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Fideiussione omnibus nulla: l’onere della prova

Un fideiussore ha impugnato una sentenza sostenendo la nullità della propria garanzia, in quanto ricalcava uno schema ABI dichiarato anticoncorrenziale dalla Banca d’Italia nel 2005. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, stabilendo che per una fideiussione stipulata nel 2011, la sola esistenza del provvedimento del 2005 non è sufficiente a provare la nullità. Incombe sul garante l’onere di dimostrare la persistenza di un’intesa illecita al momento della firma. La Corte ha quindi confermato la piena validità della fideiussione omnibus e la condanna al pagamento.

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Fideiussione omnibus nulla per violazione antitrust? Non dopo il 2005 senza prove concrete

La questione della fideiussione omnibus nulla per contrasto con le norme antitrust è un tema caldo nel diritto bancario. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Trieste offre chiarimenti fondamentali, soprattutto per le garanzie stipulate anni dopo il famoso provvedimento della Banca d’Italia del 2005. La decisione sottolinea come, col passare del tempo, l’onere di provare la nullità si sposti interamente sul garante. Analizziamo insieme questo caso per capire le implicazioni pratiche per fideiussori e istituti di credito.

I Fatti di Causa

Una società creditrice otteneva un decreto ingiuntivo contro due fideiussori per un importo di € 125.000,00 ciascuno, a garanzia dei debiti di una società terza. Uno dei fideiussori si opponeva al decreto, avviando una causa. In primo grado, il Tribunale rigettava l’opposizione, condannando il garante al pagamento.

Il fideiussore decideva quindi di presentare appello, basando le sue argomentazioni su due motivi principali:
1. Nullità parziale della fideiussione: Sosteneva che il contratto di garanzia, firmato nel 2011, contenesse clausole identiche a quelle dello schema ABI censurato dalla Banca d’Italia nel 2005 per violazione della normativa antitrust. Secondo l’appellante, ciò avrebbe dovuto comportare la nullità della clausola di deroga all’art. 1957 c.c. e, di conseguenza, la decadenza della banca dal proprio diritto, non avendo agito contro il debitore principale entro sei mesi.
2. Perfezionamento di un accordo transattivo: Affermava che nel 2014 era stato raggiunto un accordo transattivo con la banca per saldare il debito, anche se mai formalizzato per iscritto.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello di Trieste ha respinto integralmente il ricorso, confermando la sentenza di primo grado. I giudici hanno smontato punto per punto le tesi dell’appellante, stabilendo che la fideiussione era valida e l’obbligazione di pagamento sussisteva.

Le Motivazioni della Sentenza: Focus sulla Fideiussione omnibus nulla

Le motivazioni della Corte sono cruciali per comprendere l’orientamento attuale della giurisprudenza.

1. L’Onere della Prova per la Nullità Antitrust

Il cuore della decisione riguarda la presunta fideiussione omnibus nulla. La Corte ha chiarito che, sebbene il provvedimento della Banca d’Italia n. 55/2005 abbia accertato l’esistenza di un’intesa restrittiva della concorrenza nello schema fideiussorio standard dell’ABI, il suo valore probatorio non è eterno. L’efficacia di tale provvedimento come “prova privilegiata” si attenua con il passare del tempo.

Per un contratto di fideiussione stipulato nel 2011, ben sei anni dopo la conclusione dell’istruttoria di Bankitalia, non è sufficiente per il garante invocare genericamente quel provvedimento. È onere di chi eccepisce la nullità dimostrare che:
* L’intesa anticoncorrenziale “a monte” tra le banche fosse ancora operante al momento della stipula del contratto.
* Il contratto specifico rappresenti effettivamente un’applicazione di tale intesa illecita.

Nel caso di specie, l’appellante non ha fornito alcuna prova a sostegno di questa tesi, limitandosi a richiamare il vecchio provvedimento. La Corte ha quindi concluso che, in assenza di prove concrete sulla persistenza dell’intesa, la clausola contestata e l’intera fideiussione dovevano considerarsi valide.

2. L’insussistenza della Transazione

Anche il secondo motivo d’appello è stato rigettato. I giudici hanno osservato che lo scambio di email del 2014 non dimostrava il perfezionamento di un accordo, ma si limitava a rappresentare una fase di trattativa. Mancava la prova che il funzionario di banca avesse i poteri per concludere l’accordo e, inoltre, la successiva proposta transattiva formulata dai fideiussori nel 2021 contraddiceva l’idea che un accordo fosse già stato raggiunto anni prima.

3. L’indipendenza tra le Garanzie (Fideiussione Plurima)

Infine, la Corte ha respinto la richiesta del garante di avvalersi di una sentenza favorevole ottenuta da un altro fideiussore. I giudici hanno qualificato le due garanzie come “fideiussioni plurime” e non come “co-fideiussione”. Essendo state prestate con atti separati e in momenti diversi, mancava l’elemento fondamentale della co-fideiussione: l’intento comune e la consapevolezza reciproca di garantire congiuntamente lo stesso debito. Di conseguenza, ogni garanzia era autonoma e le vicende processuali di una non potevano influenzare l’altra.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: chi vuole far dichiarare una fideiussione omnibus nulla per violazione della normativa antitrust, specialmente se stipulata molti anni dopo il 2005, non può fare affidamento esclusivo sul provvedimento della Banca d’Italia. Deve fornire prove concrete e attuali che dimostrino la persistenza di un’intesa illecita. L’onere della prova grava interamente sul garante. La decisione rafforza la validità dei contratti di fideiussione e chiarisce i confini applicativi delle eccezioni di nullità, fornendo un importante punto di riferimento sia per i fideiussori che per gli istituti di credito.

Una fideiussione che ricalca lo schema ABI è sempre parzialmente nulla?
No. Secondo la Corte, la nullità non è automatica, specialmente per i contratti firmati a distanza di anni dal provvedimento della Banca d’Italia del 2005. L’efficacia probatoria di quel provvedimento diminuisce nel tempo.

Chi deve provare che l’intesa anticoncorrenziale esiste ancora per una fideiussione firmata dopo il 2005?
L’onere della prova grava interamente sul garante (fideiussore). È lui che deve dimostrare, con prove specifiche, che al momento della firma del suo contratto era ancora in atto un’intesa illecita tra banche e che il suo contratto ne era un’applicazione diretta.

Se più persone garantiscono lo stesso debito con atti separati, la sentenza favorevole a uno aiuta anche gli altri?
No. La Corte ha stabilito che se le garanzie sono prestate con atti distinti e senza un palese intento comune (fideiussione plurima), sono autonome. Pertanto, una sentenza favorevole ottenuta da un garante non può essere automaticamente estesa agli altri, poiché non si tratta di un’obbligazione solidale derivante da co-fideiussione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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