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Fallimento SRL: pignoramento non esclude l’attivo

Una società in liquidazione ha impugnato la propria dichiarazione di fallimento sostenendo che un suo immobile pignorato non dovesse essere conteggiato nell’attivo patrimoniale, portandolo sotto la soglia di fallibilità. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il pignoramento non esclude il bene dal patrimonio ai fini della valutazione della fallibilità. Inoltre, ha chiarito che la procedura di sovraindebitamento del socio unico non impedisce il fallimento della società, a causa del principio di autonomia patrimoniale che separa i due soggetti giuridici.

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Fallimento SRL: Anche un Immobile Pignorato Rientra nell’Attivo Patrimoniale

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato temi cruciali relativi al fallimento SRL, chiarendo due aspetti fondamentali: la valutazione del patrimonio attivo ai fini della fallibilità e la netta separazione tra la procedura concorsuale della società e quella del suo socio unico. Questa decisione fornisce importanti indicazioni per imprenditori e professionisti, ribadendo principi cardine del diritto societario e fallimentare.

I Fatti di Causa

Una società a responsabilità limitata in liquidazione si è opposta alla sentenza della Corte d’Appello che ne confermava la dichiarazione di fallimento, su istanza dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione. La società basava il proprio reclamo su diversi motivi, sostenendo di non possedere i requisiti dimensionali per essere soggetta a fallimento.

I Motivi del Ricorso e la Difesa della Società

La società ricorrente ha articolato la sua difesa su quattro argomentazioni principali:

1. Esclusione del bene pignorato dall’attivo: Sosteneva che un immobile di sua proprietà, essendo stato pignorato anni prima, non fosse più nella sua disponibilità materiale e non potesse quindi essere considerato una posta attiva del patrimonio. Questo, a suo dire, avrebbe abbassato l’attivo patrimoniale totale al di sotto della soglia di 300.000 euro prevista dalla legge fallimentare.
2. Procedura di sovraindebitamento del socio unico: Affermava che la procedura di sovraindebitamento a cui era stato ammesso il suo socio unico dovesse ostacolare il fallimento della società. Poiché il socio rispondeva illimitatamente per alcune obbligazioni sociali, la tutela già offerta da tale procedura doveva ritenersi sufficiente.
3. Mancata prova e prescrizione del credito erariale: Contestava la prova del credito vantato dall’Agenzia, ritenendo insufficienti gli estratti di ruolo, e sollevava l’eccezione di prescrizione dei crediti.
4. Cancellazione dei debiti per legge: Ipotizzava che i debiti fiscali potessero essere stati cancellati d’ufficio in base a una normativa emergenziale (D.L. 41/2021), che prevedeva l’annullamento di partite esattoriali fino a 5.000 euro.

La Decisione della Cassazione e il Rigetto del Ricorso sul fallimento SRL

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso, giudicando tutti i motivi infondati o inammissibili.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su principi giuridici consolidati:

* Il pignoramento non cancella il valore dell’attivo: I giudici hanno chiarito che il pignoramento non sottrae un bene dal patrimonio della società proprietaria. Sebbene possa ridurne il valore di mercato, non ne determina l’azzeramento ai fini del calcolo dell’attivo patrimoniale. La società ricorrente, inoltre, non ha mai fornito la prova che tale riduzione di valore avesse effettivamente portato l’attivo complessivo sotto la soglia di fallibilità.
* L’insuperabile autonomia patrimoniale: La Corte ha ribadito la totale autonomia tra il patrimonio della società di capitali e quello del socio, anche se unico. La procedura di sovraindebitamento del socio riguarda esclusivamente il suo patrimonio personale e non può estendersi ai beni della società. La responsabilità illimitata del socio in certi casi non crea una confusione tra i patrimoni, ma offre semplicemente ai creditori sociali una garanzia aggiuntiva sui beni personali del socio, attivabile con procedure distinte.
* Inammissibilità delle eccezioni generiche: I motivi relativi al credito fiscale sono stati dichiarati inammissibili. La società non aveva specificamente contestato di aver ricevuto gli atti interruttivi della prescrizione (come le intimazioni di pagamento) e aveva sollevato la questione della cancellazione dei debiti in modo puramente ipotetico, senza indicare quali cartelle sarebbero state interessate dalla misura.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza alcuni pilastri del diritto fallimentare e societario. In primo luogo, stabilisce che un’impresa non può sottrarsi al fallimento semplicemente perché i suoi beni principali sono soggetti a procedure esecutive come il pignoramento. Spetta all’impresa dimostrare in modo rigoroso l’effettiva incidenza di tali procedure sul valore complessivo del patrimonio. In secondo luogo, viene riaffermata con forza la separazione tra le vicende personali del socio e quelle della società, anche in presenza di una compagine sociale unipersonale. La procedura di sovraindebitamento del socio non costituisce uno scudo protettivo per la società, che resta soggetta alle proprie regole e procedure concorsuali.

Un immobile pignorato fa ancora parte del patrimonio attivo di una società ai fini del fallimento?
Sì. Secondo la Corte, il pignoramento di un immobile non ne causa l’esclusione dalle poste attive del patrimonio della società. Sebbene possa integrare una circostanza che ne riduce durevolmente il valore, spetta alla società dimostrare che tale riduzione ha inciso sull’ammontare complessivo dell’attivo sino a portarlo al di sotto della soglia di fallibilità di 300.000 euro.

La procedura di sovraindebitamento del socio unico di una SRL può impedire il fallimento della società?
No. La Corte ha stabilito che la pendenza di una procedura di sovraindebitamento sui beni del socio non costituisce un elemento ostativo al fallimento della società. A causa del principio di autonomia patrimoniale, il patrimonio della società è distinto da quello del socio e la procedura a carico di quest’ultimo non può estendersi ai beni sociali.

È sufficiente affermare in modo generico che i propri debiti fiscali potrebbero essere stati cancellati per bloccare un’istanza di fallimento?
No. La Corte ha ritenuto inammissibile il motivo di ricorso basato sulla possibile cancellazione d’ufficio di alcune cartelle esattoriali perché puramente ipotetico. La società ricorrente non aveva precisato quali specifiche cartelle sarebbero state soggette all’annullamento, rendendo la sua censura generica e non accoglibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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