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Fideiussione a prima richiesta: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 840/2025, ha rigettato il ricorso di una società contro la decisione della Corte d’Appello che liberava un garante. Il caso verteva sulla qualificazione di una garanzia come ‘fideiussione a prima richiesta’. La Cassazione ha stabilito che tale clausola non è sufficiente per qualificare il contratto come autonomo e inapplicare l’art. 1957 c.c. È necessaria un’analisi complessiva del contratto, che nel caso di specie ha confermato la natura di fideiussione e la conseguente liberazione del garante per inerzia del creditore.

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Fideiussione a prima richiesta: non è sempre autonoma

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di garanzie personali, in particolare sulla distinzione tra fideiussione e contratto autonomo di garanzia. La controversia riguardava una fideiussione a prima richiesta e l’applicabilità dell’art. 1957 del Codice Civile, che prevede la liberazione del garante se il creditore non agisce entro sei mesi. La Suprema Corte ha chiarito che la sola clausola ‘a prima richiesta’ non basta a escludere le tutele previste per il fideiussore.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dall’opposizione a un decreto ingiuntivo di oltre 1 milione di euro, emesso da un Tribunale su richiesta di un istituto di credito nei confronti di una società e dei suoi garanti. L’importo derivava da un’apertura di credito utilizzata oltre il limite concesso.
I garanti, nell’opporsi, sollevavano diverse eccezioni, tra cui la decadenza del creditore dall’azione nei loro confronti per non aver agito giudizialmente entro sei mesi dalla scadenza dell’obbligazione principale, come previsto dall’art. 1957 c.c.
In primo grado, il Tribunale rigettava l’opposizione, confermando il decreto ingiuntivo. Tuttavia, la Corte d’Appello, riformando parzialmente la sentenza, accoglieva l’appello di uno dei garanti e revocava il decreto ingiuntivo, ritenendo estinta la garanzia.

L’Analisi della Fideiussione a prima richiesta in Appello

La Corte d’Appello ha basato la sua decisione sull’interpretazione del contratto di garanzia. Ha concluso che, nonostante la presenza di clausole come quella del pagamento ‘a semplice richiesta scritta’, il contratto nel suo complesso non poteva essere qualificato come un contratto autonomo di garanzia, bensì come una fideiussione. Di conseguenza, ha ritenuto applicabile la disciplina dell’art. 1957 c.c. e, dato che la banca non aveva agito tempestivamente nei confronti del debitore principale, ha dichiarato il garante liberato dalla sua obbligazione.

Il Ricorso in Cassazione

La società creditrice ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali:

1. Errata interpretazione del contratto: Secondo la ricorrente, la Corte d’Appello avrebbe violato le regole di ermeneutica giuridica, interpretando in modo parziale il contratto. La clausola ‘a semplice richiesta scritta’ e la durata indeterminata della garanzia, legata all’integrale soddisfacimento del debito, avrebbero dovuto qualificare il negozio come un contratto autonomo, rendendo inapplicabile l’art. 1957 c.c.
2. Omesso esame di un fatto decisivo: La ricorrente lamentava che la Corte non avesse considerato adeguatamente la durata illimitata della garanzia, un elemento che, a suo dire, sarebbe stato decisivo per escludere la decadenza.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, ritenendoli infondati e inammissibili.

Sul primo punto, la Suprema Corte ha ribadito un orientamento giurisprudenziale consolidato: la clausola ‘a prima richiesta’ o ‘a semplice richiesta scritta’ non è, di per sé, un elemento decisivo per qualificare una garanzia come autonoma. Il giudice di merito ha il dovere di considerare l’intero contesto contrattuale per ricostruire la volontà delle parti. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva compiuto questa valutazione in modo completo e logico, concludendo per la natura fideiussoria della garanzia. La Cassazione ha sottolineato che il suo ruolo non è quello di fornire una nuova interpretazione del contratto, ma di verificare che il giudice di merito abbia rispettato i canoni legali di interpretazione.

Sul secondo motivo, la Corte lo ha dichiarato inammissibile. Ha osservato che la ricorrente, con la sua censura, mirava in realtà a ottenere una nuova valutazione delle prove e una ricostruzione dei fatti diversa da quella operata dai giudici di merito. Questo tipo di richiesta è precluso nel giudizio di legittimità, che si concentra sulla corretta applicazione del diritto e non sul riesame del merito della controversia. La Corte d’Appello aveva già esaminato gli elementi di fatto e la sua decisione era basata su un convincimento formatosi attraverso l’analisi delle prove disponibili.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento offre un’importante lezione per operatori bancari e garanti. Conferma che l’inserimento di una clausola ‘a prima richiesta’ non trasforma automaticamente una fideiussione in un contratto autonomo di garanzia. Per escludere l’applicazione delle tutele previste per il fideiussore, come la decadenza ex art. 1957 c.c., è necessario che l’intera struttura contrattuale manifesti in modo inequivocabile la volontà delle parti di derogare alla disciplina codicistica. Per i creditori, ciò significa redigere contratti di garanzia con la massima chiarezza. Per i garanti, rappresenta la conferma che le loro tutele legali non possono essere aggirate da singole clausole se il contesto generale del contratto non lo supporta.

Una clausola ‘a prima richiesta’ in una garanzia la qualifica automaticamente come contratto autonomo, escludendo l’applicazione dell’art. 1957 c.c.?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che questa clausola non è di per sé decisiva. Il giudice deve interpretare l’intero contratto nel suo complesso per determinare la reale volontà delle parti e la natura della garanzia, se fideiussoria o autonoma.

Perché la Cassazione ha ritenuto inammissibile il motivo di ricorso relativo all’omesso esame della durata illimitata della garanzia?
Perché il ricorrente stava tentando di ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove già esaminati dalla Corte d’Appello. Il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, che non può riesaminare il merito della controversia, ma solo verificare la corretta applicazione della legge.

Qual è la conseguenza per il creditore se non agisce contro il debitore principale entro sei mesi dalla scadenza del debito in una fideiussione?
Secondo l’art. 1957 c.c., se questa norma non è stata validamente derogata dalle parti, il creditore decade dal suo diritto nei confronti del fideiussore. Ciò significa che il garante viene liberato dal suo obbligo di garanzia a causa dell’inerzia del creditore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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