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Fideiussione ABI: la decadenza del creditore

Un’importante sentenza del Tribunale di Verona analizza gli effetti della nullità delle clausole in una fideiussione ABI. La corte ha stabilito che la nullità della clausola di deroga all’art. 1957 c.c. comporta la decadenza del diritto della banca di agire contro i garanti, qualora non abbia promosso azioni contro il debitore principale entro sei mesi. Di conseguenza, il decreto ingiuntivo verso i garanti è stato revocato, mentre il debito della società principale è stato ricalcolato e ridotto a seguito di una perizia contabile.

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Fideiussione ABI: La Nullità Parziale che Libera il Garante

La stipula di una garanzia a favore di un istituto di credito è una prassi comune, ma quali sono le conseguenze se il contratto di garanzia, una cosiddetta fideiussione ABI, contiene clausole nulle? Una recente sentenza del Tribunale di Verona offre un’analisi dettagliata, dimostrando come la nullità di specifiche clausole possa portare alla liberazione del garante a causa della decadenza del diritto del creditore. Questo caso evidenzia l’importanza per i garanti di esaminare attentamente i contratti e per le banche di agire tempestivamente.

Il Caso: Una Garanzia per un Debito Contestato

La vicenda giudiziaria trae origine dall’opposizione a un decreto ingiuntivo emesso da un Tribunale su richiesta di una banca. L’ingiunzione era diretta sia nei confronti di una società, debitrice principale per un importo di oltre 800.000 euro derivante da un saldo di conto corrente, sia verso gli eredi di un socio che aveva prestato una fideiussione omnibus a garanzia di tale debito.

Gli opponenti (la società e gli eredi garanti) hanno sollevato diverse eccezioni, ma la più rilevante riguardava la nullità della fideiussione. Essi sostenevano che il contratto riproduceva pedissequamente lo schema contrattuale predisposto dall’ABI (Associazione Bancaria Italiana), le cui clausole 2, 6 e 8 erano state giudicate frutto di un’intesa restrittiva della concorrenza da un provvedimento della Banca d’Italia del 2005. In particolare, contestavano la validità della clausola che derogava ai termini di decadenza previsti dall’art. 1957 del Codice Civile.

L’Analisi del Tribunale sulla Fideiussione ABI

Il Tribunale di Verona ha affrontato la questione centrale della validità della fideiussione ABI. Richiamando l’orientamento consolidato delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione (sentenza n. 41994/2021), il giudice ha confermato che le fideiussioni ‘a valle’ di un’intesa anticoncorrenziale sono affette da nullità parziale.

Questo significa che non è l’intero contratto a essere nullo, ma solo le specifiche clausole che riproducono l’intesa vietata. La nullità colpisce, tra le altre, la cosiddetta ‘clausola di reviviscenza’ (art. 6 dello schema ABI), che ha lo scopo di tenere in vita la garanzia anche in situazioni che, per legge, la estinguerebbero, e la clausola di rinuncia ai termini di cui all’art. 1957 c.c. Quest’ultima, in particolare, esonera la banca dall’obbligo di agire contro il debitore principale entro sei mesi dalla scadenza del debito per poter conservare il proprio diritto verso il garante.

La Decadenza del Creditore: Una Conseguenza Cruciale della Nullità sulla Fideiussione ABI

Una volta dichiarata la nullità della clausola di deroga all’art. 1957 c.c., il Tribunale ha verificato se la banca avesse rispettato il termine di decadenza semestrale imposto dalla legge. L’obbligazione principale era scaduta il 31 dicembre 2016. La banca, tuttavia, aveva notificato il ricorso per decreto ingiuntivo solo nel gennaio 2020, ben oltre i sei mesi previsti.

Questa tardività si è rivelata fatale. Il giudice ha concluso che la banca era decaduta dal suo diritto di pretendere il pagamento dai garanti. Di conseguenza, il decreto ingiuntivo emesso nei confronti degli eredi del fideiussore è stato integralmente revocato, liberandoli da ogni obbligo.

La Posizione del Debitore Principale: Ricalcolo del Debito

La liberazione dei garanti non ha però estinto il debito della società principale. Il Tribunale ha quindi esaminato le contestazioni relative all’ammontare del debito, avvalendosi di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) contabile.

La perizia ha evidenziato significative carenze documentali da parte della banca (mancanza di estratti conto trimestrali) e l’applicazione di competenze non correttamente pattuite. Sulla base delle conclusioni del CTU, il Tribunale ha rideterminato il debito effettivo della società, condannandola a pagare una somma quasi dimezzata rispetto a quella originariamente richiesta dalla banca: circa 407.000 euro invece di oltre 800.000.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione del Tribunale si fonda su principi giuridici ormai consolidati. In primo luogo, la distinzione tra nullità totale e nullità parziale del contratto: la violazione della normativa antitrust non travolge l’intera fideiussione, ma solo le clausole che ne sono diretta espressione, in un’ottica di conservazione del contratto. In secondo luogo, una volta rimossa la clausola di deroga, l’art. 1957 c.c. riprende piena efficacia. La norma impone al creditore un onere di diligenza, consistente nell’agire giudizialmente contro il debitore principale entro un termine di decadenza per non perdere la garanzia. Infine, la sentenza ribadisce il principio dell’onere della prova: spetta alla banca, che agisce per il pagamento, fornire la prova completa e puntuale del proprio credito, inclusa la corretta pattuizione di ogni spesa e commissione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Garanti e Banche

Questa sentenza offre importanti lezioni pratiche. Per chi presta una garanzia, è fondamentale essere consapevoli che i moduli standard, come la fideiussione ABI, possono contenere clausole nulle che, se contestate, possono portare alla liberazione dall’obbligo. Per gli istituti di credito, invece, emerge la duplice necessità di aggiornare la propria contrattualistica eliminando le clausole anticoncorrenziali e, soprattutto, di agire con la massima tempestività contro il debitore principale per non rischiare di perdere la garanzia del fideiussore a causa della decadenza.

Una fideiussione che riproduce lo schema ABI è totalmente nulla?
No, la sentenza, in linea con la giurisprudenza di Cassazione a Sezioni Unite, stabilisce che la nullità è solo parziale. Riguarda unicamente le clausole specifiche ritenute anticoncorrenziali (in questo caso, quelle corrispondenti agli artt. 2, 6 e 8 dello schema ABI), mentre il resto del contratto di garanzia rimane valido.

Cosa succede se la clausola di deroga all’art. 1957 c.c. viene dichiarata nulla?
Se la clausola che permette alla banca di non agire entro sei mesi contro il debitore principale è nulla, la banca perde questo vantaggio. Di conseguenza, deve rispettare il termine di decadenza di sei mesi previsto dalla legge per iniziare l’azione legale contro il debitore principale; in caso contrario, perde il diritto di rivalersi sul garante.

Il garante è sempre liberato se la banca agisce in ritardo?
Sì. Come dimostra questo caso, se la clausola di deroga all’art. 1957 c.c. è nulla e la banca non agisce giudizialmente contro il debitore principale entro sei mesi dalla scadenza dell’obbligazione, il garante è liberato dal suo impegno. Il decreto ingiuntivo contro il garante, di conseguenza, deve essere revocato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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