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Fattibilità del concordato: limiti del giudice

Una società ha presentato ricorso in Cassazione dopo che la sua domanda di concordato preventivo era stata respinta per mancanza di fattibilità economica. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il tribunale ha il dovere di valutare la fattibilità del concordato, limitatamente alla manifesta inettitudine del piano a raggiungere i suoi obiettivi. Il ricorso è stato inoltre respinto per la sua genericità e perché mirava a un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità.

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Fattibilità del concordato: la Cassazione traccia i confini del controllo del giudice

L’ordinanza in esame offre importanti chiarimenti sui limiti del sindacato giudiziale in materia di concordato preventivo. La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibile un ricorso, ha ribadito la distinzione fondamentale tra la valutazione della fattibilità del concordato, di competenza del tribunale, e quella della convenienza, riservata ai creditori. Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale per le imprese in crisi e per i professionisti che le assistono.

I fatti di causa

Una società a responsabilità limitata, dopo aver richiesto l’ammissione al concordato preventivo con riserva, si è vista dichiarare inammissibile la domanda dal Tribunale. Contestualmente, su istanza del pubblico ministero, ne è stato dichiarato il fallimento. La motivazione del Tribunale si concentrava sui ‘dubbi’ relativi alla recuperabilità dei crediti e alla solidità delle garanzie offerte, elementi che minavano la fattibilità economica del piano. La società ha proposto reclamo alla Corte d’Appello, la quale ha però confermato la decisione di primo grado. Contro questa sentenza, l’impresa ha presentato ricorso per cassazione, lamentando un’erronea valutazione da parte dei giudici di merito e una motivazione carente.

I motivi del ricorso

Il ricorso della società si fondava su due motivi principali:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione: Si contestava alla Corte d’Appello di aver invaso la sfera di competenza dei creditori, effettuando una valutazione sulla convenienza economica del piano anziché limitarsi a quella sulla fattibilità. La motivazione della sentenza veniva definita ‘sostanzialmente inesistente’.
2. Carenza di motivazione sulla dichiarazione di fallimento: Si sosteneva che la Corte territoriale non avesse adeguatamente motivato la sussistenza dello stato di insolvenza, presupposto per il fallimento, confondendolo con il mero stato di crisi che giustificava la domanda di concordato.

Il controllo sulla fattibilità del concordato secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i motivi inammissibili per diverse ragioni. In primo luogo, ha rilevato la genericità e la confusione espositiva del ricorso, che mescolava vizi eterogenei e tentava, inammissibilmente, di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. La Corte ha ricordato che il suo ruolo non è quello di riesaminare le prove, ma di verificare la corretta applicazione delle norme di diritto.

Le motivazioni

Nel merito dei principi giuridici, la Corte ha offerto una sintesi chiara e consolidata del suo orientamento. Il punto centrale è la distinzione tra il controllo di legalità e fattibilità, affidato al tribunale, e il giudizio di convenienza, spettante ai creditori. Il tribunale non può sostituirsi ai creditori nel valutare se il piano sia vantaggioso, ma ha il dovere di effettuare un controllo sulla fattibilità del concordato. Questo controllo non è meramente formale, ma si estende alla fattibilità economica, intesa come la verifica della reale possibilità di attuare il piano. Tuttavia, questo potere non è illimitato. Il giudice può dichiarare inammissibile una proposta solo quando essa presenti una ‘manifesta inettitudine’ a raggiungere gli obiettivi prefissati. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano correttamente esercitato questo potere, ravvisando proprio tale manifesta inettitudine. La Corte ha inoltre precisato che la motivazione ‘per relationem’ (cioè tramite rinvio a quella del giudice di primo grado) è legittima quando il giudice d’appello dimostra di aver preso in esame le censure specifiche del reclamante, fornendo una risposta logica e coerente.

Le conclusioni

L’ordinanza conferma che la soglia di accesso al concordato preventivo richiede la presentazione di un piano che superi un vaglio di serietà e realizzabilità concreta. Il ruolo del tribunale è quello di un ‘filtro’ iniziale, volto a scartare le proposte palesemente irrealizzabili, senza però invadere l’autonomia decisionale dei creditori sulla convenienza economica. Per le imprese, ciò significa che la preparazione del piano concordatario deve essere estremamente rigorosa e fondata su dati concreti e attendibili. Per gli avvocati, la decisione ribadisce la necessità di formulare i ricorsi per cassazione con estrema specificità, evitando censure generiche o volte a un riesame dei fatti, pena l’immediata declaratoria di inammissibilità.

Qual è il ruolo del tribunale nel valutare un piano di concordato preventivo?
Il tribunale deve verificare la fattibilità giuridica ed economica del piano. Il controllo sulla fattibilità economica è limitato ad accertare la ‘manifesta inettitudine’ del piano a raggiungere gli obiettivi prefissati, senza sostituirsi ai creditori nel giudizio sulla convenienza della proposta.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché i motivi erano esposti in modo generico e confuso, mescolando vizi diversi, e perché mirava a ottenere un riesame dei fatti e delle prove, compito che non spetta alla Corte di Cassazione in sede di legittimità.

La motivazione di una sentenza d’appello può limitarsi a richiamare quella di primo grado?
Sì, una motivazione ‘per relationem’ è valida a condizione che il giudice d’appello dia conto, anche sinteticamente, delle ragioni della conferma in relazione ai motivi di impugnazione, dimostrando così di non aver aderito acriticamente alla decisione precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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