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Fideiussione consumatore: quando la garanzia è valida

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 34387/2024, ha stabilito che i soci e amministratori di una società che prestano una garanzia personale per i debiti della stessa non possono essere qualificati come consumatori. Di conseguenza, non possono invocare la nullità delle clausole per presunta vessatorietà ai sensi del Codice del Consumo. La Corte ha respinto il ricorso, sottolineando che il collegamento funzionale con l’attività imprenditoriale della società garantita esclude l’applicazione della disciplina sulla fideiussione consumatore.

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Fideiussione Consumatore: La Cassazione chiarisce la qualità del garante socio

La stipula di una garanzia personale, o fideiussione, a favore di una società solleva spesso un’importante questione: il garante può essere considerato un consumatore e beneficiare delle relative tutele? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito chiarimenti decisivi, negando la qualifica di fideiussione consumatore quando il garante è legato da un vincolo societario e funzionale con l’impresa debitrice. Questa pronuncia è fondamentale per definire i confini della tutela consumeristica nei contratti di garanzia.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da due fideiussioni prestate da quattro persone fisiche per garantire le obbligazioni di una società a responsabilità limitata, derivanti da un contratto di fornitura merci. Le garanti erano tutte socie della società debitrice, e due di esse ne erano anche amministratrici. A seguito del fallimento della società, l’azienda creditrice ha chiesto l’adempimento della garanzia.
Le garanti si sono opposte, sostenendo la nullità delle fideiussioni per violazione della normativa a tutela del consumatore. A loro avviso, il contratto conteneva clausole vessatorie e non erano state rispettate le tutele previste per i contratti stipulati al di fuori dei locali commerciali. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto le loro richieste, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Analisi della Corte e la qualità di fideiussione consumatore

Il motivo centrale del ricorso in Cassazione si basava sulla presunta erronea applicazione della direttiva europea e del Codice del Consumo. Le ricorrenti sostenevano che la loro qualità di consumatrici avrebbe dovuto portare alla dichiarazione di nullità d’ufficio delle clausole abusive, indipendentemente dalla loro specifica indicazione.
La Corte di Cassazione ha rigettato tale argomentazione, confermando la decisione dei giudici di merito. Il punto cruciale della decisione risiede nella valutazione della qualità soggettiva delle garanti. La Corte ha stabilito che non potevano essere considerate consumatrici perché la loro garanzia non era stata prestata per scopi estranei alla loro attività imprenditoriale o professionale. Al contrario, esisteva un chiaro e inequivocabile ‘collegamento funzionale’ con la società debitrice, dato che:
1. Erano tutte socie della società garantita.
2. Due di loro ricoprivano anche il ruolo di amministratrici.
3. Esistevano stretti legami familiari tra le garanti (una madre e le sue tre figlie).
Questo insieme di circostanze ha portato la Corte a concludere che le fideiussioni erano state prestate nell’ambito di un’attività professionale e non come atti di consumo. Di conseguenza, l’intera disciplina a tutela del consumatore, inclusa quella sulle clausole vessatorie, è stata ritenuta inapplicabile.

La reiezione degli altri motivi di ricorso

Oltre alla questione centrale sulla fideiussione consumatore, le ricorrenti avevano sollevato altri due motivi, anch’essi respinti:
Violazione dell’art. 1957 c.c.: Le garanti lamentavano la decadenza della garanzia per mancato rispetto dei termini. La Corte ha ritenuto il motivo inammissibile, in parte perché legato alla fallita eccezione sulla disciplina consumeristica, e in parte perché ha qualificato il contratto come garanzia autonoma, che non ammette tali eccezioni.
Violazione dell’art. 1956 c.c.: Si contestava al creditore di aver continuato a erogare credito (forniture) nonostante il peggioramento delle condizioni economiche della società debitrice. La Corte ha escluso tale violazione, affermando che le forniture erano già predeterminate nel contratto di somministrazione e che le garanti, data la loro posizione, erano pienamente consapevoli dello stato finanziario della società.

Le Motivazioni della Decisione

La ratio decidendi della Suprema Corte si fonda su un principio consolidato: la qualifica di consumatore dipende dallo scopo dell’atto. Nel caso della fideiussione, se la garanzia è prestata da un socio o amministratore per un debito della propria società, si presume che l’atto sia funzionale all’attività d’impresa e non a esigenze personali o familiari. La Corte ha specificato che la valutazione sulla qualità personale delle fideiubenti è una questione di fatto, adeguatamente motivata dai giudici di merito e non censurabile in sede di legittimità. La decisione di non considerare le garanti come consumatrici è stata la motivazione primaria (prima ratio decidendi) che ha assorbito e reso irrilevante ogni discussione successiva sulla natura vessatoria delle clausole.
Inoltre, la Corte ha sottolineato come le garanti, essendo direttamente coinvolte nella gestione e nella proprietà dell’azienda, avessero accesso a tutte le informazioni sulla sua salute finanziaria, escludendo così qualsiasi comportamento colpevole da parte del creditore nel continuare le forniture.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un orientamento giurisprudenziale chiaro: chi è intrinsecamente legato a un’attività imprenditoriale e presta una garanzia per essa difficilmente potrà beneficiare delle tutele riservate ai consumatori. Il ‘collegamento funzionale’ tra il garante e il debitore principale è il criterio determinante per escludere la natura di fideiussione consumatore. Per imprenditori, soci e amministratori, ciò significa che le garanzie personali prestate a favore della propria azienda saranno regolate dalle norme del Codice Civile, con un livello di protezione inferiore rispetto a quello consumeristico. La decisione invita a una maggiore consapevolezza e cautela nella stipula di tali contratti, poiché le tutele invocate in questo caso non sono state ritenute applicabili.

Un socio che firma una fideiussione per la propria società è un consumatore?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il collegamento funzionale tra il garante (in qualità di socio e/o amministratore) e la società debitrice esclude la qualifica di consumatore, poiché la garanzia non viene prestata per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale.

Perché la Corte non ha esaminato nel merito la presunta natura vessatoria delle clausole?
La Corte ha ritenuto la questione assorbita. Una volta stabilito che le garanti non erano consumatrici, l’intera disciplina sulle clausole vessatorie prevista dal Codice del Consumo è diventata inapplicabile al caso di specie, rendendo inutile l’analisi delle singole clausole.

La fideiussione per obbligazioni future è valida se le condizioni del debitore peggiorano?
In questo caso specifico, la Corte ha ritenuto valida la garanzia. Ha escluso la violazione dell’art. 1956 c.c. perché le forniture erano già previste da un contratto di somministrazione e non costituivano ‘nuovo credito’. Inoltre, le garanti, data la loro posizione nella società, erano considerate pienamente consapevoli della situazione patrimoniale del debitore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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