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Fallimento società incorporata: notifica all’estinta

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18261/2024, ha stabilito un principio cruciale in materia di fallimento società incorporata. In caso di fusione, se la richiesta di fallimento avviene entro un anno dalla cancellazione, la notifica va indirizzata alla società estinta e al suo legale rappresentante, non alla società incorporante. Quest’ultima, pur essendo successore universale, non è il destinatario principale della notifica, ma può intervenire nel processo. La Corte ha basato la sua decisione su una ‘fictio iuris’ prevista dalla legge fallimentare, che considera la società estinta come ancora esistente ai soli fini della procedura concorsuale, per tutelare i creditori.

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Fallimento Società Incorporata: A Chi Va Notificata la Richiesta?

La gestione del fallimento di una società incorporata rappresenta una delle questioni più complesse al crocevia tra diritto societario e fallimentare. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 18261 del 3 luglio 2024) ha fatto luce su un aspetto procedurale di fondamentale importanza: a chi deve essere notificato il ricorso per la dichiarazione di fallimento quando la società debitrice è stata cancellata dal registro delle imprese a seguito di una fusione? La risposta della Suprema Corte chiarisce la prevalenza della disciplina speciale fallimentare sulle regole generali della fusione.

I Fatti del Caso: Una Complessa Operazione di Fusione

Il caso trae origine dalla richiesta di fallimento presentata da una società creditrice nei confronti di una S.r.l. debitrice. Tuttavia, la situazione era complicata dal fatto che la società debitrice, prima del deposito del ricorso, era stata oggetto di una fusione per incorporazione in un’altra società, la quale a sua volta era stata incorporata in una società di diritto statunitense. In sostanza, la debitrice originaria era legalmente estinta.

Il Tribunale di primo grado aveva dichiarato il fallimento, ma la Corte d’Appello aveva annullato tale decisione. Secondo i giudici di secondo grado, il ricorso e il decreto di convocazione avrebbero dovuto essere notificati alla società finale incorporante (quella statunitense), in quanto successore universale di tutti i rapporti giuridici, e non alla società ormai estinta.

La questione del fallimento società incorporata davanti alla Cassazione

Il curatore del fallimento ha impugnato la decisione della Corte d’Appello, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione. Il quesito fondamentale era: la notifica per la dichiarazione di fallimento di una società incorporata, chiesta entro un anno dalla sua cancellazione, deve essere effettuata alla società incorporante, che è il suo successore legale, o alla società originaria, sebbene formalmente estinta?

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione d’appello, accogliendo il ricorso del curatore e affermando un principio di diritto di grande rilevanza pratica.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha chiarito che, sebbene la fusione per incorporazione comporti l’estinzione della società incorporata e la successione universale dell’incorporante in tutti i suoi rapporti, questa regola generale subisce un’eccezione fondamentale in ambito fallimentare.

L’articolo 10 della Legge Fallimentare stabilisce che un imprenditore (individuale o collettivo) può essere dichiarato fallito entro un anno dalla sua cancellazione dal registro delle imprese. Questa norma speciale crea una fictio iuris, una finzione giuridica, per cui la società cancellata viene considerata ancora esistente ai soli fini della procedura concorsuale. Lo scopo è evidente: proteggere i creditori ed evitare che operazioni societarie, come le fusioni, possano essere utilizzate per sottrarsi alle conseguenze dell’insolvenza.

Di conseguenza, se la società estinta ‘rivive’ per il fallimento, essa ‘rivive’ anche come soggetto processuale. Pertanto, il destinatario corretto della notifica del ricorso di fallimento è proprio la società incorporata estinta, in persona del suo legale rappresentante al momento della cancellazione. Questo non esclude che la società incorporante, avendo un interesse qualificato, possa intervenire volontariamente nel procedimento o proporre reclamo contro la sentenza di fallimento per difendere le proprie ragioni, ma non è il soggetto a cui notificare l’atto introduttivo.

Le Conclusioni: Un Principio a Tutela dei Creditori

La sentenza consolida un orientamento fondamentale: nel conflitto tra le regole societarie sulla fusione e quelle speciali sul fallimento, prevalgono queste ultime. La possibilità di dichiarare il fallimento di una società incorporata entro l’anno dalla cancellazione è una garanzia irrinunciabile per i creditori. La notifica va quindi indirizzata all’entità giuridica che, sebbene estinta per il diritto societario, continua a esistere per il diritto fallimentare. Questa pronuncia offre una guida chiara agli operatori del diritto, semplificando la procedura e rafforzando la tutela del ceto creditorio contro manovre elusive.

In caso di fusione per incorporazione, a chi va notificato il ricorso per la dichiarazione di fallimento della società incorporata, se presentato entro un anno dalla sua cancellazione?
La notifica del ricorso e del relativo avviso di convocazione deve essere indirizzata alla società incorporata, sebbene estinta, in persona del suo legale rappresentante. Questo perché la legge fallimentare la considera ancora esistente ai soli fini della procedura concorsuale.

La società incorporante, che ha assorbito quella estinta, ha un ruolo nel procedimento di fallimento?
Sì, pur non essendo il destinatario della notifica iniziale, la società incorporante ha un interesse qualificato e attuale. Pertanto, non le è impedito di intervenire nel giudizio prefallimentare per far valere le proprie ragioni o di proporre reclamo contro l’eventuale sentenza di fallimento.

Perché la legge permette il fallimento di una società che, a seguito di fusione, non esiste più giuridicamente?
La legge crea una ‘fictio iuris’ (finzione giuridica) per cui la società estinta viene considerata ‘sopravvissuta’ per un limitato periodo (un anno dalla cancellazione) e ai soli fini della procedura concorsuale. Questa regola speciale ha lo scopo di tutelare i creditori, impedendo che l’imprenditore possa evitare le conseguenze della propria insolvenza attraverso operazioni di riorganizzazione societaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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