LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fideiussione specifica: quando il garante non è consumatore

La Corte di Appello ha esaminato un caso di fideiussione specifica, stabilendo che il socio garante per i debiti della propria società non può essere qualificato come consumatore. La sentenza chiarisce la distinzione con la fideiussione omnibus e i limiti delle tutele antitrust in questo contesto. L’appello del garante è stato parzialmente accolto solo per escludere la richiesta di risarcimento per la minusvalenza dei beni, a causa dell’inerzia del creditore nel risolvere i contratti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Fideiussione Specifica: Niente Tutele da Consumatore per il Socio Garante

Quando un socio di una società di capitali firma una garanzia per i debiti della società, può essere considerato un consumatore e beneficiare delle relative tutele, come il foro competente presso la propria residenza? Una recente sentenza della Corte di Appello ha affrontato proprio questo tema, tracciando una linea netta tra il ruolo di garante-socio e quello di consumatore, soprattutto nel contesto di una fideiussione specifica. L’analisi di questa decisione offre spunti fondamentali per comprendere i rischi e le responsabilità di chi garantisce per un’impresa.

I fatti di causa

Il caso nasce dall’opposizione a un decreto ingiuntivo emesso nei confronti di una persona fisica che aveva prestato garanzia per sei contratti di leasing di autoveicoli stipulati da una società a responsabilità limitata di cui era socia di minoranza. A seguito dell’inadempimento della società, la compagnia di leasing aveva ottenuto un’ingiunzione di pagamento per un importo considerevole, che includeva canoni scaduti, interessi, spese e la minusvalenza derivante dalla ricollocazione dei veicoli.

Il garante si opponeva al decreto sollevando diverse eccezioni, tra cui:
1. Incompetenza territoriale: Sosteneva di dover essere considerato un consumatore e, di conseguenza, che la causa dovesse essere trattata dal tribunale della sua città di residenza (foro del consumatore).
2. Nullità della fideiussione: Affermava che i contratti di garanzia fossero nulli perché conformi a uno schema dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI) dichiarato in contrasto con la normativa antitrust da un provvedimento della Autorità Garante.
3. Violazione del principio di buona fede: Lamentava l’eccessiva inerzia della società creditrice, che aveva atteso a lungo prima di agire, aggravando così la sua posizione debitoria.

Il Tribunale di primo grado aveva rigettato l’opposizione, confermando il decreto ingiuntivo. Contro questa decisione, il garante ha proposto appello.

L’analisi della Corte d’Appello e la fideiussione specifica

La Corte di Appello ha riesaminato tutte le censure mosse dal garante, giungendo a conclusioni in gran parte conformi alla decisione di primo grado, ma con un’importante precisazione.

Esclusione della qualifica di consumatore

Il punto centrale della controversia era la qualifica del garante. La Corte ha ribadito un principio consolidato: per determinare se un garante possa essere considerato un consumatore, è necessario valutare l’esistenza di un “collegamento funzionale” con l’attività imprenditoriale garantita. Nel caso di specie, il fatto che il garante fosse socio della società debitrice, sebbene di minoranza e senza ruoli amministrativi, è stato ritenuto sufficiente a creare tale collegamento. Secondo i giudici, la partecipazione al capitale sociale, anche minima, conferisce al socio poteri di controllo e diritti di informazione sull’andamento della società. Pertanto, la garanzia non è stata prestata per scopi estranei all’attività imprenditoriale, ma proprio in funzione di essa, escludendo così l’applicabilità delle tutele previste per i consumatori.

La distinzione dalla fideiussione omnibus e la questione antitrust

Un altro motivo di appello cruciale riguardava la presunta nullità delle garanzie per violazione della normativa antitrust. Il garante richiamava un noto provvedimento con cui l’Autorità Garante aveva censurato lo schema ABI per le fideiussioni omnibus.

La Corte ha respinto questa tesi, evidenziando una differenza fondamentale: i contratti in esame non erano fideiussioni omnibus (che garantiscono tutte le obbligazioni future e non determinate), ma fideiussioni specifiche. Ciascuna garanzia era infatti direttamente collegata a un singolo e ben identificato contratto di leasing. Di conseguenza, il provvedimento dell’Autorità Garante, relativo a un modello contrattuale diverso, non poteva essere applicato al caso di specie. Il garante, firmando una fideiussione specifica, era perfettamente in grado di conoscere fin dall’inizio l’entità e la natura dell’obbligazione garantita.

