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Fideiussione omnibus: estinzione del ricorso in Cassazione

Un caso riguardante la validità di una Fideiussione omnibus contenente clausole ritenute anticoncorrenziali giunge in Cassazione. La Corte d’Appello aveva rigettato la domanda di nullità per mancata prova della persistenza dell’intesa illecita da parte del garante. Tuttavia, prima della decisione della Suprema Corte, le parti hanno raggiunto un accordo, portando alla rinuncia al ricorso e alla sua conseguente estinzione, senza una pronuncia nel merito.

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Fideiussione Omnibus e Nullità: Analisi di un Caso Estinto in Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha posto fine a una controversia incentrata sulla validità di una Fideiussione omnibus. Il caso, tuttavia, si è concluso non con una decisione nel merito, ma con una declaratoria di estinzione del procedimento a seguito di un accordo tra le parti. Analizziamo la vicenda per comprendere le questioni giuridiche sollevate e le ragioni della sua conclusione.

I Fatti di Causa e la Contestazione Iniziale

La vicenda trae origine da due contratti di conto corrente stipulati da una società con un istituto di credito. A garanzia delle obbligazioni della società, due persone fisiche avevano sottoscritto una Fideiussione omnibus. Successivamente, i correntisti e i garanti citavano in giudizio la banca, lamentando l’applicazione di interessi usurari, capitalizzazione trimestrale illecita e altre irregolarità. Chiedevano, inoltre, l’accertamento della liberazione dei fideiussori ai sensi dell’art. 1956 c.c.

Il Tribunale di primo grado accoglieva solo parzialmente le domande, dichiarando l’invalidità di alcune clausole sugli interessi e sulle commissioni di massimo scoperto.

La Decisione della Corte d’Appello sulla Fideiussione Omnibus

In sede di appello, la questione principale si è concentrata sulla validità della Fideiussione omnibus stessa. I garanti sostenevano la sua nullità parziale perché alcune clausole (in particolare le nn. 2, 6 e 8) riproducevano lo schema contrattuale ABI, già dichiarato in contrasto con la normativa antitrust (L. 287/1990) da un provvedimento della Banca d’Italia.

La Corte d’Appello ha respinto questa tesi sulla base di diverse argomentazioni:

1. Differenze Testuali: Le clausole della fideiussione in esame, sebbene simili, non erano identiche a quelle dello schema ABI sanzionato, ma presentavano differenze sia letterali che sostanziali.
2. Onere della Prova: La fideiussione era stata firmata nel 2007, oltre due anni dopo il provvedimento della Banca d’Italia. Secondo i giudici, spettava ai garanti dimostrare che, nonostante il divieto, il sistema bancario avesse continuato ad applicare in modo uniforme e concordato lo schema illecito. Tale prova non era stata fornita.
3. Nullità Parziale: Anche se le clausole fossero state dichiarate nulle, la nullità non avrebbe travolto l’intero contratto di garanzia, ma solo le singole clausole viziate. I garanti, inoltre, non avevano provato che la banca avesse esercitato i suoi diritti proprio in forza di tali clausole.

La Corte d’Appello ha quindi riformato parzialmente la sentenza di primo grado, ma ha sostanzialmente negato la nullità della garanzia per violazione della normativa antitrust.

Il Ricorso in Cassazione e l’Esito Procedurale

Contro la decisione di secondo grado, una dei garanti ha proposto ricorso per cassazione, basato su due motivi principali: la violazione delle norme sull’onere della prova e la falsa applicazione della normativa antitrust e dell’art. 1419 c.c. sulla nullità parziale. La società creditrice, a sua volta, ha presentato un controricorso e un ricorso incidentale.

Tuttavia, prima che la Suprema Corte potesse pronunciarsi, le parti hanno trovato un accordo. La ricorrente ha formalmente rinunciato al proprio ricorso e la società creditrice ha aderito a tale rinuncia, ritirando a sua volta il ricorso incidentale. Le parti hanno anche concordato la compensazione delle spese legali.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione sono state puramente procedurali. Di fronte alla rinuncia formale al ricorso e alla conseguente adesione della controparte, la Corte non ha potuto fare altro che prendere atto della volontà delle parti di porre fine alla lite. Ai sensi dell’articolo 390 del codice di procedura civile, la rinuncia accettata comporta l’estinzione del procedimento.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un esempio di come una controversia legale, anche complessa e con importanti implicazioni di diritto, possa concludersi senza una decisione nel merito. L’estinzione del ricorso lascia irrisolte le questioni giuridiche sollevate, in particolare quelle relative all’onere della prova in materia di intese anticoncorrenziali a valle di un provvedimento dell’autorità di vigilanza. La sentenza della Corte d’Appello rimane quindi l’ultima pronuncia sostanziale sulla vicenda, consolidando un orientamento che pone a carico del garante un onere probatorio particolarmente gravoso per dimostrare la persistenza di una pratica illecita. La scelta delle parti di transigere la lite ha prevalso sulla necessità di un chiarimento definitivo da parte della Suprema Corte.

Perché la garanzia fideiussoria era stata contestata?
La garanzia era stata contestata perché si sosteneva che alcune sue clausole (specificamente le nn. 2, 6 e 8) fossero nulle in quanto riproducevano uno schema contrattuale dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI) che era stato precedentemente giudicato come un’intesa restrittiva della concorrenza, vietata dalla legge antitrust.

Qual era l’onere della prova secondo la Corte d’Appello?
La Corte d’Appello ha stabilito che, essendo la fideiussione stata stipulata dopo il provvedimento della Banca d’Italia che vietava lo schema ABI, spettava al fideiussore (il garante) dimostrare che il sistema bancario avesse continuato ad applicare in modo uniforme e concordato quello schema illecito. La semplice somiglianza delle clausole non era ritenuta sufficiente.

Perché la Corte di Cassazione non si è pronunciata sul merito della questione?
La Corte di Cassazione non ha emesso una decisione sul merito perché le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. Di conseguenza, la parte ricorrente ha rinunciato al proprio ricorso e la controparte ha accettato tale rinuncia, portando all’estinzione del procedimento giudiziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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