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Fideiussione ABI: quando l’eccezione di nullità cade

Un debitore e il suo garante si sono opposti a un decreto ingiuntivo per uno scoperto di conto, eccependo la prescrizione del credito e la nullità della fideiussione ABI. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, confermando il debito. La decisione chiarisce che la prescrizione era stata validamente interrotta e che la nullità della garanzia non era stata provata, poiché gli opponenti non hanno dimostrato la persistenza di un’intesa anticoncorrenziale al momento della stipula del contratto.

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Fideiussione ABI: quando l’eccezione di nullità cade

L’eccezione di nullità della fideiussione ABI è una delle difese più comuni nelle controversie bancarie, ma non sempre porta al successo sperato. Una recente sentenza del Tribunale di Monza offre un’analisi chiara dei requisiti necessari per far valere tale nullità, sottolineando l’importanza dell’onere della prova a carico di chi la eccepisce. Il caso riguardava l’opposizione a un decreto ingiuntivo per un debito derivante da uno scoperto di conto corrente, garantito appunto da una fideiussione.

I Fatti del Caso

Una società creditrice, divenuta titolare del credito a seguito di una cessione in blocco, otteneva un decreto ingiuntivo nei confronti del titolare di un’impresa individuale e della sua garante per una somma di circa 12.400 euro. Il debito era maturato su un conto corrente aziendale. Il debitore e la garante (fideiussore) proponevano opposizione, contestando la pretesa creditoria su più fronti.

Le Eccezioni degli Opponenti: Dalla Prescrizione alla Nullità della Fideiussione ABI

La difesa degli opponenti si basava su diversi argomenti principali:
1. Errata individuazione del rapporto: Sostenevano che il debito non derivasse dallo scoperto di conto, ma da un diverso finanziamento, a loro dire già estinto.
2. Prescrizione del credito: Affermavano che il diritto della banca fosse prescritto, poiché l’ultimo atto interruttivo risaliva al gennaio 2013.
3. Nullità della fideiussione: Eccepivano la nullità della garanzia prestata, sostenendo che le sue clausole fossero una riproduzione dello schema ABI del 2003, dichiarato nullo dalla Banca d’Italia con il provvedimento n. 55/2005 in quanto frutto di un’intesa anticoncorrenziale.
4. Contestazioni contabili: Lamentavano il mancato accredito di alcuni versamenti e l’errata applicazione degli interessi.

La Difesa della Società Creditrice

La società opposta replicava punto per punto, dimostrando la fondatezza della propria pretesa. In particolare, evidenziava di aver fornito prova del credito attraverso la produzione del contratto di conto corrente, degli estratti conto e del contratto di fideiussione. Sulla prescrizione, documentava l’esistenza di atti interruttivi successivi al 2013, tra cui una raccomandata del 2016 e una diffida legale del 2021, che avevano spostato in avanti il termine decennale.

Le Motivazioni della Decisione

Il Giudice del Tribunale di Monza ha rigettato integralmente l’opposizione, confermando il decreto ingiuntivo. La sentenza si sofferma in modo dettagliato sulle principali eccezioni sollevate, fornendo chiarimenti di grande interesse pratico.

In primo luogo, l’eccezione di prescrizione è stata respinta. Il Tribunale ha accertato che la società creditrice aveva prodotto in giudizio atti, come la diffida del 2016, idonei a interrompere il decorso del termine. Essendo il ricorso per decreto ingiuntivo stato depositato nel 2023, il diritto di credito non poteva considerarsi estinto.

Il punto centrale della decisione riguarda però la contestata nullità della fideiussione ABI. Il Giudice ha rigettato l’eccezione per due ragioni fondamentali:
* Mancanza di prova specifica: Gli opponenti si erano limitati a invocare il provvedimento della Banca d’Italia in modo generico, senza produrre il testo del contratto di fideiussione né allegare specificamente la corrispondenza tra le sue clausole e quelle dello schema ABI vietato. La semplice affermazione non è sufficiente a fondare una domanda di nullità.
* Onere della prova sull’intesa anticoncorrenziale: Anche ammettendo la corrispondenza, il Tribunale ha chiarito che il provvedimento della Banca d’Italia del 2005 può costituire una ‘prova privilegiata’ dell’intesa illecita solo per i contratti stipulati nell’arco temporale esaminato dall’Autorità. Per i contratti successivi, come quello in esame (stipulato nel 2009), spetta a chi invoca la nullità dimostrare che l’intesa anticoncorrenziale fosse ancora operante al momento della firma. Gli opponenti non hanno fornito alcuna prova a riguardo, rendendo la loro eccezione infondata.

Infine, il Giudice ha ritenuto provato l’ammontare del debito grazie agli estratti conto depositati, le cui risultanze non erano state specificamente contestate nei termini contrattuali e legali, intendendosi quindi come approvate.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: chi agisce in giudizio per far valere un proprio diritto, come la nullità di un contratto, ha l’onere di allegare e provare in modo specifico e dettagliato i fatti a sostegno della propria domanda. Non è sufficiente un generico richiamo a provvedimenti o a schemi contrattuali. Nel caso specifico della nullità della fideiussione ABI, è cruciale non solo dimostrare la conformità delle clausole allo schema vietato, ma anche, per i contratti successivi al 2005, fornire elementi che provino la persistenza dell’intesa illecita. In assenza di tali prove, l’eccezione è destinata a essere respinta, con la conseguente conferma del debito garantito.

Quando si interrompe la prescrizione di un debito bancario?
Secondo la sentenza, la prescrizione decennale del credito si interrompe non solo con un’azione giudiziaria, ma anche con qualsiasi atto di costituzione in mora, come una diffida ad adempiere inviata tramite raccomandata, che manifesti chiaramente l’intenzione del creditore di far valere il proprio diritto. Nel caso di specie, gli atti del 2016 e 2021 sono stati ritenuti idonei a interrompere la prescrizione.

È sufficiente invocare il provvedimento della Banca d’Italia per rendere nulla una fideiussione ABI?
No. Il Tribunale ha stabilito che non è sufficiente un richiamo generico. La parte che eccepisce la nullità ha l’onere di dimostrare specificamente che le clausole del proprio contratto sono identiche a quelle dello schema ABI vietato. Inoltre, per contratti stipulati dopo il 2005, deve provare che l’intesa anticoncorrenziale era ancora in atto al momento della firma della garanzia.

Cosa accade se un correntista non contesta per iscritto un estratto conto?
La sentenza conferma che, in base alle clausole contrattuali e alla legge, se il correntista non presenta un reclamo scritto e specifico entro il termine previsto (nel caso di specie, 60 giorni dalla ricezione), l’estratto conto si intende approvato. Questa approvazione tacita impedisce contestazioni generiche successive sulle singole voci contabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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