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Fideiussore consumatore: la Cassazione e il foro

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 31465/2024, ha stabilito un principio fondamentale a tutela del fideiussore consumatore. Nel caso di specie, un garante per un contratto di leasing aziendale aveva eccepito l’incompetenza del tribunale, rivendicando la propria qualità di consumatore e il conseguente diritto al foro della propria residenza. La Corte ha chiarito che, una volta che il garante allega la sua qualità di consumatore, spetta al professionista (la società creditrice) l’onere di provare il contrario, ovvero che il garante agiva per scopi professionali o che la clausola sul foro competente era stata oggetto di specifica trattativa. In assenza di tale prova, la clausola è nulla e la causa deve essere rinviata al giudice competente per territorio.

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Fideiussore Consumatore: Quando si Applica il Foro di Competenza Esclusivo?

La figura del fideiussore consumatore è al centro di un’importante ordinanza della Corte di Cassazione, che chiarisce un aspetto cruciale della tutela consumeristica: l’onere della prova e la competenza territoriale. Quando una persona fisica presta una garanzia per un debito aziendale, può essere considerata un consumatore? E a chi spetta dimostrarlo? La Suprema Corte fornisce una risposta netta, rafforzando le tutele per il garante che agisce per scopi estranei alla propria attività professionale.

I Fatti di Causa: una Garanzia Personale per un Leasing Aziendale

Il caso trae origine da un decreto ingiuntivo emesso da una società di leasing nei confronti di una società utilizzatrice e di due suoi fideiussori. Questi ultimi avevano garantito personalmente il pagamento dei canoni di un contratto di locazione finanziaria stipulato dalla società.

Uno dei garanti, opponendosi al decreto, sollevava un’eccezione di incompetenza territoriale. Sosteneva di aver agito in qualità di consumatore e che, pertanto, il foro competente dovesse essere quello della sua residenza (Roma) e non quello del tribunale che aveva emesso il decreto (Ancona). Sia in primo grado che in appello, tuttavia, i giudici respingevano la sua tesi, affermando che non avesse fornito prove sufficienti a dimostrare la sua qualità di consumatore e che, di conseguenza, l’onere della prova gravasse su di lui.

Il Ricorso in Cassazione e la Qualifica di Fideiussore Consumatore

Insoddisfatto della decisione, il garante ha presentato ricorso in Cassazione. Il motivo principale del ricorso si basava sulla violazione delle norme del Codice del Consumo (in particolare l’art. 33 del D.Lgs. 206/2005) e delle regole sull’onere della prova (art. 2697 c.c.).

La tesi del ricorrente era semplice ma potente: egli aveva allegato di essere un consumatore, e nessuna delle controparti aveva contestato specificamente tale circostanza. Questa mancata contestazione avrebbe dovuto determinare un’inversione dell’onere della prova, spostando sul professionista (la società di leasing) il compito di dimostrare che il garante non fosse un consumatore o che la clausola che stabiliva il foro competente fosse stata oggetto di una specifica trattativa individuale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ribaltando la prospettiva dei giudici di merito. I giudici supremi hanno richiamato la giurisprudenza consolidata, sia nazionale che europea, secondo cui la qualifica di consumatore deve essere valutata con riferimento al contratto di garanzia e non al contratto principale. Pertanto, una persona fisica che presta una fideiussione a favore di una società, per finalità estranee alla propria attività imprenditoriale o professionale, deve essere considerata un fideiussore consumatore.

Il punto cruciale della decisione risiede nell’applicazione dei principi sull’onere della prova. La Corte ha stabilito che:

1. Il consumatore convenuto in un foro diverso da quello della sua residenza ha l’onere di allegare la propria qualità e la natura della controversia (attinente a un contratto del consumatore).
2. Una volta che tale allegazione è stata fatta, l’onere della prova si inverte: spetta al professionista dimostrare che la clausola di deroga al foro del consumatore è stata oggetto di una specifica e seria trattativa individuale.
3. In alternativa, il professionista deve provare che il garante non agiva come consumatore, ma come professionista o imprenditore, magari perché aveva uno specifico e diretto interesse economico nell’attività della società garantita (ad esempio, essendo socio o amministratore).

Nel caso specifico, il ricorrente aveva dichiarato di essere un consumatore estraneo all’attività della società debitrice. A fronte di questa allegazione, la società di leasing avrebbe dovuto provare il contrario. Non avendolo fatto, la presunzione di vessatorietà della clausola sul foro non è stata superata.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Ancona, in diversa composizione, affinché riesamini il caso applicando il principio di diritto enunciato. La decisione ha implicazioni pratiche significative: rafforza la tutela del fideiussore consumatore, chiarendo che non è sufficiente per il creditore inserire una clausola di deroga del foro nel contratto. Se il garante eccepisce la sua qualità di consumatore, spetta al creditore l’onere di dimostrare la validità di tale clausola attraverso la prova di una trattativa individuale o la prova della natura non consumeristica dell’intervento del garante. Questa ordinanza rappresenta un monito per gli operatori professionali e una garanzia in più per le persone fisiche che prestano garanzie personali.

Chi è considerato un fideiussore consumatore?
È considerato un fideiussore consumatore la persona fisica che stipula un contratto di garanzia per finalità estranee alla propria attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale, anche se il debito garantito riguarda un’impresa.

Su chi grava l’onere di provare la qualità di consumatore del fideiussore?
Secondo questa ordinanza, il fideiussore ha l’onere di allegare, ovvero dichiarare, la propria qualità di consumatore. Una volta fatta questa allegazione, l’onere della prova si sposta sul professionista (il creditore), che deve dimostrare che il garante agiva in un contesto professionale o che la clausola sul foro competente è stata oggetto di specifica trattativa.

Cosa succede se la clausola che deroga al foro del consumatore non è stata oggetto di una trattativa individuale?
Se il professionista non riesce a provare che la clausola di deroga al foro del consumatore è stata oggetto di una trattativa individuale, seria ed effettiva, tale clausola è da considerarsi nulla. Di conseguenza, la competenza territoriale spetta inderogabilmente al giudice del luogo di residenza o domicilio del consumatore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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