Le motivazioni della decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un’attenta distinzione giuridica e un’analisi del comportamento delle parti.

In primo luogo, la reiezione dello status di consumatore si basa sul principio che la tutela consumeristica è riservata a chi agisce per scopi personali e non professionali. La partecipazione a una società commerciale, anche senza un ruolo operativo, è intrinsecamente legata a un’attività d’impresa. Questa interpretazione impedisce un’applicazione estensiva e impropria del foro del consumatore.

In secondo luogo, la decisione sulla questione antitrust è un importante chiarimento. La nullità parziale derivante dall’applicazione di schemi anticoncorrenziali è strettamente legata al modello contrattuale specifico (la fideiussione omnibus) e non può essere estesa analogicamente a forme di garanzia diverse, come la fideiussione specifica, che non presentano le medesime criticità.

Infine, la Corte ha parzialmente accolto le doglianze del garante riguardo alla violazione del principio di buona fede da parte del creditore. I giudici hanno osservato che la società di leasing, pur potendo avvalersi delle clausole risolutive espresse nei contratti a seguito dei primi inadempimenti, aveva colpevolmente atteso la scadenza naturale dei contratti prima di agire. Questa inerzia aveva causato la svalutazione dei veicoli, rendendo impossibile un loro proficuo ricollocamento sul mercato. Per questo motivo, la Corte ha ritenuto che la richiesta di indennizzo per la minusvalenza non fosse dovuta, poiché la perdita era imputabile al comportamento omissivo del creditore stesso. Tuttavia, ha confermato l’obbligo del garante di pagare i canoni insoluti e gli interessi, poiché questi rappresentavano il nucleo dell’obbligazione principale.

Conclusioni

La sentenza offre due importanti lezioni. La prima è che un socio, anche di minoranza, che presta una garanzia per la propria società difficilmente potrà avvalersi delle tutele del consumatore, a causa del legame funzionale che lo lega all’attività d’impresa. La seconda è che la contestazione di nullità basata su schemi anticoncorrenziali deve essere attentamente vagliata alla luce della tipologia di contratto sottoscritto, distinguendo nettamente la fideiussione specifica da quella omnibus. Infine, la decisione sottolinea che il principio di buona fede impone anche al creditore un dovere di agire tempestivamente per non aggravare la posizione del debitore e del suo garante.

Un socio che firma una fideiussione per la propria società è considerato un consumatore?
No, secondo la sentenza, un socio che garantisce per i debiti della propria società non è considerato un consumatore. L’esistenza di un ‘collegamento funzionale’, dato dalla partecipazione al capitale sociale (anche se di minoranza), esclude l’applicabilità delle tutele consumeristiche, come il foro del consumatore, poiché la garanzia è prestata per scopi legati all’attività imprenditoriale.

La nullità per violazione della normativa antitrust prevista per le fideiussioni omnibus si applica anche a una fideiussione specifica?
No. La Corte ha chiarito che il provvedimento dell’Autorità Garante che ha sanzionato lo schema standard dell’ABI per anticoncorrenzialità riguarda esclusivamente le fideiussioni omnibus. Tale nullità non si estende automaticamente alla fideiussione specifica, poiché quest’ultima garantisce un’obbligazione ben definita e non una generalità di debiti futuri, presentando quindi caratteristiche diverse.

L’inerzia del creditore nel risolvere un contratto dopo l’inadempimento del debitore ha conseguenze sulla garanzia?
Sì. La Corte ha stabilito che la colpevole inerzia del creditore nel non avvalersi della clausola risolutiva espressa e nell’attendere la scadenza naturale dei contratti, ha causato la perdita di valore dei beni (minusvalenza). Di conseguenza, il creditore non può richiedere al garante il risarcimento di un danno che è stato causato dal proprio comportamento contrario a buona fede. Il garante resta però obbligato a coprire il debito principale, come i canoni insoluti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati