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Fideiussione specifica: la guida completa sulla prova

La Corte d’Appello di Ancona ha rigettato l’appello di due garanti, chiarendo importanti principi sulla fideiussione specifica. La sentenza ha stabilito che le tutele anticoncorrenziali previste per le fideiussioni omnibus non si estendono automaticamente a quelle specifiche. Inoltre, ha confermato che la prova della cessione del credito può essere fornita tramite la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e che i soci e amministratori che garantiscono per la propria società non sono qualificabili come consumatori, essendo a conoscenza della situazione finanziaria dell’impresa.

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Fideiussione Specifica: La Decisione della Corte d’Appello sul Ruolo del Garante

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Ancona offre importanti chiarimenti in materia di fideiussione specifica, distinguendola nettamente dalla più nota fideiussione omnibus e definendo i contorni della responsabilità del garante. La decisione analizza temi cruciali come la prova della cessione dei crediti, l’applicabilità delle norme antitrust e la qualifica di consumatore per il socio o amministratore che garantisce per la propria società. Approfondiamo i punti salienti di questa pronuncia.

Il Contesto del Caso: Garanzie su Contratti di Leasing

Il caso trae origine dall’opposizione a un decreto ingiuntivo emesso nei confronti di due persone fisiche che avevano prestato fideiussione per garantire l’adempimento di otto contratti di leasing sottoscritti da una società. A seguito dell’inadempimento della società debitrice, le società creditrici, divenute titolari dei crediti a seguito di operazioni di cessione, agivano per il recupero delle somme dovute.

I garanti, in primo grado e successivamente in appello, contestavano la richiesta di pagamento sollevando diverse eccezioni, tra cui il difetto di legittimazione attiva delle creditrici, la nullità parziale delle fideiussioni per violazione della normativa antitrust e la decadenza del diritto delle creditrici ai sensi dell’art. 1957 c.c.

Le Doglianze degli Appellanti: Tra Nullità e Decadenza

Gli appellanti basavano le loro difese su alcuni punti chiave:

1. Difetto di legittimazione attiva: Sostenevano che le società creditrici non avessero fornito prova adeguata della loro titolarità dei crediti, in particolare dell’inclusione dei contratti specifici nelle operazioni di cessione in blocco.
2. Nullità parziale delle fideiussioni: Richiamavano il noto provvedimento della Banca d’Italia n. 55/2005, che aveva censurato lo schema contrattuale ABI per le fideiussioni omnibus per violazione della concorrenza, sostenendo che tale nullità dovesse estendersi anche alle garanzie da loro sottoscritte.
3. Violazione dell’art. 1957 c.c.: Lamentavano che le creditrici non avessero agito giudizialmente entro sei mesi dalla scadenza dell’obbligazione principale e non avessero coltivato con diligenza le loro istanze.
4. Status di consumatore: Eccepivano la nullità di alcune clausole per vessatorietà, in quanto a loro dire dovevano essere considerati consumatori.

L’Analisi della Fideiussione Specifica e il Provvedimento ABI

Il punto centrale della decisione della Corte riguarda la distinzione tra fideiussione omnibus e fideiussione specifica. I giudici chiariscono che il provvedimento della Banca d’Italia e la successiva giurisprudenza, incluse le Sezioni Unite della Cassazione, si riferiscono esclusivamente alle fideiussioni omnibus, ovvero quelle prestate a garanzia di tutte le obbligazioni presenti e future di un debitore.

Nel caso di specie, le garanzie erano invece specifiche, poiché legate a singoli e determinati contratti di leasing. Di conseguenza, la Corte ha escluso l’applicabilità delle sanzioni di nullità parziale previste per lo schema ABI, ritenendo le fideiussioni pienamente valide sotto questo profilo.

La Prova della Cessione dei Crediti

In merito alla presunta carenza di prova sulla titolarità dei crediti, la Corte ha ritenuto sufficienti gli elementi prodotti dalle creditrici. La pubblicazione dell’avviso di cessione in blocco nella Gazzetta Ufficiale, ai sensi dell’art. 58 del Testo Unico Bancario, sebbene non esoneri completamente dall’onere di dimostrare l’inclusione del credito specifico, costituisce un importante elemento probatorio. Unitamente ad altre presunzioni, come il possesso di tutta la documentazione contrattuale, è stata considerata idonea a dimostrare la legittimazione attiva delle creditrici.

Il Ruolo del Garante “Non Consumatore”

Un altro aspetto fondamentale affrontato dalla Corte è la qualifica dei garanti. Gli appellanti non sono stati riconosciuti come consumatori. La giurisprudenza ha consolidato il principio secondo cui la valutazione deve basarsi sulla posizione delle parti del contratto di fideiussione. Nel caso specifico:

* Un garante era legale rappresentante della società debitrice.
* L’altro garante era socio al 50% di un’altra società del gruppo, operante nello stesso settore.

Queste circostanze dimostrano un chiaro interesse imprenditoriale e un collegamento funzionale tra la garanzia prestata e l’attività professionale dei garanti. Pertanto, non potevano beneficiare delle tutele previste dal Codice del Consumo.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte ha rigettato integralmente l’appello basandosi su un solido impianto motivazionale. Oltre ai punti già discussi, ha precisato che la clausola “a semplice richiesta scritta” contenuta nei contratti di fideiussione costituiva una valida deroga pattizia all’art. 1957 c.c., rendendo sufficiente una richiesta stragiudiziale per evitare la decadenza. Ha inoltre respinto l’eccezione basata sull’art. 1956 c.c. (liberazione del fideiussore per obbligazioni future), sottolineando che l’onere di provare la mala fede del creditore nel concedere ulteriore credito a un debitore insolvente grava sul garante. In questo caso, i garanti, in virtù dei loro ruoli societari, erano non solo a conoscenza, ma direttamente coinvolti nella gestione e nelle condizioni finanziarie della società debitrice, escludendo così la possibilità di invocare tale tutela.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida alcuni principi di grande rilevanza pratica:

1. La nullità per violazione della normativa antitrust non è un’arma universale: la sua applicazione è strettamente limitata alle fideiussioni omnibus che riproducono le clausole dello schema ABI e non può essere estesa per analogia alla fideiussione specifica.
2. La prova della cessione del credito è agevolata: la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, unita ad altri elementi indiziari, è spesso sufficiente per dimostrare la titolarità del credito in capo al cessionario.
3. Attenzione allo status di garante: un socio o un amministratore che garantisce per la propria azienda agisce, di regola, come un operatore economico e non come un consumatore, perdendo così l’accesso alle relative tutele normative.

La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è una prova sufficiente per una cessione di crediti in blocco?
Secondo la sentenza, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, pur non esonerando del tutto la parte dall’onere di dimostrare l’inclusione del credito specifico, costituisce un forte elemento probatorio. Se unita ad altri indizi, come il possesso della documentazione contrattuale, può essere considerata sufficiente a dimostrare la titolarità del credito.

Le tutele contro le clausole anticoncorrenziali (schema ABI) si applicano a una fideiussione specifica?
No. La Corte ha chiarito che il provvedimento n. 55/2005 della Banca d’Italia e la relativa giurisprudenza sulla nullità parziale delle clausole anticoncorrenziali si applicano esclusivamente alle fideiussioni omnibus, non a quelle specifiche che garantiscono obbligazioni determinate.

Un socio o amministratore che firma una fideiussione per la propria società può essere considerato un consumatore?
No. La sentenza ribadisce che un garante con un interesse economico e funzionale nell’attività della società garantita (come un legale rappresentante o un socio di rilievo) non agisce per scopi estranei alla propria attività imprenditoriale o professionale. Di conseguenza, non può essere qualificato come consumatore e non può beneficiare delle relative tutele.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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