LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fideiussore consumatore: quando la garanzia è un atto

La Corte di Cassazione chiarisce i criteri per distinguere il fideiussore consumatore da quello professionale. In questo caso, la Corte ha negato la qualifica di consumatore a due soci che avevano garantito un debito della propria società. La decisione si fonda su due elementi chiave: la loro partecipazione non trascurabile al capitale sociale (20% ciascuno) e la sottoscrizione di una “lettera di patronage forte”. Secondo i giudici, questi fattori dimostrano un collegamento funzionale tra la garanzia e l’attività d’impresa, escludendo l’applicazione del foro speciale del consumatore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Fideiussore Consumatore: Quando la Garanzia Diventa un Atto d’Impresa

La distinzione tra consumatore e professionista è una delle colonne portanti del diritto moderno, con importanti conseguenze pratiche, soprattutto in tema di competenza territoriale del tribunale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna sul tema cruciale del fideiussore consumatore, delineando con precisione i confini oltre i quali la tutela consumeristica cessa di applicarsi. La decisione analizza il caso di due soci che avevano garantito un debito della loro società, chiarendo come la partecipazione al capitale e l’uso di specifici strumenti di garanzia possano trasformare un atto apparentemente personale in una vera e propria operazione commerciale.

Il Caso: Una Fideiussione al Bivio tra Tutela del Consumatore e Logiche Societarie

Una società finanziaria aveva ottenuto un decreto ingiuntivo contro una società debitrice e i suoi garanti personali per il mancato pagamento di un finanziamento. I garanti, soci della società debitrice, si sono opposti al decreto sostenendo di aver agito come consumatori. Di conseguenza, hanno eccepito l’incompetenza del Tribunale adito, affermando che la causa avrebbe dovuto essere decisa dal Tribunale del loro luogo di residenza, in applicazione del cosiddetto “foro del consumatore”.

Il Tribunale di primo grado ha accolto la loro tesi, ritenendo la loro partecipazione al capitale sociale “trascurabile” e considerando che non ricoprivano cariche amministrative. La società finanziaria, non condividendo questa interpretazione, ha proposto ricorso per regolamento di competenza alla Corte di Cassazione, sostenendo che i garanti non potevano essere considerati consumatori.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Fideiussore Consumatore

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione di primo grado, accogliendo il ricorso della società finanziaria. Ha stabilito che i garanti non potevano beneficiare della qualifica di fideiussore consumatore e, pertanto, non avevano diritto al foro speciale. La Corte ha cassato la sentenza e dichiarato la competenza del Tribunale originariamente adito, affermando che la garanzia prestata era strettamente funzionale all’attività d’impresa esercitata tramite la società partecipata.

Le Motivazioni: Oltre la Semplice Garanzia

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su un’analisi approfondita del ruolo concreto svolto dai garanti, andando oltre la mera qualifica formale di persone fisiche. Gli elementi decisivi sono stati due.

Partecipazione Sociale Rilevante

In primo luogo, i giudici hanno sottolineato che una partecipazione del 20% ciascuno al capitale di una società di capitali non può essere considerata “trascurabile”. Una quota del genere rappresenta un investimento significativo e crea un interesse economico diretto e professionale nell’andamento della società. Questo interesse trasforma la garanzia da un atto di liberalità o di solidarietà personale a uno strumento finalizzato a proteggere e sostenere il proprio investimento imprenditoriale.

Il Peso della “Lettera di Patronage Forte”

L’elemento ancora più determinante è stata la sottoscrizione, da parte dei garanti, di una “lettera di patronage forte”. Questo strumento, tipico delle relazioni commerciali e societarie, non è una semplice garanzia generica. Una lettera di patronage forte implica un impegno del “patronnant” (il garante) a esercitare la propria influenza sulla società patrocinata per assicurare che essa adempia ai suoi obblighi.

Secondo la Corte, il rilascio di una tale lettera presuppone e rivela la capacità del garante di incidere sulla gestione della società. È, a tutti gli effetti, l’espressione di un’attività professionale e strumentale agli scopi sociali perseguiti attraverso la società debitrice.

Il Collegamento Funzionale con l’Attività d’Impresa

Unendo questi due elementi – la quota di partecipazione non trascurabile e la lettera di patronage forte – la Corte ha concluso che la fideiussione non era un atto estraneo all’attività professionale dei garanti. Al contrario, era strettamente e funzionalmente collegata alla loro veste di soci e investitori. L’atto di garanzia, in questo contesto, diventa un’attività strumentale alla gestione dell’impresa, facendo venir meno i presupposti per l’applicazione della disciplina a tutela del consumatore.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Soci e Amministratori

Questa ordinanza offre un importante monito per soci, amministratori e chiunque presti garanzie personali in favore di una società. La qualifica di consumatore non è automatica per la persona fisica, ma dipende dallo scopo dell’atto. Se la garanzia è prestata per supportare un’attività imprenditoriale in cui si ha un interesse economico rilevante, è molto probabile che il giudice la consideri un atto professionale. Ciò comporta l’inapplicabilità delle tutele previste per i consumatori, inclusa quella fondamentale del foro di competenza territoriale. I soci devono quindi essere consapevoli che, nel garantire per la propria società, stanno agendo in un contesto d’impresa, con tutte le conseguenze legali che ne derivano.

Un socio che firma una fideiussione per la propria società è sempre considerato un ‘professionista’?
Non sempre, ma è molto probabile se esistono collegamenti funzionali tra la garanzia e l’attività d’impresa. La qualifica dipende dallo scopo della garanzia. Se questa è estranea a qualsiasi attività professionale, la persona fisica può essere considerata consumatore. Tuttavia, come stabilito in questa ordinanza, una partecipazione sociale non trascurabile e la sottoscrizione di ulteriori garanzie commerciali (come una lettera di patronage forte) indicano un interesse professionale che esclude la qualifica di consumatore.

Cosa rende una partecipazione al capitale sociale ‘non trascurabile’ ai fini della qualifica di fideiussore consumatore?
La sentenza specifica che una quota del 20% del capitale sociale non può essere considerata trascurabile. Sebbene non venga fissata una soglia numerica assoluta, una partecipazione di tale entità viene considerata un elemento sintomatico di un interesse economico e gestionale significativo, tale da collegare funzionalmente l’atto di garanzia all’attività d’impresa del socio.

Che valore ha la sottoscrizione di una ‘lettera di patronage’ nel determinare la natura della garanzia?
La sottoscrizione di una lettera di patronage, specialmente se ‘forte’, ha un valore determinante. Secondo la Corte, questo strumento è tipico delle relazioni tra imprese e presuppone la capacità del garante (patronnant) di influenzare la gestione della società garantita. Pertanto, il suo utilizzo è un forte indicatore che la garanzia non è un atto privato, ma costituisce l’espressione di un’attività professionale finalizzata al perseguimento degli scopi sociali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati