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Fallimento società cancellata: si può impugnare?

Una società, cancellata dal registro delle imprese, veniva dichiarata fallita. La Corte d’Appello riteneva inammissibile il reclamo della società, considerandola estinta. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che la legge crea una finzione giuridica per cui il fallimento di una società cancellata è possibile entro un anno, e di conseguenza la società conserva la capacità di agire in giudizio per impugnare la dichiarazione stessa.

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Fallimento società cancellata: è possibile l’impugnazione?

La cancellazione di una società dal Registro delle Imprese ne determina l’estinzione, ma quali sono le conseguenze se, entro un anno, interviene una dichiarazione di fallimento? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale: la possibilità per l’ente estinto di contestare la sentenza che ne dichiara il fallimento società cancellata. La Suprema Corte ha chiarito che, grazie a una finzione giuridica, la società conserva la capacità di agire in giudizio per difendere le proprie ragioni.

I Fatti di Causa

Una società a responsabilità limitata in liquidazione, dopo essere stata cancellata dal Registro delle Imprese, veniva dichiarata fallita dal Tribunale. La società proponeva reclamo avverso tale sentenza, ma la Corte d’Appello lo dichiarava inammissibile. Secondo i giudici di secondo grado, con la cancellazione la società si era estinta, perdendo la capacità processuale e, quindi, la possibilità di stare in giudizio.

Contro questa decisione, la società proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che la legge fallimentare, nel prevedere la possibilità di dichiarare il fallimento di una società entro un anno dalla sua cancellazione, implicitamente le riconosce anche la capacità di difendersi in quel contesto.

La Decisione della Corte di Cassazione sul fallimento società cancellata

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando con rinvio la decisione della Corte d’Appello. Il ragionamento dei giudici si fonda su un orientamento consolidato, basato sull’interpretazione dell’art. 10 della Legge Fallimentare (ora sostituito da una norma analoga nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza).

Secondo la Cassazione, la norma che consente il fallimento società cancellata introduce una fictio iuris, una finzione giuridica per cui l’ente, sebbene estinto ai fini civilistici, viene considerato ancora esistente ai fini della procedura concorsuale. Questa finzione non si limita a consentire la dichiarazione di fallimento, ma si estende a tutte le fasi del procedimento, comprese quelle di impugnazione.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha specificato che sarebbe illogico e contrario ai principi di difesa consentire che una società sia soggetta a fallimento senza darle la possibilità di contestarlo. Pertanto, la fictio iuris implica necessariamente che la società estinta conservi la propria capacità processuale. Di conseguenza, la posizione processuale del fallito continua a essere impersonata dalla società stessa e da chi legalmente la rappresentava prima della cancellazione.

La Corte d’Appello, nel dichiarare inammissibile il reclamo, ha erroneamente ignorato questa finzione, commettendo un errore di diritto. La Cassazione ha inoltre ribadito un altro principio importante: quando un giudice dichiara un ricorso inammissibile, si spoglia della potestas iudicandi (il potere di decidere nel merito). Qualsiasi ulteriore argomentazione sul fondo della questione, come quelle svolte dalla Corte d’Appello “per completezza”, deve considerarsi ad abundantiam, ossia priva di effetti giuridici. La parte soccombente non ha quindi l’onere di impugnare tali argomentazioni, ma solo la statuizione sull’inammissibilità.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale in materia di diritto fallimentare e societario. La cancellazione dal Registro delle Imprese non priva la società della capacità di difendersi da una dichiarazione di fallimento intervenuta entro l’anno. La fictio iuris creata dal legislatore garantisce la coerenza del sistema e il diritto di difesa, stabilendo che la società “sopravvive” processualmente per tutte le esigenze della procedura concorsuale. Questa decisione offre un’importante tutela per gli ex amministratori e liquidatori, confermando la loro legittimazione a contestare una dichiarazione di fallimento che ritengono ingiusta.

Una società cancellata dal Registro delle Imprese può essere dichiarata fallita?
Sì, la legge prevede che un imprenditore collettivo possa essere dichiarato fallito entro un anno dalla sua cancellazione dal Registro delle Imprese, se l’insolvenza si è manifestata prima della cancellazione o nell’anno successivo.

La società cancellata ha la capacità di impugnare la sentenza di fallimento?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la stessa finzione giuridica (fictio iuris) che permette il fallimento di una società cancellata le conferisce anche la capacità processuale per impugnare tale sentenza. La società, ai fini della procedura fallimentare, è considerata come ancora esistente.

Cosa significa se un giudice, dopo aver dichiarato un ricorso inammissibile, si esprime anche nel merito ‘per completezza’?
Significa che le argomentazioni sul merito sono rese ‘ad abundantiam’, ovvero in più e non necessarie alla decisione. Tali motivazioni sono prive di effetti giuridici e la parte che impugna la sentenza non è tenuta a contestarle, ma deve concentrarsi unicamente sulla declaratoria di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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