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Falsus procurator e contratto: le conseguenze legali

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di contratto costitutivo di società firmato da un rappresentante senza poteri, noto come falsus procurator. La Corte ha confermato l’inefficacia del contratto nei confronti degli enti rappresentati. Inoltre, ha stabilito un importante principio processuale: il soggetto che interviene volontariamente in una causa non ha il diritto di chiamare in giudizio ulteriori terze parti. La richiesta di risarcimento danni è stata respinta poiché è emerso che tutte le parti erano consapevoli del difetto di rappresentanza.

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Contratto nullo se firmato da un falsus procurator: la Cassazione fa chiarezza

Cosa succede quando un contratto viene firmato da una persona che non ha il potere di rappresentare una delle parti? La figura del falsus procurator è al centro di una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che ha delineato le conseguenze giuridiche di un atto costitutivo di società stipulato in assenza di un’idonea procura. La decisione non solo ribadisce l’inefficacia del contratto, ma stabilisce anche importanti limiti procedurali per chi interviene volontariamente in un giudizio.

I Fatti di Causa: La Costituzione di una Società Mista

La vicenda trae origine dalla delibera di una Giunta Regionale finalizzata alla costituzione di una società mista pubblico-privata per la gestione di opere irrigue. Il capitale sociale doveva essere diviso tra un socio privato (70%), un’Agenzia Regionale (10%) e un Consorzio di Bonifica (20%).

L’atto costitutivo della società veniva firmato, ma il consenso per conto del Consorzio e dell’Agenzia veniva espresso da un Assessore Regionale. Successivamente, sia il Consorzio che l’Agenzia agivano in giudizio per far dichiarare l’inefficacia del contratto nei loro confronti, sostenendo che l’Assessore avesse agito come falsus procurator, ovvero senza i necessari poteri rappresentativi.

Nel corso del giudizio interveniva volontariamente l’Associazione Temporanea di Imprese (ATI) che avrebbe dovuto costituire il socio privato, chiedendo il risarcimento dei danni per il mancato perfezionamento dell’operazione e tentando di chiamare in causa anche l’Assessore e il notaio rogante.

La Decisione della Corte: l’inefficacia dell’atto e i limiti del falsus procurator

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società (ex ATI), confermando le decisioni dei precedenti gradi di giudizio. I punti cardine della pronuncia sono due:

1. Inefficacia dell’Atto: Il contratto è stato dichiarato inefficace nei confronti del Consorzio e dell’Agenzia. L’Assessore non aveva ricevuto alcun potere di rappresentanza né dalla delibera regionale, che gli attribuiva solo un generico ruolo di ‘sovrintendenza’, né dalle delibere degli enti stessi.
2. Limiti dell’Interveniente Volontario: È stato stabilito che l’interveniente volontario (l’ATI) non aveva il potere di chiamare in causa ulteriori soggetti (l’Assessore e il notaio). Tale facoltà, secondo la Corte, è riservata alle parti originarie del processo.

Le Motivazioni della Cassazione

Il ragionamento della Suprema Corte si è sviluppato lungo due direttrici principali, una di natura processuale e una di merito.

Il Divieto di Chiamata in Causa per l’Interveniente

La Corte ha ritenuto inammissibile il motivo di ricorso relativo alla mancata pronuncia sulla responsabilità del falsus procurator e del notaio. I giudici hanno chiarito che, sulla base del combinato disposto degli artt. 105 e 271 del Codice di Procedura Civile, la chiamata in causa di terzi è permessa solo alle parti originarie (attore e convenuto) e al terzo che sia stato a sua volta chiamato in giudizio, ma non a chi interviene volontariamente. L’interveniente, infatti, si inserisce in un giudizio già delineato e non può estenderne l’oggetto soggettivo in questo modo.

La Consapevolezza Generale e l’Assenza di Danno Risarcibile

Dagli atti processuali è emerso un fatto determinante: tutte le parti presenti alla stipula erano consapevoli dell’inefficacia dell’atto. La Corte ha descritto la situazione come una ‘sceneggiata’ in cui tutti i presenti erano ‘attori in egual misura’. Questa consapevolezza condivisa ha fatto crollare qualsiasi presupposto per una richiesta di risarcimento danni per responsabilità precontrattuale. Non vi era, infatti, alcun legittimo affidamento da tutelare, poiché nessuno poteva ragionevolmente credere nella validità di un atto che tutti sapevano essere viziato all’origine.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale del diritto dei contratti: l’atto compiuto dal falsus procurator è privo di effetti per il soggetto falsamente rappresentato. La decisione offre anche un’importante lezione sul piano processuale, chiarendo i confini dell’intervento volontario e negando all’interveniente la possibilità di allargare il contraddittorio a nuovi soggetti. Infine, sottolinea come la richiesta di risarcimento danni si fondi sull’affidamento incolpevole, un presupposto che viene meno quando tutte le parti sono consapevoli dell’irregolarità della situazione.

Un contratto firmato da un rappresentante senza poteri (falsus procurator) è valido?
No, il contratto è inefficace nei confronti del soggetto falsamente rappresentato. La Corte ha confermato che l’atto costitutivo della società era inefficace perché l’assessore che ha firmato per conto del Consorzio e dell’Agenzia non aveva i poteri per farlo.

Chi interviene volontariamente in una causa può chiamare in giudizio altre persone?
No. La Cassazione ha stabilito, confermando la decisione dei giudici di merito, che la facoltà di chiamare in causa terze parti non spetta all’interveniente volontario, ma solo alle parti originarie del giudizio o al terzo che è stato a sua volta chiamato in causa.

È possibile chiedere un risarcimento se si era a conoscenza che il rappresentante non aveva i poteri per agire?
No. La Corte ha ritenuto che in questo caso non fosse possibile, poiché ha accertato che tutte le parti presenti alla stipula dell’atto erano consapevoli della sua inefficacia. La Corte ha descritto la situazione come una ‘sceneggiata’, escludendo quindi che ci fosse un legittimo affidamento da tutelare con un risarcimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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