stato qualificato come finanziamento soci postergato ai sensi dell’art. 2467 c.c. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che senza una continuità giuridica tra le procedure concorsuali, il credito non può godere della prededuzione e deve essere subordinato agli altri creditori.

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Finanziamento Soci Postergato: Quando il Sostegno all’Azienda Diventa un Rischio

Quando una società si trova in difficoltà economiche, i soci possono intervenire con iniezioni di liquidità. Tuttavia, questi versamenti possono nascondere delle insidie. Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce la natura del finanziamento soci postergato e le sue conseguenze in caso di fallimento, sottolineando che non sempre un aiuto finanziario garantisce una posizione privilegiata. Analizziamo questa importante decisione per capire quando il sostegno economico del socio rischia di essere rimborsato per ultimo.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una società (Società A) che aveva concesso un finanziamento di 15.000 euro a un’altra società (Società B) per sostenerla nella presentazione di una domanda di concordato preventivo. Successivamente, la Società B rinunciava a tale domanda per presentarne una nuova e autonoma, che però sfociava nella dichiarazione di fallimento.

Nel contesto del fallimento, la Società A chiedeva che il suo credito fosse ammesso al passivo in prededuzione, cioè con priorità rispetto agli altri creditori. Il Tribunale, tuttavia, rigettava la richiesta, ammettendo il credito in via chirografaria postergata, ai sensi dell’art. 2467 c.c. La Società A ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che vi fosse continuità tra le due procedure di concordato e che il suo credito dovesse quindi essere considerato prededucibile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale. I giudici hanno respinto tutti i motivi di ricorso, stabilendo che il credito della Società A dovesse essere correttamente qualificato come finanziamento soci postergato e, come tale, rimborsato solo dopo la soddisfazione di tutti gli altri creditori.

Le Motivazioni: Analisi del Finanziamento Soci Postergato

La decisione della Corte si basa su principi giuridici consolidati in materia di crisi d’impresa e finanziamenti societari. Le motivazioni possono essere riassunte nei seguenti punti chiave.

Nessuna Continuità tra Procedure, Nessuna Prededuzione

Il primo motivo di ricorso è stato ritenuto inammissibile perché mirava a un riesame dei fatti, precluso in sede di legittimità. La Corte ha ribadito un principio fondamentale stabilito dalle Sezioni Unite (Cass. S.U. n. 42093/2021): la prededuzione per i crediti sorti in funzione di una procedura concorsuale può operare solo se c’è una consecuzione tra le procedure. Nel caso di specie, la prima domanda di concordato era stata rinunciata e non era mai entrata nella fase di ammissibilità. Il fallimento è derivato da una seconda e autonoma procedura. Mancando il requisito della continuità, non poteva essere riconosciuta la prededuzione.

La Funzione del Finanziamento Determina la Postergazione

La Corte ha confermato la corretta applicazione dell’art. 2467 c.c. Tale norma prevede la postergazione dei rimborsi dei finanziamenti dei soci effettuati in un momento di squilibrio finanziario della società. Secondo i giudici, la nozione di “finanziamento” deve essere interpretata in senso ampio: non rileva la forma tecnica del contratto, ma la funzione economica dell’apporto. Qualsiasi versamento che, di fatto, fornisce risorse economiche a un’impresa in crisi, sostituendosi a un aumento di capitale di rischio, rientra in questa categoria. Poiché la stessa società ricorrente aveva ammesso che la somma era un'”anticipazione” per sostenere la procedura di concordato, era evidente la sua natura di finanziamento funzionale al superamento della crisi, giustificandone la postergazione.

Inammissibilità di Nuove Tesi e Mancanza di Prova sulla Surrogazione

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibili gli altri motivi. La tesi basata sull’applicazione dell’art. 182 quater della legge fallimentare è stata considerata una questione nuova, mai sollevata nei gradi di merito. Anche l’argomento relativo alla surrogazione (art. 1202 c.c.), secondo cui la Società A avrebbe pagato creditori privilegiati della Società B sostituendosi nei loro diritti, è stato respinto per difetto di autosufficienza, non essendo stato prodotto in giudizio il documento necessario a provare tale diritto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Soci Finanziatori

L’ordinanza in esame offre importanti spunti di riflessione per i soci che intendono sostenere finanziariamente la propria società. La decisione ribadisce che la legge tende a proteggere i creditori terzi, equiparando i finanziamenti dei soci in momenti di crisi a un apporto di capitale di rischio. Di conseguenza:
1. Attenzione alla forma e alla sostanza: Qualsiasi apporto di liquidità a una società in difficoltà finanziaria, indipendentemente dal nome che gli si dà (“anticipazione”, “versamento”, etc.), può essere qualificato come finanziamento soci postergato.
2. La prededuzione non è automatica: Per ottenere la prededuzione dei crediti sorti in funzione di una procedura concorsuale, è essenziale che vi sia una continuità giuridicamente rilevante tra le procedure. Una procedura rinunciata o dichiarata inammissibile interrompe questa catena, facendo perdere il privilegio.
3. Documentare ogni operazione: Chi intende avvalersi di istituti come la surrogazione deve assicurarsi di avere la documentazione necessaria con data certa, come richiesto dalla legge, per poter provare il proprio diritto in un eventuale giudizio.

Quando un pagamento da parte di un socio è considerato un finanziamento postergato?
Secondo la Corte, si qualifica come finanziamento postergato qualsiasi apporto di risorse economiche a una società in una situazione di crisi finanziaria, a prescindere dalla forma tecnica dell’operazione. Se l’apporto ha la funzione di sostenere l’impresa, viene trattato come capitale di rischio e il suo rimborso è subordinato al pagamento degli altri creditori.

Un credito sorto per finanziare un concordato preventivo poi ritirato può essere considerato prededucibile nel successivo fallimento?
No. La Corte ha chiarito che il principio di consecuzione tra procedure, necessario per riconoscere la prededuzione, opera solo se la prima procedura (il concordato) è stata almeno dichiarata ammissibile. Se la domanda di concordato viene ritirata prima di tale fase, non c’è la continuità richiesta e il credito non può essere considerato prededucibile.

Perché la Corte ha respinto l’argomento basato sulla surrogazione (art. 1202 c.c.)?
La Corte ha ritenuto il motivo inammissibile perché la società ricorrente non ha rispettato il principio di autosufficienza del ricorso. In pratica, non ha prodotto in giudizio i documenti necessari a dimostrare l’esistenza dei presupposti per la surrogazione, come un contratto con data certa che indicasse espressamente la destinazione della somma mutuata per pagare un altro creditore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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