LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fallimento società cancellata: il termine di un anno

Una società cancellata dal registro imprese viene dichiarata fallita oltre un anno dopo. La Cassazione chiarisce che il termine annuale è perentorio. Anche in caso di appello, il decreto che accoglie il reclamo dei creditori deve intervenire entro l’anno dalla cancellazione, confermando che il fallimento società cancellata oltre tale termine è nullo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Fallimento società cancellata: il termine annuale è invalicabile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale in materia di fallimento società cancellata: il termine di un anno dalla cancellazione dal Registro delle Imprese per la dichiarazione di fallimento è perentorio e non può essere superato, neppure in caso di un complesso iter giudiziario. Questa decisione chiarisce che il rischio della durata del processo ricade sul creditore istante, a tutela della certezza dei rapporti giuridici.

I Fatti di Causa

Una società a responsabilità limitata, cancellata dal Registro delle Imprese nel febbraio 2021, è stata oggetto di diverse istanze di fallimento da parte dei creditori. Inizialmente, il Tribunale competente ha rigettato le istanze. I creditori hanno quindi presentato reclamo alla Corte d’Appello, la quale, con un decreto emesso nel giugno 2022 (oltre un anno dopo la cancellazione della società), ha accolto il reclamo. Di conseguenza, il Tribunale ha dichiarato il fallimento nell’ottobre 2022.

Successivamente, la legale rappresentante della società cancellata ha impugnato la sentenza di fallimento, sostenendo che fosse stata pronunciata oltre il termine annuale previsto dall’art. 10 della Legge Fallimentare. La Corte d’Appello le ha dato ragione, annullando la dichiarazione di fallimento. I creditori, ritenendo leso il loro diritto, hanno quindi proposto ricorso per cassazione.

La questione del termine per il fallimento società cancellata

Il nodo centrale della questione era stabilire se il decreto della Corte d’Appello, che accoglie il reclamo contro il rigetto dell’istanza di fallimento, dovesse intervenire entro l’anno dalla cancellazione della società. I ricorrenti sostenevano che tale decreto dovesse essere considerato come un dies a quo (un nuovo punto di partenza) e non come un dies ad quem (una scadenza finale), per non vanificare la tutela del creditore.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dei creditori, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno chiarito che il termine annuale previsto dall’art. 10 della Legge Fallimentare costituisce un limite oggettivo all’ultrattività della fallibilità della società insolvente. Lo scopo di questa norma è creare un bilanciamento tra la tutela dei creditori e i principi di affidamento dei terzi e di certezza delle situazioni giuridiche.

La Corte ha stabilito che, anche in caso di reclamo contro un decreto di rigetto, il provvedimento della Corte d’Appello che accoglie l’istanza deve essere emesso entro e non oltre il decorso dell’anno dalla cancellazione. Questo decreto rappresenta il dies ad quem. Se interviene oltre tale termine, la successiva dichiarazione di fallimento è nulla. Secondo la Cassazione, il legislatore ha posto il rischio della durata del procedimento a carico del creditore che agisce, senza che ciò costituisca una violazione del diritto di difesa.

Il principio di diritto enunciato è chiaro: “La regola prevista dall’art. 10, primo comma, l. fall. secondo cui la dichiarazione di fallimento nei confronti di una società insolvente deve intervenire entro l’anno dalla cancellazione della società dal Registro delle Imprese è comunque rispettata, nel senso previsto dall’art. 22, comma cinque, l. fall., ove il decreto della Corte di Appello che accolga il reclamo avverso il decreto di rigetto delle domande di fallimento intervenga entro e non oltre il decorso dell’anno dalla cancellazione della società“, restando irrilevante che la sentenza di fallimento del Tribunale sia successiva.

le conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha stabilito che la tutela dei creditori non può estendersi al punto da sacrificare la certezza del diritto. Il termine di un anno dalla cancellazione per il fallimento società cancellata è un paletto invalicabile. Il decreto della Corte d’Appello che accoglie il reclamo dei creditori deve intervenire tassativamente entro questo lasso di tempo. In caso contrario, la possibilità di dichiarare il fallimento viene meno. Questa ordinanza serve da monito per i creditori, che devono agire con tempestività e tenere conto dei tempi della giustizia nel calcolare i rischi legati al recupero dei loro crediti verso società in liquidazione o già cancellate.

Entro quanto tempo può essere dichiarato il fallimento di una società cancellata dal Registro delle Imprese?
La dichiarazione di fallimento deve intervenire entro un anno dalla data di cancellazione della società dal Registro delle Imprese, come stabilito dall’art. 10 della Legge Fallimentare.

Cosa succede se l’istanza di fallimento viene rigettata in primo grado e l’appello viene accolto dopo la scadenza dell’anno?
Se il decreto della Corte di Appello che accoglie il reclamo dei creditori interviene oltre il termine di un anno dalla cancellazione della società, la successiva dichiarazione di fallimento è nulla. Il decreto di appello deve essere emesso entro la scadenza annuale.

Il termine di un anno per la dichiarazione di fallimento può essere sospeso o interrotto dal procedimento giudiziario?
No, il provvedimento chiarisce che il termine annuale è un limite oggettivo e non viene sospeso né interrotto dal procedimento. Il rischio legato alla durata del processo per ottenere la dichiarazione di fallimento ricade sul creditore istante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati